Domiciliari per il 19enne accusato di aver sparato ad un coetaneo a Vibo

Sono stati concessi i domiciliari, accompagnati dal braccialetto elettronico, al diciannovenne Salvatore Barbieri accusato di porto abusivo d'arma e tentato omicidio. Arrestato il 12 dicembre, è sospettato di aver ferito al culmine di un litigio, scoppiato per ragioni banali, Giuseppe Raffa, studente diciannovenne di Zungri. Il provvedimento è stato disposto dai magistrati del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri i due ragazzi litigarono una prima volta per poi proseguire l'alterco ventiquattro ore più tardi nelle vicinanze del Palazzetto dello Sport di Vibo Valentia. Sarebbe stato allora che Barbieri, dopo aver tirato fuori una pistola calibro 7.65, avrebbe sparato due colpi. Il rivale, ferito alla nuca, si era salvato soltanto perché il proiettile si limitò a lambire il midollo osseo. I militari dell'Arma prelevarono il presunto responsabile nel suo appartamento di Pannaconi e lo trasferirono presso il carcere di Vibo Valentia. Era stato individuato grazie alle testimonianze di alcune persone che avrebbero visto quanto accaduto. 

 

 

 

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Drammatica lite familiare: accoltella il marito che stava per sparare al figlio

Nella serata di ieri gli agenti della Squadra Mobile hanno messo la parola fine ad anni di violenze fisiche e psicologiche consumate all’interno delle mura domestiche eseguendo una misura cautelare "di allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalle persone offese" nei confronti di un sessantenne di un paese della provincia di Crotone, gravato da numerosi precedenti per reati in materia di droga, contro il patrimonio, la persona, violazione di domicilio ed altro. Il provvedimento è scaturito dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile a seguito del ferimento di A.B. avvenuto poco più di una settimana fa, allorquando lo stesso è giunto al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Crotone con delle lesioni da arma da taglio e punta ai fianchi, per le quali è stato immediatamente sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.  L’uomo, nella circostanza, h riferito ai sanitari di essersi fatto male accidentalmente mentre era intento a raccogliere della legna all’interno di un magazzino adiacente la propria abitazione. La versione fornita, però, era da subito apparsa poco credibile agli investigatori che, dopo aver effettuato un immediato sopralluogo presso l’abitazione di A.B., hanno proveduto ad ascoltare quanti potessero fornire utili informazioni in ordine al grave fatto di sangue. È così che, dai racconti della moglie e dei figli di A.B., è emerso uno spaccato di vita familiare, secondo coloro che hanno condotto le indagini, cadenzato dalle continue angherie poste in essere dall’uomo, spesso ubriaco, nei confronti principalmente della consorte verso la quale, molte volte anche alla presenza dei figli minori, non lesinava di rivolgere epiteti umilianti, degradanti ed offensivi della dignità di donna e madre soprattutto quando rientrava a casa ubriaco e quando qualcuno dei familiari osava contraddirlo. Lo scorso 11 dicembre, riferiscono gli inquirenti è stato uno dei tanti giorni contrassegnati dal clima di violenza e di terrore in cui A.B. costringeva a vivere la propria famiglia all’interno della quale stava per consumarsi una irreparabile tragedia. A seguito dell’ennesima lite, scaturita per futili motivi, A.B., in evidente stato di ebbrezza alcolica, mentre si trovava in cucina, avrebbe infatti estratto dalla cintola dei pantaloni una pistola puntandola all’indirizzo del proprio figlio che si era frapposto tra lo stesso e la propria madre nel tentativo di riappacificare i due. Alla visione di tale scena la donna, allo scopo di impedire che l’azione delittuosa intrapresa dal coniuge potesse essere portata a compimento, ha sferrato nei suoi confronti due fendenti con un grosso coltello da cucina colpendolo ai fianchi. Successivamente, dopo aver soccorso A.B., unitamente ai propri figli, la donna avrebbe provveduto a far sparire l’arma. Per quanto sopra, la donna è stata denunciata per i delitti di tentato omicidio, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo mentre A.B. per i delitti di detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, minacce gravi ed aggravate, nonché maltrattamenti contro familiari e conviventi. Il provvedimento emesso nella giornata di ieri dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Crotone e richiesto del Pubblico Ministero titolare dell’indagine, Alessandro Riello, a seguito dell’attività investigativa effettuata, ha disposto per l’uomo l’obbligo di lasciare la casa familiare e di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie e dai figli.

