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L'Italia terminale della nuova Via della Seta

"La Via della Seta marittima è il progetto strategico e infrastrutturale più importante del pianeta".

È quanto ha affermato Antonio Selvatici, docente di intelligence economica all'Università Tor Vergata di Roma e all'Università degli studi di Firenze intervenendo al convegno conclusivo dei laboratori del Master in intelligence dell'Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

"I cinesi - ha spiegato Selvatici - hanno pianificato lo sviluppo, il finanziamento, la costruzione e la gestione di un corridoio marittimo che raccoglie le merci prodotte in Cina con destinazione l'Europa. Il terminale della via della Seta sarà Venezia o Trieste dove approderanno le merci made in China".

Secondo il docente "il porto di Gioia Tauro è stato escluso dal progetto della Via della Seta sia dai pianificatori cinesi che dai decisori italiani. Probabilmente le grandi navi raggiungeranno direttamente il porto scelto nell'alto Adriatico escludendo Gioia Tauro".

Selvatici ha quindi sostenuto che "i cinesi sono determinati: hanno già previsto d'investire nella prima fase della costruzione dellaVia della Seta 100 miliardi di dollari".

Il docente ha concluso con una serie di interrogativi: "la Via della Seta è un'opportunità o una minaccia? L'Italia è in grado di gestire gli investimenti cinesi e la relativa invasione di merci? Siamo destinati a morire cinesi?". 

I Verdi intervengo sulla questione Ciambra di Gioia Tauro

Riceviamo e pubblichiamo

"I termini della 'questione Ciambra' rischiano di restare pesantemente schiacciati da una pressione mediatica superficiale, che rischia di far passare sottotraccia una visione complessiva, insieme scientifica e metodologica.

Ribadiamo come ogni scelta non ponderata, provochi immediate ripercussioni negative nella vita reale delle persone, se non viene bilanciata da azioni condivise e perequative.

Tali azioni, riteniamo come Verdi, debbano essere obbligatoriamente scevre da condizionamenti e sofismi di natura politica a futura memoria, per poter essere credibili e sostenibili.

Il caso della Ciambra, località periferica di Gioia Tauro, è l'archetipo di una trattazione consapevolmente distratta delle periferie dei centri urbani, con il loro carico concentrato e irrisolto di angosce e ansie di una urbanistica ignorante e niente affatto democratica e solidale.

Non si tratta certamente di un luogo della rigenerazione urbana, ma piuttosto di un’ottima palestra per rivendicare politiche di piccolo cabotaggio sullo sfondo della concessione di fondi pubblici da doversi spendere (possibilmente) a breve termine.

Fare un viaggio, anche fugace, nelle residenze degli 'zingari della Ciambr'”, così vengono etichettati altri italiani di origine rom, e sembra di entrare nel celeberrimo quartiere di Scampia a Napoli.

Anche in quel caso, le Vele di Scampia, avrebbero dovuto significare coesione sociale e integrazione di ceti differenti, in una sola parola, crescere insieme come comunità.

Invece quel sogno lasciò quasi subito spazio all’incubo del degrado totalizzante, dell’ambito ultimo nel quale chiunque vorrebbe vivere.

Dagli errori gravissimi di un'architettura piena di sè, è comunque iniziata anche una tendenza di cambiamento, di ripensamento culturale, prima ancora che sociale.

L’obiettivo del progetto 'Restart Scampia' è infatti quello di renderlo un luogo vitale, cercando di attenuare più che possibile la concentrazione dei nuclei familiari con reddito basso o nullo.

Per la 'Ciambra' di Gioia Tauro valgono le stesse regole non scritte e lo stesso ideale protocollo di comunicazione tra istituzioni, abitanti e società civile.

Riconvertire e riprogettare gli stessi edifici, riqualificandone il sito Aterp, è l’errore più grande e oscurantista che si possa commettere per le politiche solidali sul territorio.

