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Miserie di Calabria, dove a incatenarsi sono pure i malati oncologici

Esibire i muscoli o dimostrare indifferenza rispetto al diritto alla salute è quanto di più miserabile possa concepire la mente umana. Chiudere nell'opprimente recinto dei calcoli ragionieristici la massima esigenza, individuale e sociale, è un perfido strumento nelle mani di coloro a loro agio nelle stanze asfissianti dei Palazzi del Potere, ma che probabilmente non hanno mai messo piede in quelle in cui si respira, forte, l'odore asettico della sofferenza, fisica e psicologica. La distruzione della Sanità in Calabria affonda le radici nel tempo, ma fin dalle origini (indipendentemente dalle maggioranze che si sono alternate nel governo della Regione) chi ha operato, e continua a farlo con diabolica testardaggine, si è dimostrato incapace di utilizzare con maestria il bisturi, optando per un'ascia, più facile da armeggiare e più efficace quando mancano visioni e strategie ad ampio raggio. Soluzioni drastiche per problemi di enorme complessità dietro i quali si stagliano, in tutte le loro drammatiche fattezze, esseri umani che anelano, con inimmaginabile ardore leonino, la speranza di rivedere la luce in fondo al tunnel. Considerare le proteste accorate dei pazienti un effetto collaterale da tenere ai margini delle decisioni prese con colpo d'accetta rappresenta un imperdonabile sfregio alla dignità dell'uomo. In ballo non ci sono quelli che, sbrigativamente, sono definiti "servizi pubblici essenziali", espressione abusata di cui pure si ignorano le implicazioni concrete. Ad essere messo in discussione è molto di più: è l'incontenibile urgenza di essere considerati uomini e donne pregni di ragioni ed emozioni, multidimensionali e refrattari all'accettazione del semplicistico stigma di malati, involontari "clienti" del supermarket della Sanità. Debellare dal pianeta delle strutture ospedaliere il morbo dell'economicità pseudo efficiente è un dovere morale, prima ancora che politico. Un imperativo umano che schiaccia, con la sua irresistibile forza, qualsivoglia speculazione finanziaria. Da anni si susseguono in Calabria manifestazioni organizzate per ribellarsi alla chiusura di questo quel nosocomio: scarsi, se non inesistenti, gli effetti prodotti, ma guai ad arrendersi. E' con questo spirito che sono scesi in piazza nella giornata di venerdì i pazienti oncologici dell'ospedale "Scillesi d'America", a Scilla. Si sono incatenati all'ingresso dell'edificio, un moto di indignazione che non è figlio dell'emotività. In questa circostanza specifica non si è di fronte solo all'emotività rabbiosa che tracima ed ha necessità di organizzarsi e farsi rappresentazione pubblica. No, le richieste sono accompagnate da ragionamenti concreti, solidi, che poggiano le loro basi sull'efficienza, sì proprio su quello stesso totem venerato dai sedicenti manager che sforbiciano indiscriminatamente procurando ferite storiche agli agnelli sacrificali sull'altare della politica priva di competenza e di una sia pur minima adeguatezza proporzionata alla rilevanza del ruolo. Sono pronti ad occupare le carreggiate dell'A3, disposti a lottare senza cedere di un millimetro perché blindati dalla professionalità di un personale, quello che presta servizio presso il reparto di Oncologia dell'ospedale scillese, che li avrebbe dovuti tenere al riparo dalla soppressione di un servizio tanto soddisfacente quanto primario. La trasformazione in fantomatica Casa della Salute impedirà la prosecuzione dell'esistenza in vita di una Unità che brilla per il suo impeccabile funzionamento. A testimoniarlo non sono le rivendicazioni di medici ed infermieri, ma il grado di sollievo e tranquillità di ciascun paziente si sia rivolto, anche partendo da Reggio Calabria, alla bravura ed all'organizzazione di una Unità che produce risultati, materiali ed immateriali. Benefici ed eccellenze da cancellare con un colpo si spugna per ripiegare sull'ospedale di Melito Porto Salvo, dalla fascia tirrenica a quella jonica, bypassando gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Si blatera da anni di "nuovi ospedali", ma intanto, per allargare ulteriormente la voragine aperta che separa il principio di realtà dagli ottusi obiettivi perseguiti dai "padroni del vapore", occorre sprangare l'esistente ingrossando, così, la sempre più ampia platea di coloro che hanno capito da un pezzo che la Politica, insieme alla longa manus buocratica, hanno assunto le sembianze di un fuscello spazzato dalla tempesta scatenata dal pensiero unico del mercato. 

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