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I musulmani in piazza e le bugie del giornalismo politicamente corretto

Un quotidiano di Roma, unico a fare i conti, afferma che gli islamici presenti in piazza alla manifestazione dei moderati erano “quattrocento, 400 di numero!”; le tv, invece, hanno mostrato con pudore delle immagini in campo corto, cortissimo; e il TG5, alla faccia del centro(destra), ammette tra i denti che “non è stata una presenza massiccia”, traduzione politicamente corretta di “non c’era nessuno”, però è lieto che c’erano degli imam. E non dice “alcuni islamici”, ma “gli islamici”: bugia di un articolo! La libertà di stampa non è libertà di mentire o di reticenza; oppure volete vedere che la libertà di stampa è una bufala, e invece ci sono precisi ordini, esattamente come le famose “veline” del duce? Solo che allora c’era una dittatura, con il consenso di massa ma sempre dittatura; oggi dicono che c’è la democrazia. E non è il governo che manda ordini: è la tirannide del politicamente corretto, il linguaggio despota che maschera la verità con parole mielate e sostanzialmente false. Come mi piacerebbe un giornalismo serio, che se gli islamici sono centomila dica centomila, se sono quattrocento dica quattrocento e basta! Se devo essere contento dei centomila o dei quattrocento, lo decido io; ma la notizia dev’essere la notizia, non detenere presunti o veri contenuti educativi. Un giornalismo che quando sente che islam vuol dire pace, consulti un vocabolario arabo ed eccepisca che vuol dire invece piena adesione alla volontà di Allàh o di chi per Esso; e invece pace si dice salàm. Ma no, è politicamente corretto bersi le bufale. Tanto non ci casca nessuno; e allora, a che serve il politicamente corretto? Ovvio: a conservare lo stipendio al giornalista mentitore.

 

 

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