Alarico fini`in pesce

Desinit in piscem, diciamo noi dotti quando una cosa degenera come l’oraziano cavallo con la coda ittica. Sembrava quasi quasi che la Calabria volesse prendere sul serio un pezzettino della sua storia, la morte e sepoltura di Alarico; e invece dalle notizie che traspaiono, siamo alle solite. Due mesi fa circa, il troppo noto e celebrato Vittorio Sgarbi, critico d’arte di mestiere e tuttologo dilettante, aveva sentenziato che la tomba di Alarico è una “leggenda”. Non so come facesse, quale contezza avesse del testo di Jordanes, ma, per i provinciali, ipse dixit, autòs epha. Oggi apprendiamo invece che lo stesso identico medesimo Sgarbi comincia a cambiare idea, e trova “interessante” quella che prima era “leggenda”. Beh, errare humanum est; e anche correggersi. Gli sarà apparso in sogno Jordanes? Ora che hanno ottenuto il consenso di Sgarbi, a Cosenza tirano fuori un’altra volta Himmler: un gerarca nazionalsocialista fa sempre il suo effetto; e poi, dopo i film di Indiana Jones… E giù con l’invenzione di “archeologi” parimenti “nazisti” che sarebbero venuti… La verità pare sia molto più terra terra: il gerarca tedesco si recò in Sicilia con la moglie, e, dopo aver trascorso lì una vacanza, sarebbe tornato a casa in auto, passando perciò da Cosenza, incuriosito. I Tedeschi, a dire il vero, non avevano bisogno di aspettare il Terzo Reich; non c’era manco il Primo, quando, nel 1820, il Platen scrisse i versi Das Grass im Busento, poi tradotti dal Carducci:

Cupi a notte canti suonanoDa Cosenza su ’l Busento,Cupo il fiume gli rimormoraDal suo gorgo sonnolento.Su e giù pe ’l fiume passanoE ripassano ombre lente:Alarico i Goti piangono,Il gran morto di lor gente… 

Mi spiace, niente romanzi gialli. Quanto alla veridicità o meno della notizia di Jordanes, essa è verosimile, ricordando riti di sepoltura solenne e tragica di re e altri grandi personaggi. Tutte le notizie storiografiche sono, per definizione, dubbie; e di molti fatti e nomi di tutte le storie abbiamo poche notizie, e sempre da confermare, magari con il supporto di fonti archeologiche. A questo proposito, dov’è che hanno letto, i dotti, che nel bottino di Roma ci sarebbero stati dei candelabri? Trattasi di bufala campata in aria. Come mi piacerebbe, se qualcuno si degnasse di parlare di Alarico e del suo grande rivale Stilicone; di Ataulfo; di Galla Placidia regina dei Goti e imperatrice dei Romani… Argomenti, mi pare, abbastanza ignoti. 

 

 

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