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Battibecco Censore-Costa, la versione di Insardà: “Non poteva presiedere una manifestazione del PD”

Interviene in merito a quella che definisce “polemica strumentale sorta in occasione della visita del sottosegretario Ferri”. Il segretario provinciale del PD Enzo Insardà dà la sua versione dei fatti in relazione al battibecco fra il deputato Bruno Censore ed il sindaco di Vibo Valentia Elio Costa, sorta in occasione dell’incontro, promosso dai democratici, sul referendum del 4 dicembre.

“Tengo a precisare – spiega Insardà - che non è stato negato al sindaco il saluto istituzionale bensì, come peraltro appare logico, si è negato al sindaco di presiedere una manifestazione di partito, seppur organizzata in un luogo istituzionale. Si invita ad abbassare i toni e polemiche strumentali”.

Secondo alcuni autorevoli esponenti del PD, presenti alla manifestazione, Costa avrebbe preteso di fare da moderatore e non solo di porgere un saluto istituzionale. Confermato, secondo altre fonti che hanno assistito all'inusuale scambio di opinioni, il clima di tensione fra le parti in causa e l'intenzione di non concedere la scena al primo cittadino vibonese.

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Incontro sul referendum, Censore nega la parola a Costa: i nuovi modi della politica

Fuoriprogramma nell’incontro, organizzato dal PD nella sala consiliare del Comune di Vibo Valentia, in relazione all’approfondimento di diversi aspetti concernenti il referendum del 4 dicembre con il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri.

Come riportato dalla testata online 21 Righe (leggi qui), il deputato Bruno Censore ha negato la parola al sindaco Elio Costa, che voleva porgere il saluto istituzionale. La scelta è stata motivata dal parlamentare serrese con il fatto che la riunione era di carattere politico, dunque riservata ai tesserati democratici. Ne è derivata una polemica che si è subito allargata al di fuori del palazzo municipale.

Di solito, infatti, lo spazio di parlare a quello che potremmo definire il “padrone di casa” non si nega mai.

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Referendum, Censore e Minniti "Basta un sì": "rafforzare la sfida riformista"

“Basta un sì” la manifestazione promossa dal Partito democratico per sostenere le ragioni del referendum costituzionale ha fatto tappa a Serra san Bruno dove, in un’affollata sala Chimirri, si sono dati appuntamento i big del partito renziano insieme ai politici locali. A prendere la parola per primo è stato il segretario regionale Ernesto Magorno che ha ringraziato il gruppo dirigente del circolo Pd di Serra per poi elogiare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti Marco Minniti: «Le sue iniziative in favore delle ragioni del “sì” sono un n atto d'amore con cui si sceglie di andare verso il futuro. Bisogna guardare avanti perché le ragioni del “si” sono le ragioni della speranza».

A fare gli onori di casa, Paolo Reitano, segretario del locale circolo democratico che ha ringraziato gli intervenuti. «Noi – ha detto - sosteniamo le ragioni del “sì” in un momentino importante per il nostro Paese. Siamo chiamati ad esprimere un voto che vuole rappresentare un taglio netto tra passato e futuro. L'unico vero partito italiano deve dare risposte ai cittadini e il governo Renzi lo sta facendo con un referendum che ci allineerà agli altri paesi europei. Questa riforma avvicina le istituzioni ai città e i cittadini alle istituzioni».

Il sindaco Luigi Tassone, dal canto suo, ha sostenuto come «con la riforma non verranno modificati i principi fondamentali della costituzione, noi saremo chiamati a scegliere se porre fine al passato con il bicameralismo perfetto, con il taglio dei parlamentari, abolizione delle province ed altri enti inutili con la riduzione delle poltrone. Se il “sì” non vincerà ci sarà instabilità ma soprattutto ci sarà un problema di credibilità. Noi sosteniamo il “sì”, il governo del fare ed il cambiamento». A coordinare i lavori del manifestazione il deputato del Pd, Bruno Censore, che ha lasciato ampio campo ai “giovani” «perché – ha detto – il futuro sono loro e lo stiamo dimostrando con una classe dirigente che ha preso in mano le redini del Comune e lo sta validamente amministrando».

