Referendum, Montisano illustra le ragioni dei "Riformisti per il No”

"La legge di modifica costituzionale voluta dal Governo non è né la ‘grande riforma’ di cui il Paese ha bisogno, né un intervento minimalista, ma una riforma che de-forma e produce gravi storture democratiche ed istituzionali”. Lo afferma il presidente del Comitato “Riformisti per il NO – Noi della Grande riforma – Comprensorio chiaravallese” Sergio Montisano che spiega: “il ‘Senato all’italiana’ immaginato da Renzi e Boschi, punto centrale della riforma, è da solo motivo principale per dire NO. Esso costituzionalizza il primato dei poteri forti a scapito dei cittadini. 

Se malauguratamente vincesse il SI – ipotizza - avremo un Senato non eletto dai cittadini, composto da nominati senza né arte né parte che dovrà occuparsi a tempo perso della complicata materia europea. Tutte cose da cui dipende la nostra sovranità nazionale ed il nostro futuro. Capisco quindi bene l’entusiasmo di lobby, banchieri e finanzieri ed il loro attivismo per il si. Quale miglior occasione per avere un paese debole ed agli ordini? 

Con il NO, ricorderemo loro che la sovranità è dei cittadini.

Pertanto, la ‘strategia del terrore’ adottata dal Governo è irresponsabile e va tutta a scapito degli interessi del Paese. Renzi abbia il coraggio della verità e dica che la vittoria del NO non produrrà nessun cataclisma economico-finanziario ma, semmai, aprirà la strada per un percorso di riforme vero e condiviso che abbia come protagonisti costituenti i cittadini. Infatti, come abbiamo visto con le elezioni americane questa strategia non paga. Anzi!

La bocciatura di questo pasticcio istituzionale – precisa Montesano - non produrrà pertanto nessun danno. Semmai, si eviterà di mandare in tilt la macchina dello Stato. 

L’esperienza repubblicana, avrebbe dovuto suggerire tutt’altra strada per un percorso di modernizzazione costituzionale. Per riforme buone, organiche e democratiche, bisogna ripartire da un rinnovato protagonismo dei cittadini, come nel 1946, dando loro la parola sulle scelte di fondo per cambiare la Carta.

L’elezione di un’Assemblea costituente e la contestuale indizione di un referendum d’indirizzo che demandi al popolo la scelta della forma di Stato (centrale o federale), della forma di governo (parlamentare o presidenziale) e dell’ordinamento giudiziario (separazione carriere o meno), resta la strada maestra da seguire. 

Lo era ieri, lo sarà ancor più all’indomani del voto referendario e della ormai scontata vittoria dei NO.

A nessuno di noi interessa il destino del presidente del Consiglio, al quale chiediamo che sia responsabile e che abbandoni la strategia referendaria del terrore che danneggia il Paese. A noi interessa il destino dell’Italia e la sovranità dei suoi cittadini. Per questo – è la conclusione - proponiamo un percorso democratico, una strada coerente, una via d’uscita ordinata dalla crisi italiana. L’alternativa è il caos”.

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