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I diritti negati

Storie di bambini costretti a diventare grandi in fretta, di genitori che devono battersi per cercare di garantire l’essenziale ai propri figli, di uno Stato patrigno che non aiuta i più deboli. Il caso della tredicenne non vedente di Vibo Valentia a cui non è ancora stata assegnata un’insegnante esperta in codice Braille è divenuto emblematico di cosa sia oggi la democrazia: un bene irrinunciabile, di cui però non tutti dispongono. Compito fondamentale di uno Stato è far partire tutti dalle stesse condizioni: invece chi è indietro rischia di rimanere penalizzato, anche quando è la giustizia a cristallizzare le azioni da seguire. Se non siamo in grado di fornire concretamente il dovuto materiale didattico ad una ragazzina, come possiamo solamente pensare di parlare (e realizzare) la giustizia sociale? Davvero possiamo dire di vivere in una società civile quando l’indifferenza saccheggia le coscienze? A prevalere, in ogni ambito, è oramai il calcolo matematico: ottenere il più possibile concedendo sempre meno. Concetto egoistico che talvolta sembra fatto proprio da quelle Istituzioni che, innanzitutto, dovrebbero fungere da guida. Se insegnare ad una tredicenne non vedente non è una priorità, allora i valori sono scomparsi. C’è sola la lucida follia di farsi ammaliare dal dio denaro. Senza scuola non c’è futuro. Ma forse, visto come vanno le cose, non c’è nemmeno presente.

 

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