Picchiava il padre per avere soldi: arrestato dai Carabinieri

I Carabinieri hanno arrestato, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale  di Reggio Calabria, B.M.S., di 33 anni, di Melito di Porto Salvo, per i reati di maltrattamenti in famiglia o contro fanciulli, percosse, lesioni personali, minaccia e tentata estorsione. Il provvedimento, attuato a Condofuri, è scaturito da un'attività di indagine condotta dai militari che hanno refertato una lunga serie di maltrattamenti e lesioni perpetrate dalll'uomo nei confronti del padre, finalizzate ad estorcergli denaro.

Guidava in stato d'ebbrezza: denunciato dai Carabinieri

I Carabinieri hanno denunciato in stato di libertà un uomo di 35 anni per guida in stato d'ebbrezza. C.I., di nazionalità rumena, sottoposto al controllo alcolemico dopo essere stato fermato a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, nel corso di un posto di controllo a bordo di una Volkswagen Passat, ha registrato un tasso pari a 1,79 gr/l. 

Allaccio abusivo alla rete elettrica: arrestato dai Carabinieri

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 43 anni già ristretto in regime domiciliare per il reato di furto aggravato. Nel corso di un controllo, secondo quanto riferito dai militari dell'Arma, sarebbe stato accertato che V.F., di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, aveva realizzato un allaccio abusivo alla rete elettrica dell'Enel al fine di alimentare furtivamente la propria abitazione.

Tentato omicidio di un bracciante: arrestato il datore di lavoro

In esecuzione di ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere assentita dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni, nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno tratto in arresto, Virgilio Foti, di 43 anni, accusato del tentato omicidio del cittadino ucraino Vyacheslav Kholodkov, di 48 anni. Il provvedimento restrittivo giunge a conclusione delle indagini avviate lo scorso mese di maggio, quando i Carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo sono intervenuti in seguito ad una segnalazione che indicava la presenza, in Via Zinziluso, a Melito Porto Salvo, di un uomo sanguinante riverso in terra. Le attività investigative hanno consentito poi di ricostruire, secondo gli inquirenti, la precisa dinamica degli eventi. Si è potuto infatti verificare come Kholodkov lavorasse da più di dieci anni per conto della famiglia Foti, occupandosi dei terreni ed accudendo gli animali per una paga, oltretutto in nero, di venti euro giornaliere, ed è proprio nella paga che deve ricercarsi il movente dell’efferato gesto. Qualche giorno prima, infatti, il bracciante avrebbe avuto una discussione con Virgilio Foti, al quale aveva chiesto un aumento di cinque euro giornaliere, oltre a vedere regolarizzata la propria posizione lavorativa. La richiesta –secondo quel che si è potuto ricostruire- non deve aver trovato d’accordo Foti che, pur avendogli sul momento risposto positivamente, di fatto, qualche giorno dopo, approfittando della zona particolarmente isolata in cui si trovava, alla guida del suo autocarro avrebbe puntato volontariamente Kholodkov, che stava percorrendo a piedi una stradina che porta all’azienda dello stesso Foti e lo avrebbe investito in pieno, per poi passargli nuovamente sopra in retromarcia e abbandonarlo sanguinante sulla strada. Kholodkov, tuttora convalescente per le gravi ferite riportate, inizialmente è stato reticente per paura di ritorsioni nei suoi confronti, ma ha poi deciso di riferire l’accaduto. 

 

