Erdogan: "dietro al terrorismo islamico ci sono i Paesi occidentali"

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan punta il dito contro i Paesi occidentali ritenuti responsabili di fomentare e sostenere il terrorismo islamico.

Nel corso di un discorso ufficiale pronunciato durante una visita al Parlamento di Islamabad, in Pakistan, Erdogan ha sostenuto che "i Paesi occidentali sostengono" Al Qaida e l'Isis. Un sostegno comprovabile attraverso numerose  "prove".

L'Occidente, ha affermato il presidente turco,  "fornisce armi all'Isis e anche a (Fethullah) Gulen", ovvero al maggiore oppositore di Erdogan ritenuto la mente del fallito colpo di stato del 15 luglio scorso.

"Quando saremo riusciti a buttare fuori i terroristi dal mondo islamico - ha aggiunto - la pace ritornerà in Turchia, Pakistan ed in altre parti del mondo".

Del resto, secondo Erdogan, Al Qaida e Isis "non hanno nulla a che vedere con l'Islam", anzi "lo danneggiano".  " Per questo motivo - ha concluso - noi li combattiamo dentro il nostro Paese e fuori, come facciamo in Siria".

Catanazaro: Ferdinando Imposimato alla presentazione del libro "Il nuovo terrorimo islamico"

Un noto quotidiano, nell’estate del 2014, scrisse di due foreign fighters britannici, figli di emigrati, che al loro rientro dalla Siria, erano stati condannati a 13 anni per terrorismo. Un avvenimento abbastanza ricorrente negli ultimi anni, ma il titolo dell’articolo era particolare: “cosa ordinano su Amazon i Jihadisti prima di andare in Siria?”. Si riferiva al fatto che era stato accertato che, prima di partire per la loro “guerra santa”, i due avevano acquistato sulla libreria on-line due manuali, “Islam for dummies” e “Corano for dummies”, qualcosa cioè che desse loro le basi per apprendere la loro stessa religione.

“For dummies” è infatti un genere editoriale dedicato a chi non è competente su un determinato tema. Questa circostanza suggerì al vicequestore Roberto Coppola di dare un contributo al contrasto del terrorismo islamico, scrivendo una sorta di manuale “for dummies”, dedicato a chi, non addetto ai lavori, volesse capirne di più.

Il volume, dal titolo “Il nuovo terrorismo islamico: dall’11 settembre all’ISIS” (Ursini edizioni, Catanzaro 2016), sarà presentato martedì 15 novembre, alle ore 15, nella Sala Consiliare dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro. A promuovere l’evento, il presidente del Centro studi forensi della Calabria, Antonello Talerico che si è avvalso del la collaborazione della stessa casa editrice e dell’Accademia dei Bronzi.

Con Talerico e Coppola, all’incontro parteciperanno il Ferdinando Imposimato (esperto di terrorismo internazionale che ha curato anche la prefazione al volume), gli avvocati penalisti Salvatore Staiano e Francesco Iacopino e mons. Pino Silvestre (Docente di Teologia presso l’Istituto teologico Calabro e cultore di diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università Magna Graecia). Porterà il saluto istituzionale il senatore Nicola Morra, segretario della 1ª Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Il terrorismo islamico sarà, quindi, analizzato sotto ogni profilo: storico, religioso, e legale attraverso una attenta analisi della legislazione italiana ed europea in materia. Nel volume, l’autore analizza il contesto in cui il fenomeno è nato e si è sviluppato, dedicando una particolare attenzione a quelli che sono i concetti basilari dell’Islam.

L’autore passa in rassegna i principali gruppi terroristici ed analizza quelli considerati più pericolosi, come Al Qaeda, ISIS e Boko Haram, valutandone il modus operandi ed esaminando le conseguenze dei loro principali attentati ed i modi con cui si finanziano, approfittando della permeabilità delle legislazioni occidentali.

