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Alaco: Nuovi avvisi di garanzia e perquisizioni negli uffici regionali

L’Alaco non è mai stato classificato. Anziché procedere alla classificazione delle acque del bacino che rifornisce le case di migliaia di calabresi, sarebbero state analizzate le acque di due delle numerose fiumare tributarie dell’Alaco. Solo in tal modo, sarebbe stata attribuita la classificazione A3, ovvero “acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione”. E’ quanto emerge dal nuovo filone d’inchiesta denominato “Acqua sporca 2” nell'ambito del quale i carabinieri hanno notificato dieci avvisi di garanzia a funzionari regionali ed imprenditori. La nuova inchiesta segue la prima tranche, “Acqua sporca”, che aveva portato al coinvolgimento di 16 persone tra funzionari, amministratori pubblici e dirigenti Sorical. L’inchiesta condotta dal sostituto procuratore di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, ha preso l’abbrivio dalla ripetuta non idoneità al consumo umano dell’acqua fornita dall’invaso Alaco. Gli avvisi di garanzia, distribuiti in diverse città (Vibo Valentia, Reggio C., Bologna, Ragusa e Roma), sono stai emessi per reati che vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, avvelenamento colposo delle acque, abuso d’ufficio, omissione d’ufficio e falso. Nel corso delle perquisizioni, inoltre, i carabinieri del Nas avrebbero acquisito una gran mole di documenti nei dipartimenti regionali Ambiente, Obiettivi strategici, Lavori pubblici, oltre che in due società private con uffici a Roma e Vibo Valentia. Tra le contestazioni anche l’aver dirottato, mediante una gara d’appalto, fondi pubblici destinati all’Arpacal a beneficio di una società privata. In tal caso, dall’esame della relativa documentazione sarebbe emerso che la copertura finanziaria sarebbe stata trovata, solo, nella fase successiva all’aggiudicazione.

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