Poi è stata la volta di Marco Minniti che ha elogiato la cittadina bruniana quale «pezzo di storia della sinistra calabrese ed italiana, sempre dalla parte del riformismo e del cambiamento. Con Censore – ha ricordato Minniti - abbiamo passato pezzi importanti della nostra vita politica. Censore ha saputo investire sui giovani per consegnare a Serra un gruppo dirigente capace di costruire, come diceva Gramsci, le condizioni affinché si affermi un nuovo gruppo dirigente».

Poi sul referendum: «In questo momento in Italia c'è una leadership giovane e riformista, Matteo Renzi, e bisogna curarla, non abbiamo bisogno di governi dei tecnici. Tra poco meno di un mese saremo chiamati ad esprimere un voto importante, si tratta di decidere se il nostro paese vuole andare avanti verso il cambiamento senza stravolgere le regole fondamentali della democrazia. Una esigenza che si sente da alcuni decenni rispetto alla quale molte forze politiche, tra cui la sinistra con Nilde Iotti, volevano un cambiamento della seconda parte della costituzione. Poi fu ripresa dall'Ulivo del 1996 col la commissione bicamerale con Massimo D'Alema con capisaldi fondamentali quali la Repubblica presidenziale».

Secondo Minniti «non ci sono più alibi, ora è il momento di guardare all’interesse dell’Italia e pensare ad un paese più moderno, un insieme di obiettivi storici che la sinistra ha sempre voluto raggiungere, mi sembra strano che c’è chi dice “non oggi ma domani”, bisogna rafforzare la sfida riformista e per fare questo bisogna votare “sì”».

 

 

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Referendum, "Basta un si": a Serra San Bruno iniziativa del Partito democratico

“Basta un Sì”, è il titolo dell’incontro pubblico che si terrà domani alle ore 18 presso la sala convegni di Palazzo Chimirri a Serra San Bruno, nell’ambito della campagna referendaria sulla riforma costituzionale che porterà al voto del 4 dicembre prossimo.

 

Discuteranno della riforma e delle ragioni del “Sì”: Paolo Reitano - segretario del circolo Pd di Serra San Bruno, Luigi Tassone – sindaco di Serra San Bruno, Enzo Insardà – segretario provinciale Pd, il consigliere regionale Michele Mirabello, i deputati Bruno Censore ed Ernesto Magorno - segretario regionale Pd. Concluderà la manifestazione il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Marco Minniti.

 

“All’iniziativa – si legge in una nota della segreteria cittadina del Pd - parteciperanno, inoltre, amministratori, dirigenti, iscritti e simpatizzanti del Partito democratico e del centrosinistra, cittadini, rappresentanti della società civile, del mondo dell’associazionismo e delle diverse categorie professionali e produttive che hanno deciso di dare il loro contributo e sostenere le ragioni del “Sì”.

 

“Gli elettori – prosegue il comunicato – il 4 dicembre saranno chiamati a esprimere un voto importante sul futuro del nostro Paese. Un voto su una riforma che vuole superare il bicameralismo paritario per arrivare così all’approvazione delle leggi in tempi rapidi e che ridefinisce i poteri normativi del governo, fissando limiti stringenti alla decretazione d'urgenza. Una riforma che riduce il numero dei parlamentari, abolisce il CNEL e riduce i costi della politica.

Il testo sottoposto al voto popolare, altresì, prevede una maggiore partecipazione dei cittadini, potenziando e rilanciando gli istituti di democrazia diretta, attraverso l’introduzione dell’obbligo per il Parlamento di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori, l’introduzione dei referendum propositivi e d’indirizzo e la diminuzione del quorum per la validità dei referendum abrogativi, poiché sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle elezioni politiche.

Una revisione costituzionale dove vengono chiarite, inoltre, le competenze in ambito legislativo tra lo Stato e le regioni, eliminando uno dei principali motivi di confusione e conflittualità rappresentato dalla cosiddetta “competenza concorrente”.

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Referendum costituzionale: Marco Minniti a Serra San Bruno per sostenere le ragioni del "Si"

 

 Ci sarà anche Marco Minniti domani sera a Serra San Bruno a sostenere le ragioni del “Si” al referendum costituzionale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, prenderà parte alla manifestazione che si svolgerà a partire dalle ore 18 nel salone di Palazzo Chimirri.

Nel corso della serata interverranno, tra gli altri, i deputati Bruno Censore ed Ernesto Magorno, il consigliere regionale Michele Mirabello ed il Sindaco di Serra San Bruno, Luigi Tassone.

