Agguato a Gerocarne, proseguono senza sosta indagini e perquisizioni

Si torna a sparare nelle Preserre, si spara ai giovani, perché da queste parti un modo di vivere senza dolore non c’è o sembra non volerci essere. La scena teatrale della “guerra del cuore” è sempre quella: il buio, la strada isolata e l’incubo che sbuca dalla foresta senza tempo e senza età. Due agguati in meno di quindici giorni lo hanno certificato con estremo rigore: la guerra di mafia nel territorio delle Preserre non è più soltanto un amaro presentimento, ma una certezza. La faida è in atto e i due agguati ai danni della famiglia Loielo lo hanno confermato. I colpi di fucile indirizzati alla volta di Walter, Valerio e Rinaldo Loielo sarebbero stati sparati da un Kalashnikov, un fucile automatico di precisione che tuonando ha sancito che la guerra per il controllo del vasto territorio montano delle Preserre vibonesi è tornata, dopo un brevissimo periodo di tregua nella quale evidentemente si tramava qualcosa. Fuoco sotto cenere dunque, fuoco che ora è diventato piombo. Le indagini iniziate nell’immediatezza del primo agguato e che non sono mai smesse proseguono con maggiore vigore dopo il secondo, qualora ce ne fosse bisogno, perché i carabinieri e più in generale le forze dell’ordine voglio dare una risposta e tamponare le ostilità di ‘ndrangheta che si preannunciano spietate. Proseguono senza sosta, dunque, le perquisizioni e i controlli dei carabinieri guidati dal maresciallo Barbaro Sciacca delle stazione di Soriano Calabro e coordinati dal tenente Mattia Ivano Losciale, comandante della Compagnia di Serra San Bruno. Attività che proseguiranno ad oltranza per assicurare alla giustizia gli autori dell’agguato che nella serata di giovedì scorso ha avuto come obiettivo alcune giovani leve della famiglia Loielo, figli e nipoti dei due boss, Vincenzo e Giuseppe, ammazzati il 22 aprile del 2002 nelle Preserre. Due i feriti e  un terzo illeso in un attentato che ha molte analogie con quello del 22 ottobre scorso. Innanzitutto la zona, quella località “Castania” in cui 14 giorni addietro una persona sparò una fucilata contro Antonino Loielo, i figli Alex e Walter, una bimba, e la sua compagna. Tutti miracolosamente salvi.  L’agguato si era verificato nel pomeriggio mentre le vittime viaggiavano su un’autovettura. I primi su una Fiat Panda, i tre giovani cugini – nel secondo agguato - sulla Fiat 500 di Valerio. Erano seguiti da un veicolo dal quale, ad un certo punto, sono partiti i colpi che hanno sfondato il lunotto e la carrozzeria. Numerosi proiettili in rapida successione, quasi un inferno di piombo, terminato solo nel momento in cui l’auto dei malviventi si è dileguata. Valerio, 21 anni, era alla guida ed è l’unico rimasto illeso; Walter, 22 anni, e Rinaldo, 20 anni sono stati, invece, attinti dai colpi. Le indagini, dicevamo, sono condotte dai carabinieri che su disposizione del pm Barbara Buonanno, hanno sentito le vittime e sequestrato l’utilitaria. Quasi certamente, dunque, la vicenda passerà nelle mani della Dda di Catanzaro che sta già indagando da tre anni sulla faida alla quale, adesso, si è aggiunto un ulteriore  inquietante capitolo.

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