Toponomastica calabrese, tra ritorno al passato e politicamente corretto

La toponomastica ha un determinante valore simbolico, quasi un’identificazione dei luoghi con la storia e con la memoria del popolo. Posta questa premessa, che meriterebbe approfondimento ma non è la sede, esaminiamo la toponomastica calabrese. Notiamo intanto che sono scarsissime le denominazioni tradizionali, altrove invece conservate. Solo da pochi anni si è diffusa la tendenza a recuperare le contrade, con i loro nomi spesso antichissimi, quanto meno greci; e leggiamo curiosi cartelli con “Lìtroma” e “Mannis”… Una prassi seguita ormai da molti comuni, e che va incoraggiata. Quanto alle vie, dilaga un certo disordine. Abbiamo un nugolo di intitolazioni risorgimentali che denotano il politicamente corretto degli anni 1860 e seguenti: moltissimi eroici personaggi fanno bella mostra di sé sulle targhe, mentre nessuno saprebbe ricordare chi sia mai stato Sciesa, o Menotti, o Brunetti… Lo stesso per i Savoia; tanto che ci sono persino vie e corsi Vittorio Emanuele III. Seguirono Caduti e generali della Grande guerra. Il fascismo impose una severissima legge, a cominciare dal principio dei dieci anni dalla morte; ma la violò alla grande con intitolazioni a fascisti importanti e un intero paese di Mussolinia… Via Luigi Razza sopravvive in più luoghi tuttora, e così Guidonia; ma fu decisamente frettolosa l’aggiunta di epiteti come Filettino Graziani; Grazzano Badoglio però perdura. A Catanzaro fecero una via XXVIII ottobre per ricordare la Marcia su Roma; poi si scordarono di cancellarla, e restò per decenni, fin quando un fantasioso assessore non pensò bene di lasciarla sì, ma spiegandola con una bufala sicuramente la più bovina della storia delle intitolazioni: “Elezione di papa Giovanni XXIII”, avvenuta almeno quarant’anni dopo l’affissione della prima targa. Era, secondo lui, una via profetica! Si trovano, ma con molta parsimonia, vie intestate a partigiani singoli; mentre sono innumerevoli le vie 25 aprile e resistenza, tuttavia generiche in evidente mancanza di particolari. Negli anni 1970-90, le calabri vie furono imbrattate con i più insignificanti nomi di politicanti appena defunti; il tutto seguendo i criteri del manuale Cencelli e della lottizzazione tra partiti. Detto in genere, sono poche e di poco rilievo le dedicazioni a persone meridionali. I danni sono fatti, e cambiare intestazioni alle vie è impresa ciclopica, che potrebbe affrontare solo un governo tirannico. Ma si metta mano alla questione per l’avvenire, con delle norme chiare valevoli per tutto il territorio regionale: Rispetto assoluto della regola dei dieci anni dal trapasso: se uno, dopo dieci anni, viene ancora ricordato, vuol dire che una via se la merita; mentre va evitata ogni emozione a botta calda; Attesa di eventuali indagini, se la cosa è poco chiara: non basta che uno sia stato ucciso, bisogna sapere perché! Proporzione tra la reale importanza del candidato all’intitolazione e l’importanza della via, piazza, scuola… Gerarchia tra figure di effettiva e comprovata rilevanza mondiale, europea, nazionale, regionale, locale; Esclusione di ogni del resto mutevole e ondivago e modaiolo argomento del politicamente corretto. 

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