 

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Guerra dei Gal, Pileggi accusa: “Inciucio Censore-Mangialavori, su questo marciume non possiamo tacere”

Ha deciso di fare parlare i fatti, le carte, le regole. Quello che nello “sviluppo” locale sono diventate da interpretare. Ma ci sono date, riunioni, scadenze. E anche storie. Tra tutte quelle degli oltre 5 milioni di fondi Comunitari destinati alla programmazione 2014-20 - misura 19 del Psr Calabria - da gestire per lo sviluppo del territorio e che sono stati “affidati” al nuovo partenariato “Terre Vibonesi”.

Paolo Pileggi, con calma, ha fatto il punto in riferimento a quella che ha definito “una battaglia per la trasparenza e la legalità”. Lo ha fatto nell’annunciare la richiesta di accesso agli atti già presentata e il ricorso al Tar, senza escludere la possibilità di bussare alla “porta” della Procura.

Perché il presidente del Cogal Monte Poro-Serre Vibonesi di stare in silenzio contro “la congiura di palazzo” non ne ha voglia. Ed era un fiume in piena, questa mattina, nella sala Carbone della Camera di Commercio.

Accuse e denunce circostanziate. Così come gli atti e le delibere che avvolgono il “caso”. Quello che ruota intorno al Piano di azione locale “e Vibo è stato l’unico territorio che ha presentato due Piani”. Due, ma il vincitore è stato uno. Uno, il nuovo Gal. “E la Regione – ha affermato - l’ha fatta “grossa”. Un riferimento neanche troppo velato a quella definita come “congiura di palazzo, orchestrata sul territorio alla quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali”. Un “inciucio” “trasversale tra Pd e Forza Italia”. I suoi esponenti locali, quindi, quelli chiamati in causa. Quanti oggi siedono in Parlamento e quanti alla Regione. Tra gli uni e gli altri, la “mano” dell’esecutivo Oliviero e, in primis, come già aveva denunciato nei giorni scorsi, il consigliere regionale delegato all’Agricoltura Mauro D’Acri.

LA RIUNIONE A SANT’ONOFRIO. Quindi, è dalla costituzione del nuovo Gal – quello che ruota intorno all’onorevole Bruno Censore, un nome “sussurrato” e mai fatto ad alta voce, quanto quello di Giuseppe Mangialavori – e dalla lettera di convocazione del 28 luglio alla riunione organizzata a Sant’Onofrio che è partito Paolo Pileggi. 

Il 28 luglio, una data significativa, perché “arrivava tre giorni dopo che il nostro partenariato aveva approvato la bozza del Piano di azione locale e lo aveva trasmesso”. Una lettera considerata “lungimirante, con timbri e firme”. A fare la convocazione, il sindaco di Sant’Onofrio che annunciava la presentazione del Gal “e indipendentemente da quanto affermato da D’Acri – ha spiegato Pileggi – quest’ultimo ha partecipato a quella riunione dopo che il partenariato si era costituito secondo le regole, e non si è mai visto un arbitro che incontra una delle squadre in gara”.

Particolari, quindi, che attraversano tempo e spazi, perché “cosa è accaduto tra 28 luglio e 2 settembre” è la domanda che si è posto - retoricamente - il presidente del Cogal, prima di “incrociare” un altro particolare e, ossia, quello relativo alla determinazione del Comune di Gerocarne “che impegnava  euro, assegnando incarichi a 4 persone con un avviso pubblico del 18 agosto”. Incarico assegnato “a 4 consulenti di Cosenza con determinazione del 6 settembre”. Le stesse quattro persone “che erano anche presenti alla riunione di Sant’Onofrio”.

Tanti casi, coincidenze, vicende che “si intrecciano ma che – ha incalzato – sono fatti incontestabili. E i fatti ci dicono che non c’è stata linearità”.

LA GUERRA DELLE DELIBERE. Ergo, dopo cosa è successo? “Io – ha proseguito Pileggi – la chiamo la guerra delle delibere, con il richiamo agli ordini di scuderia da parte di Pd e Forza Italia degli uomini del partito per determinare gli atti e la costituzione dell’altro partenariato”. In tal senso, per il presidente del Cogal sono stati “eloquenti i Consigli comunali”. Perché a questo punto, con il tempo che scorreva, occorreva procedere alla revoca al vecchio partenariato per passare al nuovo, considerato che era al vecchio Cogal che avevano aderito negli anni molti dei Comuni, quelli con cui il percorso per il Piano di azione locale era stato discusso. Prima del nuovo Gal, comunque.