 

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Tentato omicidio di un bracciante: arrestato il datore di lavoro

In esecuzione di ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere assentita dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni, nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno tratto in arresto, Virgilio Foti, di 43 anni, accusato del tentato omicidio del cittadino ucraino Vyacheslav Kholodkov, di 48 anni. Il provvedimento restrittivo giunge a conclusione delle indagini avviate lo scorso mese di maggio, quando i Carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo sono intervenuti in seguito ad una segnalazione che indicava la presenza, in Via Zinziluso, a Melito Porto Salvo, di un uomo sanguinante riverso in terra. Le attività investigative hanno consentito poi di ricostruire, secondo gli inquirenti, la precisa dinamica degli eventi. Si è potuto infatti verificare come Kholodkov lavorasse da più di dieci anni per conto della famiglia Foti, occupandosi dei terreni ed accudendo gli animali per una paga, oltretutto in nero, di venti euro giornaliere, ed è proprio nella paga che deve ricercarsi il movente dell’efferato gesto. Qualche giorno prima, infatti, il bracciante avrebbe avuto una discussione con Virgilio Foti, al quale aveva chiesto un aumento di cinque euro giornaliere, oltre a vedere regolarizzata la propria posizione lavorativa. La richiesta –secondo quel che si è potuto ricostruire- non deve aver trovato d’accordo Foti che, pur avendogli sul momento risposto positivamente, di fatto, qualche giorno dopo, approfittando della zona particolarmente isolata in cui si trovava, alla guida del suo autocarro avrebbe puntato volontariamente Kholodkov, che stava percorrendo a piedi una stradina che porta all’azienda dello stesso Foti e lo avrebbe investito in pieno, per poi passargli nuovamente sopra in retromarcia e abbandonarlo sanguinante sulla strada. Kholodkov, tuttora convalescente per le gravi ferite riportate, inizialmente è stato reticente per paura di ritorsioni nei suoi confronti, ma ha poi deciso di riferire l’accaduto. 

 

Rimessi in libertà i due giovani accusati di aver sparato ad un 33enne

Le perplessità legate agli indizi raccolti hanno indotto i giudici delle indagini preliminari di Cosenza e di Paola a rimettere in libertà il 23enne ed il 21enne tratti in arresto con l'accusa di aver tentato di uccidere un uomo di 33 anni all'interno di un locale notturno di Diamante. Episodio verificatosi poco più di un mese e mezzo addietro. E' già la seconda volta che sono destinatari di provvedimenti restrittivi e successivamente scarcerati. I magistrati della Procura della Repubblica di Paola avevano ordinato in settimana l'esecuzione  del provvedimento restrittivo. La decisione odierna è stata assunta in virtù dell'insussistenza del pericolo di fuga e dell'insufficiente quadro indiziario.  I due ragazzi, uno di Cosenza, l'altro di Belvedere Marittimo erano stati rinchiusi rispettivamente nel carcere del capoluogo bruzio ed in quello di Paola. La sera del fatto incriminato era arrivata una telefonata al 112 che segnalava la presenza, davanti all'ingresso dei bagni del locale, di un uomo sanguinante a terra. Era stato raggiunto alla gola da un colpo di pistola, come pensano gli inquirenti, al culmine di un diverbio. I responsabili, approfittando della musica assordante proveniente dalle casse, avevano agito indisturbati riuscendo anche ad allontanarsi senza che nessuno li notasse.

