Immigrazione clandestina: due siriani ed un turco fermati a Crotone

Nel corso di questa settimana, nell’ambito del “Piano di Azione Nazionale e Transnazionale - Focus ‘Ndrangheta”, sono stati disposti, una serie di  servizi di controllo nel perimetro urbano della città di Crotone e nel territorio provinciale. Attuate da personale appartenente a diverse articolazioni della Questura, le attività hanno permesso di: identificate 132 persone; controllare 92 veicoli; elevare 7 sanzioni per violazioni al Codice della Strada; eseguire 4 perquisizioni e 5 controlli amministrativi presso esercizi pubblici. Nel corso dei numerosi controlli effettuati, gli agenti della Polizia di Stato hanno arrestato 3 persone e ne hanno deferite altrettante. Un cittadino malese ed uno italiano sono stati deferiti, rispettivamente, per oltraggio a pubblico ufficiale e per evasione. Due cittadini siriani ed uno turco sono stati, invece, fermati per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tre extracomunitari sarebbero, infatti, gli scafisti dell’imbarcazione fermata martedì scorso dalle motovedette della Guardia di finanza e della capitaneria di Porto mentre si trovava a largo della costa pitagorica con 120 persone a bordo. Questo, invece, il bilancio dei controlli effettuati nel territorio provinciale: 2 persone segnalate al Prefetto; 11 persone controllate e sottoposte a misure restrittive; 477 persone identificate, di cui 27 stranieri;  266 veicoli controllati; 33 sanzioni elevate per violazioni al Codice della Strada. Sono stati inoltre eseguiti: 1 sequestro amministrativo; 11 perquisizioni e 7 controlli amministrativi;

 

 

 

 

 

 

 

 

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Portavano in Calabria migranti su un gommone e senza cibo: fermati i presunti “scafisti”

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia,  la Squadra Mobile reggina ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari provenienti dal Ghana, gravemente indiziati di essere stati al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria nel pomeriggio del 6 luglio, dopo essere stati soccorsi in mare, al largo delle coste libiche, dalla nave “Bettica” della Marina Militare. Ai migranti fermati, entrambi di asserita nazionalità ghanese, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:

• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);

• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;

• assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.

Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, conducevano dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano parte dei migranti giunti al porto di Reggio Calabria in occasione dello sbarco predetto, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.

Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati,

-di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;

-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;

-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;

-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile è emerso che i migranti che erano a bordo dell’imbarcazione soccorsa, un gommone di colore bianco, dopo aver pagato svariate somme di denaro agli organizzatori dei viaggi illegali e dopo essere stati rinchiusi per giorni in diversi luoghi della Libia, spesso sottoposti a maltrattamenti e vessazioni, sono partiti dalla località libica di Sabratah nella notte tra il 4 ed il 5 luglio. E’ stato, altresì, acclarato che la navigazione, durata diverse ore, è avvenuta in assenza di ogni condizione di sicurezza, ovvero senza dispositivi per l’incolumità personale dei migranti e senza che agli stessi venisse mai fornito cibo nel corso del viaggio. I due scafisti fermati, inoltre, hanno sempre avuto il comando dell’imbarcazione, provvedendo a condurre la stessa, a rifornire di carburante il motore ed a mantenere la rotta stabilita sin dall’imbarco, mediante apposite strumentazioni tecniche e dimostrando non comuni cognizioni marinaresche. Il tutto in pieno accordo e collaborazione con membri del sodalizio criminale, verosimilmente di origine libica. Nel corso delle attività di indagine, inoltre, è stato sequestrato materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini, al fine di identificare gli organizzatori, i finanziatori e gli altri complici del traffico di esseri umani.

Dall’Egitto alla Calabria pagando 2500 dollari a testa: fermati i presunti scafisti

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile reggina ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari di origine egiziana, gravemente indiziati di essere stati al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano i cittadini extracomunitari sbarcati al porto di Reggio Calabria nella mattinata del 24 giugno, dopo essere stati soccorsi in mare da tre motovedette della Capitaneria di Porto e da un’unità navale della Guardia di Finanza  al largo di Capo Spartivento. Ai migranti fermati, un 25enne e un 35enne, entrambi di asserita nazionalità egiziana, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:

• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);

• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;

• assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.

Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, avrebbero condotto dalle coste egiziane verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano parte dei migranti giunti al porto di Reggio Calabria in occasione dello sbarco predetto, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.

Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati, 

-di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;

-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;

-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;

-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile unitamente al magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia, è emerso che i migranti che erano a bordo dell’imbarcazione di soccorso, un barcone in legno, arrugginito e recante su di un lato la scritta “Allah”, dopo aver pagato una somma di denaro, pari a circa 2.500 dollari americani, agli organizzatori del viaggio, sono partiti dall’Egitto, per la precisione da Alessandria d’Egitto, circa 8 giorni prima di essere  soccorsi, viaggiando per diversi giorni e cambiando più imbarcazioni durante la traversata. Il tutto, con insufficienti scorte di cibo ed acqua ed in precarie condizioni igienico-sanitarie. Nel corso delle attività di indagine, inoltre, è stato sequestrato denaro di diverse valute ed altro materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini, al fine di identificare gli organizzatori, i finanziatori e gli altri complici del traffico di esseri umani.

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Ottomila dollari a testa per arrivare in Calabria: la storia di 33 migranti

Due vedette della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone, già in pattugliamento nelle acque antistanti la Calabria Jonica, nella tarda serata di ieri, hanno intercettato un veliero sospetto in avvicinamento alle coste del crotonese, in prossimità di Capo Colonna. Le Fiamme Gialle del Reparto Operativo Aeronavale della Calabria hanno abbordato con perizia marinaresca l’imbarcazione sospetta. Giunti a bordo, hanno constatavato che a condurla vi erano due uomini di nazionalità ucraina e che sottocoperta si trovavano diversi migranti irregolari. Dopo essersi accertati delle condizioni di salute di tutte le persone trasportate, tra cui donne e bambini, i finanzieri hanno preso il controllo del veliero, un bialbero lungo 14 metri, battente bandiera statunitense di Delaware, con nome “Bombero”, per condurlo nel porto nuovo di Crotone. Alle ore 23.30 i migranti, a bordo dello stesso natante che li aveva trasportati verso l’Italia, sono giunti in porto ove era stato già predisposto, a cura della Prefettura di Crotone, l’apparato di accoglienza ed assistenza sanitaria. All’esito degli approfondimenti di polizia giudiziaria eseguiti dai militari della Guardia di Finanza di Crotone e dalla locale Squadra Mobile della Polizia di Stato, i due soggetti, di nazionalità ucraina che conducevano la barca a vela sono stati arrestati e portatati in carcere, in quanto responsabili del trasporto illegale. Il veliero è stato posto sotto sequestro dai finanzieri della Sezione Operativa Navale. Le persone trasportate irregolarmente, sono risultate essere 33, di cui 9 minori, 10 donne e 14 uomini, di sedicente nazionalità Yemenita, Somala, Nepalese, Afghana, Iraniana e Irachena, le quali sarebbero salpate da Izmir (Turchia) 5 giorni fa, a bordo del natante, pagando per il viaggio circa 8000 dollari ciascuno. Si tratta di viaggi di “lusso”, per mezzo di imbarcazioni da diporto a vela o a motore che partono dalle coste greche e turche, probabilmente più sicuri dei precari barconi che lasciano le coste del nord Africa. Nell’ultima settimana sono tre gli eventi, nella fascia dell’alto Jonio calabrese, che hanno riguardato migranti irregolari trasportati da “caronti” ucraini e, infatti, proseguono gli approfondimenti d’indagine, da parte delle Fiamme Gialle, per individuare l’organizzazione che, con tale sistematico modus operandi, lucra sul trasporto di persone che fuggono da paesi in guerra. La lotta ai traffici illeciti perpetrati via mare, condotta diuturnamente dalle componenti aeronavali della Guardia di Finanza calabra, compreso il contrasto all’immigrazione illegale, mira ad assicurare alla giustizia criminali senza scrupoli ed alla salvaguardia della vita umana per scongiurare ulteriori tragedie, come i recenti naufragi testimoniano.