“L'autore - scrive Imposimato nell’introduzione - riconosce una verità drammatica carica di conseguenze negative nella lotta al terrorismo: le leggi approvate dalla comunità internazionale mostrano come sia stata abbandonata «l'idea di procedere alla formulazione di una norma generale ed astratta del terrorismo per le differenze ideologiche tra gli Stati, preferendosi ripiegare su un approccio settoriale diretto a risolvere i problemi di volta in volta posti dalla diverse forme di terrorismo. È un libro che affronta  un tema non facile nel rispetto assoluto dei fatti”.

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"Sono un marinaio", la difesa del siriano arrestato in Calabria con l'accusa di terrorismo

"Sono un marinaio e non ho alcun rapporto con le organizzazioni terroristiche". Questa la difesa di Abo Robeih Tarif, il 23enne siriano, fermato sabato scorso dalla Guardia di finanza con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale.

L'indagato è comparso ieri davanti al gip del Tribunale di Castrovillari, per l'udienza di convalida del fermo.

Il giovane ha respinto tutte le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro e dalla Guardia di finanza.

Nel corso dell'udienza, il cittadino siriano avrebbe raccontato di aver iniziato la sua carriera da marinaio imbarcandosi su diverse navi mercantili, ragion per cui sarebbero presenti nel suo cellulare contatti in Europa e Sud America.

In Libano, avrebbe, frequentato l'accademia nautica per diventare capitano di lungo corso e da qui sarebbe rientrato in Siria per partecipare ai funerali del nonno. Proprio in questo arco temporale avrebbe scattato le fotografie che lo ritraggono con le armi.

A suo dire, le pose belliche sarebbero state dettate da emulazione e dal desiderio di vantarsi, con i suoi amici, di aver preso parte alla guerra civile nel suo paese.

Abo Robeih Tarif ha, quindi, dichiarato la sua estraneità sia all'attività politica che all'estremismo religioso.

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L'Isis attacca la città di Kirkuk, i morti sono almeno 17

Sotto assedio a Mosul, i miliziani dello stato islamico, all’alba di oggi, hanno investito con un pesante attacco la città di Kirkuk, situata nella parte orientale dell’Iraq a 90 chilometri da Erbil ed a 170 da Mosul. Alcuni edifici governativi, posti di polizia ed una centrale elettrica sono stati assaltati dai terroristi. Lo schema seguito per condurre l’azione,  risponderebbe ad un ormai ben collaudato canovaccio che assegna ai kamikaze il ruolo di ariete ed ai cecchini il compito di colpire in maniera selettiva i militari intenti a chiudere le falle provocate nel dispositivo di sicurezza. Dei dieci uomini bomba entrati in azione, sei sarebbero stati uccisi prima di riuscire a colpire il bersaglio. Gli  islamisti hanno usato divise e auto della polizia per ingannare i controlli. I cecchini trincerati sui tetti di alcuni edifici in centro hanno ingaggiato una dura battaglia con le forze di sicurezza irachene. Non si conosce ancora il numero delle vittime, tuttavia, pare che almeno 17 civili, tra cui due cittadini iraniani, siano stati uccisi durante l’attacco ad una centrale elettrica. Nelle immagini trasmesse dalla Cnn e da tv locali si vedono diversi morti e feriti nelle strade. Attentati sono stati messi a segno anche in altre località nel nord dell'Iraq. Con gli attacchi di questa mattina, il Califfato si propone di alleggerire la pressione su Mosul, la principale roccaforte dello stato islamico in Iraq.

