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La leggenda della Fata Morgana ed il miraggio del ponte

Narra la leggenda che, Ruggero il Normanno, trovandosi a passeggiare un giorno lungo le belle spiagge calabresi, allungando lo sguardo verso la costa siciliana studiava la strategia per vincere gli esperti Arabi in quel di Messina, dove era stato chiamato in soccorso dagli abitanti del luogo, pur avendo a sua disposizione un esercito e una flotta numericamente insufficienti. I suoi pensieri vennero disturbati da uno strano fenomeno che veniva dalle acque: d’improvviso, il mare ribollì, un cerchio di spuma apparve alla superficie e da essa emerse una bellissima fata, la Fata Morgana che sul fondo del mare ha il suo palazzo più bello e antico. “Che pensi, oh Ruggero? - gli gridò Morgana -  Salta sul mio cocchio ed in breve ti porterò in Sicilia!” e così dicendo lanciò tre sassi bianchi: magnificamente tutta la Sicilia apparve così vicina da poter essere toccata con le mani. Sono trascorsi ormai molti anni e la fata di tanto in tanto si riaffaccia, accade nelle giornate più limpide…gli oggetti, le case, i palazzi, le strade sono così vicini che pare quasi che Calabria e Sicilia siano unite e non più separate da quel lembo di mare già conosciuto e temuto ai tempi di Omero quando  i suoi Argonauti attraversandolo riuscirono a sfuggire le due terribili minacce tanto temute dai navigatori, la calabra Scilla, mostro marino a sette teste, e Cariddi pericoloso vortice. Morgana è ovviamente frutto di una fantasia che non poteva spiegarsi quella periodica vicinanza delle due belle terre in realtà dovuta ad un fenomeno di variazione della densità dell’aria. Eppure quanti conoscono questa storia non possono evitare di cercare qualcosa di incanto guardando l’una o l’altra costa. E salendo su un traghetto la sensazione è proprio quella. Partendo da Villa San Giovanni pian piano si vede scomparire magicamente la Calabria e allo stesso modo pian piano scomparire l’affascinante Sicilia. Tutto avviene in un lasso di tempo talmente breve che si rischia di essere tratti in inganno e di non saper più distinguere le due regioni tanto simili fra loro anche se la Calabria resta stivale d’Italia e la Sicilia seducente isola del Mediterraneo: ecco la potenza di Morgana. Tuttavia c’è chi vuol cambiare l’abito della fata vestendola di ferro e cemento, 70 metri di larghezza per tre km di lunghezza su 166 mila tonnellate di acciaio in cavi di 1.20 m; due torri alte 400 m; blocchi di ancoraggio infilati a 40 m nel terreno per un totale di circa 500 mil  m cubi di cemento. Questo il progetto di qualche anno fa, ora si parla, invece, di ponte solo ferroviario. La differenza voi la vedete? Non c’è che dire: una struttura che sarà in grado di unire le due terre amare e belle senza ricorrere all’incanto ma avvalendosi di una cospicua somma di denaro pubblico e privato, circa 5 mila milioni di euro. Ma non sono solo la bruttura e i costi che aprono la strada ai dubbi quanto soprattutto la pericolosità che da novelli Argonauti correremmo attraversando il processato ponte. In una zona più volte minacciata e colpita da sismi, vulcani, frane, eventi meteorologici in genere può essere totalmente sicuro un ponte commisurato al massimo a magnitudo 7.1 Richter sulla base del terremoto del 1908? E non dimentichiamo che Sicilia e Calabria si spostano, allontanandosi, in continuazione di quasi un centimetro l’anno a causa della tettonica delle placche. Ma le due regioni si muovono anche in altezza, seguendo, però, una dinamicità diversa: la zona calabrese si solleva di circa 1.5 millimetri l’anno mentre quella sicula di 0.6 millimetri. E ancora c’è la delicata questione ambientale: il dissesto idrogeologico, i cambiamenti delle correnti dei venti, le modifiche nel regno sottomarino e nelle rotte migratorie dei volatili, gli sbalzi degli ecosistemi calabresi e siciliani. Insomma questo ponte, per dirla con il geologo Mario Tozzi, “è brutto ed inutile e forse pericoloso, profondamente diseducativo per tutto quello che riguarda i rapporti uomo-natura”  Ma allora, vista una sostanziale rappresentanza dei contro, quali sono i pro talmente validi da farci dire “sì al ponte”? La domanda resta in attesa di risposta. “Guarda la mia potenza! -disse ancora la fata-Eccoti la Sicilia! Sali sul mio cocchio ed io ti porterò colà.” Ruggero però rifiutò: “non con l’inganno io libererò la Sicilia dal paganesimo” mentre rapidamente ella svaniva assieme al suo cocchio fatato e ai cavalli bianchi azzurro criniti.

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