 

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, individuati tre scafisti

A seguito della serrata attività d’indagine condotta dalla Squadra Mobile e dal personale della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone, nonché dall’equipaggio del Pattugliatore della Guardia di Finanza P01 “Monte Sperone”, sono stati individuati e sottoposti a fermo di indiziato di delitto di tre cittadini egiziani in quanto ritenuti responsabili, in concorso fra di loro del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina del gruppo di migranti (di nazionalità nigeriana, sudanese, ghanese, senegalese, gambese, malese, liberiana), soccorso in mare dalla motonave denominata “Tana Sea”, battente bandiera liberiana, e successivamente trasbordati sul citato Pattugliatore “Monte Sperone” approdato nel primo pomeriggio di ieri al porto crotonese. L’incessante attività di ascolto dei migranti iniziata a bordo nave e proseguita ininterrottamente sino a tarda notte, ha consentito agli investigatori di individuare, a fatica,  tra i molteplici migranti, coloro i quali si sono resi disponibili a fornire elementi utili per l’identificazione dei tre scafisti. Dall’ascolto dei migranti si è appreso che gli stessi, dopo un’attesa più o meno lunga, erano salpati da una spiaggia sita nei pressi di Alessandria d’Egitto, nella notte del 12 maggio, a bordo di un gommone a mezzo del quale sono stati successivamente trasferiti sullo yacht, condotto con diversi ruoli dagli odierni fermati, in seguito soccorso in acque internazionali. Dopo le formalità di rito, quest’ultimi, sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Crotone rimanervi a disposizione dell’Autorità giudiziaria competente.

Sbarco di migranti, fermati quattro scafisti

 

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia, nella tarda serata di sabato scorso, la Squadra Mobile reggina, e il locale Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria 4 cittadini extracomunitari di origine sudanese, siriana e libica, gravemente indiziati di essere stati al comando di un’imbarcazione sulla quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria nella mattinata del 7 maggio dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave “OPV Siem Pilot” norvegese al largo delle coste libiche, in acque internazionali. Ai migranti fermati, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:

• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);

• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia,attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;

• assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.

Ai quattro soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, avrebbero condotto dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano parte dei 950 migranti giunti al porto di Reggio Calabria dopo essere stati tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera Norvegese “OPV Siem Pilot” e dalla nave della Marina Militare Italiana “Bergamini”, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale. Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati:

- di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;

- di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; 

- di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;

- di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile e dai militari della Guardia di Finanza, è emerso che i migranti che erano a bordo dell’imbarcazione condotta dai soggetti fermati, dopo aver pagato una somma di denaro agli organizzatori dei viaggi illegali verso le coste italiane, sono partiti dalle coste del citato Paese nord africano, nella notte tra il 04 ed il 05 maggio, viaggiando per diverse ore, sino alle prime luci del giorno, stipati sul natante, senza alcuna dotazione di bordo per l’emergenza ed a tutela dell’incolumità personale. Agli stessi profughi, inoltre, durante tutta la navigazione e prima di essere soccorsi dall’unità navale della Guardia Costiera Norvegese, non è mai stato fornito cibo, né acqua, né altri generi di conforto. Proseguono, pertanto, le indagini per l’identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.

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Sbarco di 734 migranti ieri in Calabria: la Polizia cattura due sospetti scafisti

A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia, nella tarda serata di mercoledì 30 marzo, la Squadra Mobile,collaborata dai militari della Guardia Costiera, ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini extracomunitari di origine senegalese, gravemente indiziati di essere stati al comando di un natante di fortuna sul quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati poi al porto di Reggio Calabria nella stessa giornata di ieri, dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave "Diciotti" al largo delle coste libiche, in acque internazionali. Ai cittadini senegalesi fermati, Alioune Ndiyae, 22 anni e Moustapha Khouma, 19 anni, sono stati contestati i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati, secondo gli inquirenti, tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano, avvalendosi di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di: reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio); organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane; assumere - i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto - il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini. Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, avrebbero condotto dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un natante di fortuna, privo di bandiera, a bordo del quale viaggiavano parte dei 774 migranti giunti al porto di Reggio Calabria dopo essere stati tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera italiana "Diciotti", procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale. Con le aggravanti, per i soggetti accusati, di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto. Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile è emerso che i migranti che erano a bordo del natante di fortuna condotto dai soggetti fermati, dopo aver pagato una somma di denaro in valuta libica agli organizzatori dei viaggi illegali verso le coste italiane, sono partiti da Sabratah, località sita sulla costa del Paese nord africano, nella notte tra il 28 ed il 29 marzo., viaggiando per diverse ore, sino alle prime luci del giorno, stipati su un natante di fortuna, senza alcuna dotazione di bordo per l’emergenza ed a tutela dell’incolumità personale. Agli stessi profughi, inoltre, durante tutta la navigazione e prima di essere soccorsi dall’unità navale della Guardia Costiera italiana, non è mai stato fornito cibo, né acqua, né altri generi di conforto. Proseguono, pertanto, le indagini per l’identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.