La 'ndrangheta fa affari con l'Isis, opere d'arte in cambio di armi

C'è un asse invisibile, fatto di soldi, sangue ed opere d'arte, che lega la Libia alla Calabria. A svelarlo, il giornalista Domenico Quirico, che ha pubblicato sulla Stampa un'inchiesta dalla quale emerge il coinvolgimento delle cosche calabresi nel traffico di reperti archeologici trafugati dai miliziani dell'Isis. "A Vietri sul Mare dove inizia l’autostrada Napoli-Reggio - scrive Quirico - l’appuntamento con l’emissario che arriva dalla Calabria è, a metà pomeriggio, all’albergo Lloyd. Un posto «sicuro» che lui stesso ha indicato. Sono qui per comprare reperti archeologici arrivati da Sirte, bastione degli indemoniati dell’Isis, al porto di Gioia Tauro". Il porto Calabrese è, quindi, diventato il crocevia di un lucroso traffico originato dallo scambio di armi con opere d'arte. "Sì - prosegue Quirico - non è un errore: Gioia Tauro. Sono stati saccheggiati con metodo nelle terre controllate dal Califfato islamico, Libia e vicino Oriente. Gli islamisti li scambiano con armi (kalashnikov e Rpg anticarro). Le armi arrivano dalla Moldavia e dall’Ucraina attraverso la mafia russa". Tra le famiglie calabresi coinvolte ci sono, anche, quelle "della ’ndrangheta di Lamezia". Al trasporto, invece, provvede la criminalità cinesi con le "sue innumerevoli navi e container".  Una volta incontrato il mediatore, Quirico visiona il reperto: "Dal bagaglio dell’auto avvolto in un telo bianco esce il mio possibile acquisto. L’imperatore mi fissa [...] con il suo eterno sguardo di marmo, il naso leggermente abraso, la barba e i capelli magnificamente incisi dal bulino dello scultore del secondo secolo dopo Cristo, pieno di rigonfia e marmorea romanità. Dal collo spunta, reciso, il perno di bronzo che lo teneva collegato alla statua. Mi fa un po’ senso: come se l’avessero appena decapitato, lì, per mostrarmelo nel suo cimiteriale splendore. Il trafficante - continua il giornalista - spiega che era in un’altra Neapolis, quella libica, la romana Leptis Magna. Con Cirene e Sabrata sono i luoghi di provenienza di tutti tesori che mi mostrerà. Luoghi che jihadisti controllano o hanno controllato. Ma, rifletto, anche gli islamisti «moderati» di Misurata, quelli legati ai Fratelli Musulmani a cui sembra riconosciamo un ruolo di alleati affidabili nella lotta ai cattivi del Califfato". Il valore storico artistico del pezzo serve solo per stabilire la posta. La testa dell'imperatore viene offerta a "Sessantamila euro". L’emissario della Famiglia calabrese, non è uno sprovveduto "parla con proprietà di epoche storiche classiche, di marchi di scultori e di vasai. È abile, mescola agli oggetti libici anche altri reperti prelevati clandestinamente in necropoli greche in Italia, svela, racconta, ma parla di oggetti di «due anni fa»: in modo di poter negare, se necessario, le circostanze più gravi. E al massimo rischierà un accusa di ricettazione: tre anni. Da dove viene questa testa? Questa viene dalla Libia. Armi in cambio di statue, anfore, urne: funziona così… Il materiale arriva a Gioia Tauro, una volta era qui a Napoli, poi qualcosa è cambiato" . Il catalogo dei reperti nelle mani delle 'ndrine è variegato, il mediatore, infatti, offre a Quirico, anche preziosissimi reperti provenienti dal "Medio Oriente". I prezzi, ovviamente, sono "sono molto molto più cari", ma acquistarli non è un problema, basta salire in macchina ed andare a trattare direttamente l'acquisto. Ma dove? A "Gioia Tauro", naturalmente. 

 

 

 

 

 

 

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Bruxelles, terrorismo: due poliziotti aggrediti con un coltello dopo un falso allarme bomba

Due poliziotti sono stati aggrediti da un uomo armato di coltello, nella zona di Schaerbbeek, a Bruxelles. L'aggressore è stato arrestato. La procura federale non ha dubbi nel classificare l'episodio come attacco terroristico. Nella giornata di oggi un altro allarme aveva interessato l'edificio della Procura situato nei pressi de la Gare du nord. Gli uffici erano stati evacuati in seguito ad una telefonata anonima in cui veniva segnalata la presenza di una bomba.