Non risolve alcun problema, semmai nell'immediato futuro lo renderebbe drammatico, pesando ingiustamente ed in maniera fortemente speculativa, sul senso di un 'diffuso disagio sociale', nonchè sulle stesse casse pubbliche.

La tendenza democraticamente consolidata di una illuminata comunicazione urbana, passa in tutti i luoghi del mondo occidentale, per lo smantellamento culturale e fisico della politica dei “ghetti urbani”, e trova una sua logica inclusiva soltanto nella dislocazione dei suoi abitanti all’interno del tessuto urbano cittadino.

Non esistono altre vie realistiche e disponibili, se non accettando l’enorme responsabilità e rischio sociale, di vedere aumentare nello stesso luogo, oltre ogni limite di umana convivenza, la concentrazione di nuclei familiari a reddito pressochè zero, in un crescendo di soluzioni inefficaci, ulteriore degrado sociale, altri soldi pubblici spesi inutilmente e così via...

La stessa Regione Calabria, attraverso lo strumento del Por Calabria 2014-2020, pronunciandosi sulla base delle direttive dell’Unione europea, intende dare nuovo impulso e rafforzare la dimensione sociale, orientando le sue scelte nella direzione sottolineata, confermando come la tesi della dislocazione degli abitanti rom sul territorio, sia l’unica e la sola percorribile.

Ci permettiamo infine, di prendere a prestito la lezione di Don Patriciello, prete di casa a Scampia e dintorni, che queste considerazioni le vive h24: 'ammassare le povertà è l’errore più grande che si possa fare; raccogliendo tutte le disperazioni in un unico posto, si creano delle zone franche in cui il più forte detta legge…'

Vale anche alla Ciambra di Gioia Tauro".

 

Pino Romeo Responsabile Ambiente e Territorio Verdi Città metropolitana di Reggio Calabria

 

Ancora un incendio nel vibonese, in fumo uliveti e diversi ettari di macchia mediterranea

I vigili del fuoco del Comando provinciale di Vibo Valentia ed almeno un mezzo aereo, sono alle prese con un incendio di vaste dimensioni sviluppatosi nell'area di Monte Poro.

Il rogo è divampato fra la frazione Caria di Drapia ed il territorio comunale di Spilinga dove si è propagato in località Aramoni.

Le fiamme hanno già distrutto alcuni uliveti e diversi ettari di macchia mediterranea.

Bufera all'Asp di Catanzaro, i nomi delle persone coinvolte

Favoreggiamento, appropriazione e distrazione di fondi comunitari. Questi i reati contestati alle nove persone, due delle quali finite ai domiciliari e sette colpite da misure interdittive, tra funzionari e dirigenti dell’Asp di Catanzaro, nell’ambito delle indagini condotte dalla guardia di finanza.

Le persone colpite dal provvedimento avrebbero sperperato i soldi di un finanziamento concesso all’Azienda sanitaria per la partecipazione al Progetto denominato “Stopandgo”, acronimo di “Sustainable Technology For Older People-Get Organised”.

Per gli inquirenti, gli indagati, coinvolti a vario titolo nell’attuazione dell’iniziativa, una volta ottenuta l’anticipazione finanziaria, per un ammontare di oltre 300 mila euro, invece di raggiungere gli obiettivi previsti, avrebbero sprecato i fondi, una parte dei quali sarebbero stati impiegati per liquidare indennità non dovute.

Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari: si tratta di Giuseppe Romano, 54 anni, e Ieso Rocca, 49. Emesse, inoltre, sette misure interdittive (sospensione immediata dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno) nei confronti di Francesco Francavilla (60 anni), Maurizio Rocca (59), Silvia Ianatà (49), Giuseppe Fazio (62), Dario Marino (39), Francesco Grillone (58) e Giusepe Pugliese (49). Notificate, infine, tre informazioni di garanzia nei confronti di altri dipendenti dell’Asp ed un sequestro di beni per oltre 300 mila euro. 

 

 

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