Così, da Gerocarne a Rombiolo, “dove è avvenuto che la minoranza ha contestato e messo in evidenza che si trattava di una diatriba interna al partito e riguardante solo la gestione dei fondi”; e anche a Spilinga “qui – ha chiosato – è successo di tutto e di più, con il Comune che aveva partecipato alle riunioni del Cogal che approvava la bozza per convocare subito dopo il Consiglio per aderire al nuovo Gal senza dare neanche la possibilità di spiegare cosa stava succedendo”.

Anche perché una domanda Pileggi in questa direzione se l’è posta: “quale strategia, quale proposta hanno valutato, come l’hanno confrontata con la nostra?”

Altro Comune, altra revoca e determina, poi, con Nardodipace, “ente sciolto per mafia, dove gestisce l’amministrazione la commissione straordinaria che ha deliberato l’adesione al nuovo Gal il 21 settembre, senza motivazioni particolari, se non che altri Comuni l’avessero pure fatto e senza valutare la nostra proposta già approvata e trasmessa anche alla stessa Commissione”.

Quindi, anche un’altra domanda: “Perché la Commissione interviene il 21 settembre?”. Anche in questo caso, una domanda retorica. “Ve lo dico io perché - ha sentenziato Pileggi – perché senza quella delibera il loro partenariato non lo avrebbe avuto”.

Questo “il marciume” sul quale, ha aggiunto, “non potevamo tacere”.

IL RUOLO DELLA REGIONE. Un percorso ad ostacoli, consumatosi in neanche un’estate. Con una proroga concessa di una settimana “guarda caso a chi aveva bisogno di tempo” e che, vede quale attore protagonista “anche la Regione”. Anche qui, quelle “date che tornano”: il 25 luglio il Cogal approva la bozza del Piano di azione locale, e dal 28 luglio parte “il meccanismo per il nuovo Gal. E 18 comuni erano nel nostro partenariato, come se uno sottoscrivesse un impegno e poi potesse dimenticarsene. Le procedure – ha ribadito – dicono che quando si forma un partenariato diverso, chi esce deve darne comunicazione al capofila”. Una regola anche per non procurare danno al soggetto che, come in questo caso, stava partecipando ad una gara. “Loro dovevano comunicarlo e così non è avvenuto. Se non quando in corsa – ha spiegato Pileggi – hanno tentato di correre ai ripari, e in questo la proroga ha aiutato solo questo Gal”. Una proroga chiesta “a quanto abbiamo saputo da AssoGal Calabria e io che ne faccio parte non sapevo nulla” e con la quale “si è consentito al nuovo Gal di sistemare le cose”.

Ma la Regione, per Pileggi, doveva preoccuparsi “di verificare i requisiti di partenza”. Non l’unica “crepa”, comunque, questa per lo stesso che, poi, ha anche spiegato di aver fatto richiesta alla Regione “il 23 settembre alle ore 17 di poter essere presente all’apertura dei plichi che riguardavano la Misura 19. E la Regione mi ha risposto che le sedute pubbliche afferiscono alla disciplina dei contratti di lavoro e non all’erogazione dei contributi come nel caso specifico”.

E sempre dito puntato contro la Regione “che non ha pubblicato neanche la graduatoria provvisoria. Perché non per questa misura mentre per le altre sì? Per me l’hanno fatto perché altrimenti sarebbe venuto fuori l’imbroglio. Noi non vogliamo l’esclusiva, ma vogliamo chiarezza e trasparenza e D’Acri stia tranquillo perché io non sparo pietre a caso”.

Vuole chiarezza, quindi, Pileggi e la pretende, “in gioco c’è il modo di utilizzare i fondi europei e stiamo valutando come fare arrivare questi elementi alla Commissione Europea dando innanzitutto un’informativa al mediatore europeo. Non dico di avere ragione ma voglio capire se i fondi devono essere usati con trasparenza. È il regolamento europeo a parlare di informazione e trasparenza. È stato così?”.