Colpo di pistola alla gola di un 33enne: arrestati due ragazzi

Un giovane di 23 anni ed uno di 21 sarebbero i responsabili del tentato omicidio di un uomo di 33 anni commesso poco più di un mese e mezzo fa all'ingresso dei bagni di un noto locale, particolarmente frequentato dai giovani, a Diamante. Ne sono convinti i Carabinieri della Compagnia di Scalea, che hanno condotto le indagini, e la Procura dell Repubblica di Paola. I due ragazzi, il primo di Cosenza, il secondo di Belvedere Marittimo, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto. Quella sera era giunta una segnalazione telefonica ai militari dell'Arma: una persona era stata ferita da un colpo di pistola alla gola. Si trattava, così emerse nell'immediatezza dei fatti, del tragico epilogo di un diverbio scoppiato per banali ragioni. Il fragore del colpo di arma da fuoco non fu udito a causa dell'elevato volume della musica, una circostanza che permise agli aggressori di scappare. Un ragazzo è stato rinchiuso nel carcere di Paola, l'altro in quello di Cosenza. 

 

 

Ferisce a colpi di pistola due giovani: arrestato per tentato omicidio

E' stato un litigio scoppiato per ragioni banali ad armare un ragazzo di 25 anni che la notte scorsa a Taverna, frazione di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, ha sparato diversi colpi di pistola contro un 28enne ed un 23enne di origini marocchine, Hicham Hamri e Omar Nafkhi. Sulla scorta di quanto ricostruito dai Carabinieri, terminato l'acceso alterco, esploso davanti all'ingresso di un bar situato in via Verdi, Cristian Pastura, che vive a San Benedetto Ullano, è rientrato presso la propria abitazione dove ha preso la pistola.  Tornato sul posto, ha ferito con l'arma i due rivali, rei, a suo dire, di aver graffiato la sua automobile. A prelevare il giovane, nel frattempo rifugiatosi nel proprio appartamento sono stati i Carabinieri delle stazioni di Lattarico e Montalto Uffugo, insieme ai colleghi del Nucleo operativo radiomobile di Rende. L'accusa nei suoi confronti è di tentato omicidio. Due proiettili hanno centrato Nafkhi alla gamba ed al mento, più gravi le condizioni di Hamri raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Sarà operato ed i medici non hanno sciolto la prognosi. 

Tentato omicidio dell'ex fidanzata: convalidato il fermo di Giuseppe Gambettola

I Carabinieri hanno tratto in arresto Giuseppe Gambettola, 30enne di Gioia Tauro, in esecuzione all’ordine di custodia cautelare in carcere, emesso dal Tribunale di Palmi, che ha convalidato il fermo di indiziato di delitto a cui era già sottoposto, in quanto ritenuto responsabile di tentato omicidio e porto ingiustificato di oggetto atto ad offendere, del tipo coltello, per fatti commessi a Bianco il 9 dicembre scorso. Il provvedimento restrittivo è stato notificato agli Ospedali Riuniti, dove è ricoverato in seguito al tentato suicidio, compiuto dopo il crimine e realizzato inghiottendo varechina. L'uomo, spinto dalla gelosia, aveva accoltellato alla gola, al torace e all'addome la giovane, Angela Battaglia, 26 anni.

Coltellate alla gola e al torace dell’ex fidanzata: 26enne fermato dai carabinieri

Ha ficcato il coltello nella gola, nel torace e nell’addome dell’ex fidanzata. Una brutta storia quella che ha visto protagonista un 26enne che è stato identificato dai carabinieri grazie alle telecamere di videosorveglianza. Teatro dell’aggressione è stata l’abitazione della ragazza a Bianco. La 24enne è stata ricoverata all’ospedale di Locri ed è in pericolo di vita. Il giovane, che è stato fermato dai militari, è accusato di tentato omicidio. Non sono ancora noti i motivi del gesto.

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