Caso Franzé: l'altra faccia della medaglia

Chi fa politica, si sa, non può essere una “mummia imbalsamata con lo sguardo rivolto sempre al medesimo orizzonte”. A maggior ragione chi assume il ruolo dell’osservatore. A voler assumere sempre e solo una posizione si rischia, infatti, di perdere la prospettiva, ed è quello che noi non vogliamo fare, per non incorrere nel rischio di offrire ai nostri lettori delle analisi a buon mercato. E’ opportuno fare questa, necessaria, premessa, prima d’immergerci nelle vicende connesse al controverso “caso Franzé”. Ieri e oggi abbiamo aperto queste pagine cercando di vedere la situazione dal punto di vista dell’assessore defenestrato. Abbiamo messo in evidenza, quelle che secondo noi, sono le incongruenze del sindaco Rosi. Non si può mettere alla porta un componente della giunta senza avere il buongusto di offrirgli, per lo meno, una spiegazione. Ma una spiegazione, probabilmente non ci sarà, così non ci sorprenderebbe, sentire, al prossimo consiglio comunale, il sindaco ripetere l’ammuffita formula che prevede il “rilancio dell’azione amministrativa”. Una formula usata troppe volte, dall’estromissione di Zaffino a quella di De Caria, per essere, ancora, credibile. Tuttavia, il “caso Franzé”, è un caso anomalo ed è doverosa una riflessione più approfondita. Da una parte, c’è chi ha visto nel declassamento dell’ex assessore, il giusto contrappasso per l’abiura al verbo salerniano; dall’altra, chi ha, invece, espresso solidarietà a Franzé per il trattamento ricevuto. A guardare la situazione dal punto di vista dell’elettore, del cittadino comune, di chi non è un tifoso, la vicenda assume un colore diverso. Il curiale Rosi, in realtà, ha aspettato l’occasione propizia per far pagare al suo ex assessore le dichiarazioni rilasciate lo scorso agosto, quando nel pieno della crisi, con il sindaco dimissionario, Franzé asserì, insieme al gruppo forzista, di essere “indifferente” rispetto alle sorti della consiliatura e con essa dell’amministrazione comunale. Un’affermazione che, evidentemente, avrebbe dovuto essere confortata dai fatti, nello specifico da una sua rinuncia. Invece, Franzé, non solo è rimasto in giunta, ma ha sempre votato con la sua maggioranza. In questi quattro anni, Franzé ha condiviso tutto, non si è mai sottratto ad una votazione, ha approvato, senza alcuna remora, anche, gli atti più controversi, come gli ultimi due bilanci di previsione, bollati dalla minoranza come “falsi” o “farlocchi”. Nella sua pubblica richiesta di chiarimento, Franzé, ha ribadito di non essere stato sollevato dall’incarico per ragioni di carattere amministrativo ed ha chiesto di sapere “quali sarebbero [state] le [sue] gravi devianze rispetto al programma?” Un ulteriore riprova della consapevolezza di aver atteso alle consegne, sempre, con impareggiabile zelo. In tal caso, poi, se Franzé è così sicuro di aver ben operato, avrebbe dovuto convocare una conferenza stampa nella quale avrebbe potuto spiegare i due anni di assessorato. Dall’intera vicenda, per quanto ingarbugliata, un fatto sembra essere chiaro a tutti, e cioè che è stato il sindaco a prendere le distanze da Franzé, non il contrario. Segno evidente che l’ex assessore avrebbe voluto continuare a far parte della giunta.

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