Attenzione
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 992

Perché non si esce dalla crisi, al posto del lavoro danno i cellulari

Il motivo per cui nessuno, dal 2008, ha risolto nulla della crisi economica mondiale è che tutti hanno provato ad affrontarla all’interno della crisi e con i criteri e la mentalità della crisi; e nessuno, finora, ha avuto l’ovvio coraggio di affermare che la crisi non è nel sistema, è del sistema, cioè dei suoi modi di produrre e distribuire. E tutti – Merkel, Prodi, Monti, Juncker eccetera – hanno sognato e sognano che sia possibile tornare al 2006. Come quei re del 1814, caduto Napoleone, che si vestivano come nel 1796!  La ragione profonda della crisi è si producono troppe cose inutili e che restano invendute, mentre ne mancano altre, materiali e immateriali. Ormai possediamo tutti quattro tv e un numero x di cellulari; e se ancora qualche patito si entusiasma per una “app” nuova, i più usiamo il cellulare per l’umile funzione di fare una telefonata, e basta funzioni. È buffo fondare l’economia sui giocattoli.  Invece in gran parte d’Europa, ma anche degli Stati Uniti, si soffre di gravissime carenze in settori essenziali: ferrovie insufficienti, strade vecchie, fogne o assenti o inefficienti… e ancor più gravi difetti in settori immateriali, o diciamo solo in apparenza immateriali, quali la situazione delle banlieu parigine e dei ghetti neri in America; e la desolante povertà spirituale e culturale degli Europei, pur in mezzo a una scolarizzazione quasi universale.  Grigio più del grigio il Sud d’Italia, grigissima la Calabria.  Insomma, ci sarebbero infiniti obiettivi da perseguire con una politica intelligente di lavori pubblici in senso lato: c’è più urgenza, dalle mie parti, e assai più utilità di terminare la Ionio – Tirreno, o di rifare la ferrovia e la 106 ioniche e le fogne che sversano a mare, che di vedere ragazzini con l’ultimissimo modello di tablet superato la settimana prossima da quello del cugino.  Servono soldi, certo; ma i soldi del 2016 non sono ducati o talleri o sterline di solido oro, sono unità di conto nemmeno più cartacee ma solo elettroniche; e ci si può anche giocare, entro qualche sensato limite. E sarebbero investimenti, non sperperi. Sarebbero, come durante la crisi del 1930, le bonifiche mussoliniane; politica malamente imitata, ma imitata da Roosevelt in USA. I lavori pubblici:

-          Sono utili in sé, perché meglio avere strade e scuole e fogne ferrovie che non averle;

-          Fanno circolare denaro e stimolano l’economia reale;

-          Producono ovvi benefici di lungo e lunghissimo termine;

-          Sono rimedio alla disoccupazione.

 Mi soffermo un istante su questo punto, per affermare che è molto più nobile e sano vedere dei giovani al lavoro che seduti al bar o a bighellonare. E, corollario del corollario, i “produttori” di qualsiasi cosa acquistano coscienza politica, mentre gli edonisti e mammoni, o, detto in universale, “generazione Bataclan” sono una stolida e bruta massa di manovra per non far nulla neanche in politica.  Bene, Renzi, se impone all’Europa una linea di flessibilità; se no, cominciamo a pensare di andarcene anche noi come hanno fatto gli Inglesi. Ci sono molti modi più seri ed esaltanti di morire (in guerra, per amore, di serena e meritata vecchiaia… fate voi), che morire di Merkel!

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.