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Tornare al passato per guardare al futuro: ricostruire la vecchia provincia di Catanzaro

Era il cuore pulsante della Calabria, un territorio vasto che, pur con qualche rivalità, riusciva a proporsi come centro decisionale ed organizzativo. A 23 anni di distanza dalla nascita delle province di Vibo e Crotone e dallo smembramento della vecchia – e come dice qualcuno “gloriosa” – provincia di Catanzaro le idee sono più chiare, per chi riesce a vedere le cose con obiettività, sugli effetti di quelle decisioni. Partiamo da un dato di fatto: tenuto anche conto dei cambiamenti intervenuti nel sistema Italia in questo lasso di tempo, è innegabile che intere aree, come ad esempio quella delle Serre, siano state private di importantissimi punti di riferimento istituzionali con devastanti conseguenze in termini occupazionali, produttivi e della capacità di mantenimento della stessa popolazione. Non sono state perse solo le sedi fisiche degli uffici, ma anche l’approccio alla responsabilità gestionale e la percezione della presenza dello Stato. Senza la relativa autonomia dal precedente capoluogo e sotto l’egida di una nuova provincia in cui mancava una classe dirigente dotata di visione di lungo periodo e di concretezza amministrativa, il comprensorio montano si è impoverito prima di tutto culturalmente e socialmente e poi economicamente. L’apparato infrastrutturale è stato completamente abbandonato e questo ha esasperato la condizione di isolamento. Un certo stile clientelare, volto alla riaffermazione politica del singolo, ha inquinato la mente dei giovani che, anziché puntare a rendersi indipendenti grazie al proprio sapere ed al proprio mestiere, si sono fatti legare da promesse di effimere postazioni in uffici che le competenze le hanno depresse e non accresciute. Il dissesto della Provincia di Vibo ha infine certificato un fallimento epocale. Di chi le colpe? Troppo scontato additare una politica vuota di contenuti: anche i cittadini hanno commesso errori imperdonabili dimenticando di essere dotati del potere di scegliere i propri rappresentanti, di rifiutare la prebenda e di mantenere alta la testa. Rimettersi in carreggiata non è però impossibile. A patto che si mettano da parte gli egoismi ed il familismo amorale. Servono tempo, pazienza e fiducia nel prossimo. Proprio quest’ultimo fattore è il più difficile da conquistare. 

 

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