Siria: inziata l'offensiva per la conquista di Aleppo, l'esercito entra nella città vecchia

Le truppe siriane e gli alleati di Hezbollah sono ormai pronte a sferrare l'assalto decisivo alla città di Aleppo. Si tratta di una delle operazioni più importanti dall'inizio del conflitto. Nella giornata odierna, i soldati di Damasco sono riusciti ad entrare nel quartiere di Salahuddin dove hanno distrutto una sala di controllo del gruppo di Fatah Halab. Prima di lanciare l'offensiva, l'esercito ha inviato i civili a stare lontani dalla posizioni fortificate che i terroristi hanno predisposto nella parte orientale della città. Altri progressi sono stati segnalati nel quartiere Farafira, situato nella città vecchia di Aleppo, dove le forze regolari sono entrate dopo una breve battaglia con i jihadisti di Fatah Halab. Infine, le forze armate e Hezbollah sono riusciti a penetrare nel quartiere di Bab al Nayrab, dove infuriano i combattimenti. La battaglia si preannuncia piuttosto cruenta. Da una parte le forze lealiste, decise a chiudere la partita nella seconda città più importante del Paese, dall'altra i combattenti islamici, consapevoli che una sconfitta ad Aleppo corrisponderebbe al de profundis di ogni loro velleità di rovesciare il presidente Assad

Siria: missili russi fanno strage di ufficiali dei servizi segreti americani e israeliani

La reazione di Mosca al bombardamento aereo americano che ha causato circa 100 morti tra le fila dei soldati siriani in lotta contro l'Isis nella citta siriana di Deir el Zor, non si è fatta attendere. Alcune navi da guerra russe che incrociano nel Mediterraneo hanno lanciato una salva di missili Klibr che ha colpito e distrutto un centro operativo degli insorti nel quale si trovavano una trentina di componenti dei servizi segreti israeliani ed occidentali. La notizia è stata riportata dall'agenzia Sputnik che ha citato fonti militari di Aleppo. Il centro operativo distrutto dai missili di Mosca si trovava all'interno di vecchie cave situate sul monte Saman, nella parte occidentale della provincia di Aleppo. Tra le vittime ci sarebbero anche ufficiali dell'intelligence di Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Qatar e Regno Unito. I militari dei paesi che, in teoria, starebbero combattendo contro il terrorismo si trovavano nel centro operativo per dirigere gli attacchi condotti dai terroristi su Aleppo e Idlib. L'attacco, compito lunedì scorso dalle forze navali russe, ha quindi annientato il centro di comando della coalizione diretta da USA ed Arabia Saudita che dirigeva le operazioni dei gruppi terorristi affiliati al “Jabhat Fatah Al-Sham” (ex Fronte al-Nusra) ed al fantomatico ELS. I diversi miliziani che operano in Siria sono armati ed addestrati dagli USA e dal Regno Unito e in alcuni situazioni ricevono ordini dall’Arabia Saudita. In ogni caso, tutti i gruppi  sono coordinati dallo stesso centro di comando inter-alleato che i russi avevano scoperto intercettandone le comunicazioni. Il centro di comando e la sua localizzazione era stato individuato da tempo e si sapeva che al suo interno vi erano ufficiali delle forze speciali USA, Saudite e Turche con la presenza sicura di alcuni ufficiali israeliani. Prima di entrare in azione i russi hanno aspettato. La circostanza induce, quindi, a pensare che l’azione abbia rappresentato la risposta all’attacco, contro le truppe siriane, compiuto lo scorso 17 agosto dall'aviazione guidata dagli USA a Deir el Zor.

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