LE LINEE GUIDA. Quindi, sulle procedure è Lello Greco, esponente del Cogal, che si è soffermato “su quelle regole, linee guida, prescrizioni” che sono chiari. E che proprio lo Sviluppo locale di tipo partecipativo presuppone. Così, come i tempi, “un tempo minimo indicato tra 6 mesi e un anno come dicono le linee guida”, per predisporre il lavoro. Così come fatto dal Cogal “lo sviluppo locale lo fa il territorio con il pubblico e il privato e noi abbiamo fatto così, già il 15 novembre 2013 insieme ad un primo nucleo abbiamo siglato e definito l’accordo di partenariato”. Circa 40 incontri che si sono susseguiti “e gli ambiti di intervento lo abbiamo fatti nel marzo 2014, si tratta di 3 anni di lavoro”.

Chissà, si è domandato, forse troppo tempo. Ma, dall’altro lato, la certezza che sia stato, anche troppo poco. “Con l’incarico che hanno dato ai tecnici il 6 settembre 2016”. Così quei tempi che tornano “e i dirigenti del Dipartimento Agricoltura non potevano non sapere. E qui si tratta di trovare un soggetto idoneo a cui affidare 5 milioni di euro”. Tempi che non coincidono, molto stretti per cui dal Cogal si sono chiesti anche su quali basi “siano state fatte le scelte dei Comuni che hanno aderito”.

Quindi, è ad una riunione del 15 febbraio 2016 del Comitato di sorveglianza della Regione che ha fatto riferimento. Allora si dovevano stabilire i requisiti “e sulla Misura 19 dalla lettura del verbale emerge che  della valutazione delle capacità ed esperienze si è passati da un punteggio da assegnare pari a 6 ad 1. E alla richiesta di spiegazioni di AssoGal, non è seguita una motivazione”.

LE CONCLUSIONI. Chiarezza, quindi, su quelle che sono state considerate falle e irregolarità, quanto chiesto. Fatti e coincidenze per cui chiedono trasparenza. Lì dove lo “zampino” della politica per il Cogal sembra averci messo del suo, così come “pressioni” sono state denunciate, “ci sono state telefonate – ha spiegato Pileggi – per richiamare all’ordine e l’argomentazione era ‘o venite con noi o il tuo Comune non avrà finanziamenti’”. Tra i Comuni molti a “firma” Pd e tanti altri FI “ci sono Zambrone, Zungri, Simbario, Monterosso. È chiaro un accordo tra le parti” così come verità si è chiesta “su un possibile conflitto di interessi tra i tecnici che sono stati chiamati come consulenti e la Regione”.

Una “grande amarezza - come ha concluso Pasquale Fera – perché qui diamo gestione a chi non ha esperienza e puntini puntini capacità che non si sono mai confrontati con le problematiche del territorio”.

Questa la denuncia fatta stamane. In una sala piena di sindaci, esponenti politici. Molti del Pd, come il sindaco di Filadelfia, di San Nicola da Crissa Giuseppe Condello ma anche l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Un Pd diviso anche in questo caso. Per una vicenda che, comunque, sembra essere solo alle battute iniziali. Mentre lo sviluppo del territorio attende. In standby. 

"Rimborsopoli": chiesto rinvio a giudizio per 26 persone, ci sono anche i vibonesi Censore e Grillo

Ci sono, anche, i vibonesi Bruno Censore ed Alfonsino Grillo, nell'elenco dei 26 uomini politici coinvolti nell'inchiesta "Rimborsopoli" per i quali la Procura della repubblica di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio. L'inchiesta ha preso le mosse dai presunti illeciti compiuti nella gestione dei rimborsi ai gruppi del Consiglio regionale della Calabria.

Tra le persone per le quali é stato chiesto il processo, figurano quattro ex consiglieri regionali che oggi ricoprono la funzione di parlamentare. Si tratta dei deputati Bruno Censore, Demetrio Battaglia e Ferdinando Aiello e del senatore Giovanni Bilardi.

Formulata per consiglieri regionali in carica ed ex consiglieri, la richiesta di rinvio a giudizio coinvole: l'ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero; l'ex presidente del Consiglio regionale, Antonio Scalzo; i consiglieri regionali in carica Carlo Guccione e Vincenzo Ciconte, l'ex segretario questore del Consiglio regionale Giovanni Nucera nonché gli ex consiglieri Pasquale Tripodi, Alfonso Dattolo, Alfonsino Grillo, Giuseppe Bova, Nicola Adamo, Emilio De Masi, Domenico Talarico, Sandro Principe, Pietro Amato, Mario Franchino, Mario Maiolo e Francesco Sulla.