 

Sbarco migranti: fermati due scafisti

La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto due scafisti per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed hanno eseguito un ordine di carcerazione nei confronti di un magrebino già sottrattosi in Italia a pena detentiva per furto e rapina. Ciò a seguito dello sbarco avvenuto, lo scorso 30 ottobre, presso il locale porto del pattugliatore norvegese "Siem Pilot" con a bordo 824 migranti provenienti dall'area sub-sahariana e mediorientale. I suddetti cittadini extracomunitari erano stati soccorsi a largo delle coste libiche nel corso di cinque distinte operazioni di salvataggio condotte da altrettante unità navali nazionali ed estere e successivamente trasferiti a bordo del citato pattugliatore norvegese, impegnato nel Mar Mediterraneo nell'ambito del dispositivo "Triton 2015", su cui è imbarcato anche un militare della Guardia di Finanza, in qualità di "liason officer Frontex" e con funzioni di collegamento. Successivamente alle operazioni di sbarco, personale della Squadra Mobile e del Nucleo PT - G.I.C.O. di Reggio Calabria, d’intesa con la competente Procura, ha avviato approfondite e serrate indagini finalizzate all’individuazione di eventuali soggetti responsabili del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In particolare, le indagini hanno consentito di accertare che i due "scafisti" Ben Ali Ali, 22 anni, e Faye Ablaye, 37 anni, rispettivamente, di origine tunisina e senegalese, farebbero parte di un’organizzazione criminale - integrata da altri soggetti allo stato non identificati - operante sia in diversi Stati dell’Africa sub-sahariana (ove assume i contatti con i migranti interessati all’espatrio), sia in Libia (ove organizza i viaggi, attraverso il Mediterraneo, alla volta dei Paesi europei) che in Italia (punto di approdo o di ulteriore smistamento degli immigrati clandestini). Inoltre, i migranti sentiti in atti hanno riferito di avere corrisposto, per espatriare, all'organizzazione criminale fino a 9.000 dollari, ciascuno, e di avere affrontato il viaggio in condizioni di estremo pericolo per la propria vita e incolumità subendo un trattamento inumano e degradante. Infatti - durante la traversata a bordo di imbarcazioni di fortuna - gli immigrati sono stati stipati in luoghi angusti, hanno avuto a disposizione viveri assolutamente insufficienti e, in diversi casi, hanno riportato fratture e gravi infezioni subendo anche aborti. L’individuazione dei due "scafisti" è stata resa possibile sia attraverso il loro riconoscimento fotografico da parte degli altri soggetti imbarcati, sia in quanto sono stati rinvenuti in loro possesso telefoni cellulari che gli altri migranti - secondo le dichiarazioni raccolte - erano stati, invece, costretti a consegnare ai membri dell’organizzazione criminale prima della partenza. Alla luce di ciò, pertanto la Squadra Mobile di Reggio Calabria ed il Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di questo capoluogo hanno sottoposto d’iniziativa a fermo di indiziato di delitto, ex art, 384 c.p.p., i suddetti cittadini tunisini e senegalesi per il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel territorio dello Stato italiano, con le aggravanti di aver consentito l’ingresso di più di cinque persone; di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità; di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante; di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto. All’esito del giudizio, avvenuto nella giornata di ieri 2 novembre 2015, il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha convalidato il fermo a carico dei soggetti fermati ed ha emesso nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Inoltre, grazie a ulteriori controlli di polizia, è stato individuato - tra gli immigrati sbarcati dal natante norvegese - un soggetto di nazionalità tunisina, Khedhir Ismail, 35 anni, destinatario di un ordine di carcerazione a seguito di una sentenza di condanna definitiva, emessa dal Tribunale di Como, per furto e rapina. Nello specifico, il magrebino - privo di documenti - stava tentando di rientrare clandestinamente in Italia ove si era sottratto alla pena detentiva rendendosi sin da subito irreperibile. Pertanto, è stato eseguito nei suoi confronti il citato ordine di carcerazione a suo tempo emesso e rimasto inevaso.

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