Secondo l'accusa, le persone coinvolte nell'inchiesta avrebbero utilizzato somme destinate ai gruppi consiliari regionali per ottenere rimborsi spesa finalizzati a coprire i costi di attività estranee al ruolo istituzionale. In particolare, gli inquilini e gli ex inquilini di palazzo Campanella interessati dalla richiesta di rinvio a giudizio avrebbero messo a rimborso viaggi, gioielli, cene, telefoni cellulari, tablet ed altre spese di carattere privato.

Guerra dei Gal, Pileggi accusa i censoriani: “Ordita una congiura, investiremo la magistratura”

“La congiura di palazzo organizzata sul territorio vibonese da una corrente politica del Partito Democratico in modo trasversale con una corrente di Forza Italia è riuscita nel suo obiettivo per l’apporto che la congiura ha avuto dall’amministrazione regionale guidata dall’onorevole Mario Oliverio attraverso il suo delegato all’Agricoltura onorevole Mauro D’Acri”. Lo afferma il presidente del Cogal “Monte Poro-Serre Vibonesi” Paolo Pileggi che aggiunge: “che si trattasse di un disegno preordinato destinato al successo, si è capito sin dalla riunione convocata appositamente dal sindaco di Sant’Onofrio per dar vita ad un ‘nuovo Gal’ del 28 luglio scorso alla presenza appunto, dell’onorevole Mauro D’Acri coadiuvato dall’onorevole Michele Mirabello  e con la benedizione dell’onorevole Brunello Censore. Del dopo, la cronaca ha dato ampia notizia sullo sviluppo della vicenda e il Cogal ‘Monte Poro-Serre Vibonesi’, non ha mancato di denunciare l’assenza di una proposta (a proposito qualcuno la conosce?) e la campagna di millantato credito circa l’accordo con l’amministrazione regionale (adesso possiamo dire non millantato credito ma legittimo sospetto). Se l’amministrazione regionale ha esercitato eventuali illegittime pressioni per favorire il ‘il partenariato Terre Vibonesi’ – ammonisce Pileggi - lo riscontreremo a seguito di quanto accerteremo con l’accesso agli atti che questa mattina abbiamo inoltrato alla Regione Calabria tramite l’avvocato Giuseppe Pitaro. Di certo, il Cogal ‘Monte Poro-Serre Vibonesi’, non mollerà di un millimetro per affermare trasparenza, concorrenza e corretto utilizzo dei fondi Comunitari destinati alla programmazione 2014-2020. In questo senso riteniamo che il ricorso al Tar sia immediatamente possibile, in quanto emerge chiaro, che il partenariato ‘Terre Vibonesi’ si è costituito senza osservare presupposti essenziali, quali che, ogni comune può partecipare ad un solo partenariato o Gal e che eventuali recessi (effettivamente avvenuti) da un partenariato, debbano essere comunicati al partenariato di prima appartenenza, in ossequio alle norme che vietano ad un partenariato di trasformarsi in ‘partecipata pubblico privato’  in quanto avrebbe lo stesso scopo sociale. Per non parlare della componente privata. La stragrande maggioranza delle categorie economiche presenti sul territorio del Vibonese – rileva ancora Pileggi - sono nel partenariato o soci del Cogal che riveste il ruolo di capofila. L’amministrazione regionale ha valutato tutto ciò? Da quello che emerge dalla sola lettura del decreto di selezione dei Gal in attuazione della misura 19 del Psr Calabria sembrerebbe proprio di no. La Regione, per come si evince, si è occupata invece di nominare ‘un supporto alla commissione di valutazione’, per quale motivo? L’amministrazione regionale è stata poca attenta, a mio avviso, anche per non aver valutato l’incompetenza, l’assenza di trasparenza e l’assenza di capacità a gestire correttamente i fondi comunitari. Basta guardare la determina n. 86 del settembre 2016 dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gerocarne, capofila del partenariato ‘Terre Vibonesi’, per rendersi conto delle mie affermazioni. La Regione Calabria si è assunta una grave responsabilità riguardo la destinazione e l’uso dei fondi comunitari che non possono essere ritenuti proprietà di una corrente politica. Per questa ragione – è la conclusione - la nostra azione politica è finalizzata a investire le magistrature competenti anche europee qualora dalla documentazione che abbiamo chiesto di acquisire con l’accesso agli atti dovesse confermare le considerazioni esposte”.

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