Omicidio per vendetta: arrestato un 37enne

Nella mattinata di ieri 16 dicembre, in esecuzione di una richiesta formulata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, i Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno condotto in carcere, a seguito di un’ordinanza custodiale emessa dal competente GIP,  Kumar Rakesh, cittadino indiano 37enne, nullafacente, dimorante a Melito di Porto Salvo. L’uomo è accusato dell’omicidio preterintenzionale del connazionale Jelly Singh, di 42 anni. I fatti risalgono allo scorso mese di giugno, quando i Carabinieri, allertati sull’utenza di emergenza 112, sono intervenuti all’interno dell’ex caseificio "Libri" di Melito Porto Salvo, luogo in stato di abbandono e ormai divenuto rifugio per senza fissa dimora, dove era stato segnalato il corpo esamine di un giovane uomo. Indubbio, già da un primo esame esterno, il fatto che si fosse trattato di omicidio, come testimoniavano le evidenti ecchimosi sul corpo del malcapitato, oltre alle ferite provocate presumibilmente da alcune coltellate.  Le indagini, pur se rese particolarmente ardue dall’ermeticità che caratterizza la comunità indiana melitese, portate avanti anche con attività tecnica e favorite dalla profonda conoscenza delle dinamiche locali che l’Arma vanta, in ragione della propria capillare diffusione sul territorio, si sono da subito dirette, è questo il convincimento degli investigatori, nel giusto verso e proprio all’interno della cerchia di connazionali amici del defunto è stato individuato il suo presunto assassino. A monte del gesto, ritengono gli inquirenti, la vendetta per un danneggiamento subito. In sede di indagini, infatti, sarebbe emerso che alcuni giorni prima dell’omicidio, la vittima, già conosciuta in paese per gli eccessi nell’uso di sostanze alcoliche, avrebbe incendiato l’abitazione utilizzata da Rakesh, il quale, dopo un’insistente ricerca, avrebbe infine rintracciato Jelly Singh presso l’ex caseificio e ingaggiato con lui una discussione, poi degenerata in una vera e propria colluttazione fisica. L’arrestato, già all’indomani del rinvenimento del cadavere del suo connazionale, più volte sentito dagli inquirenti, aveva fornito varie e contrastanti versioni sui fatti, ammettendo, comunque, sin da subito, di aver colpito Jelly Singh alla nuca con un bastone e di essersi subito dopo allontanato dall’ex caseificio dove, a suo dire, avrebbe lasciato il compatriota ancora in vita. Kumar Rakesh, al termine delle incombenze di rito, è stato condotto presso la Casa circondariale Arghillà di Reggio Calabria.

 

Si rifiuta di pagare il biglietto del treno e manda all'ospedale un ferroviere: arrestato

I Carabinieri hanno tratto in arresto un quarantaduenne già noto alle forze dell'ordine per reati di violenza o minaccia a Pubblico Ufficiale, interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità e lesioni personali. Secondo la ricostruzione dei militari dell'Arma, D.G.N., di Melito Porto Salvo, a bordo del treno regionale "Reggio Calabria Centrale – Catanzaro Lido" privo del previsto titolo di viaggio, si sarebbe rifiutato di pagare il biglietto e scendere dalla vettura ed avrebbe aggredito il dipendente di "Trenitalia S.p.A." procurandogli contusioni escoriate multiple della faccia, del collo e arti superiori con una prognosi di otto giorni. La vicenda ha determinato, inoltre, il blocco della circolazione ferroviaria per oltre un’ora.

'Ndrangheta, "Onorata Sanità": confiscati beni ad un ex assessore regionale

In esecuzione di un decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, il Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria ha proceduto,  Sezione Misure di Prevenzione, alla confisca di 2 terreni, ubicati in località San Giuseppe, per un valore stimato in 600.000 euro nei confronti di Domenico Crea,  64 anni, di Melito Porto Salvo, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata "Onorata Sanità", condotta dai Carabinieri nel gennaio del 2008. I due terreni confiscati erano già stati oggetto di sequestro preventivo, eseguito dai Carabinieri nel novembre del 2009, unitamente ad altri beni, anch’essi già sottoposti a confisca nel maggio del 2011, tra cui la clinica "Villa Anya" ed il patrimonio mobiliare ed immobiliare di Crea. Domenico Crea è stato arrestato il 28 gennaio 2008 in in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura Distrettuale, nell’ambito dell'operazione "Onorata Sanità". In particolare, l’attività investigativa, che originava dall’omicidio dell’onorevole Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale, perpetrato a Locri il 16 ottobre 2005, ha consentito di evidenziare l’operatività di un’associazione di tipo mafioso finalizzata al controllo elettorale (con riferimento alle elezioni regionali della Calabria del maggio 2005) ed alla gestione amministrativa del comparto della sanità pubblica e privata. Gli elementi emersi nel corso delle indagini hanno documentao le attività di alcune delle principali "locali" di 'ndrangheta della zona jonica di Reggio Calabria, in cui operava la cosca Morabito-Zavettieri, impegnate per sostenere la candidatura di Domenico Crea, poi nominato assessore e già in precedenza investito di altre cariche istituzionali. L’indagine, inoltre, ha fatto emergere condotte delittuose finalizzate alla commissione di reati di truffa, falso, abuso d’ufficio ed altro, posti in essere nella gestione della clinica privata denominata "Villa Anya", di proprietà della famiglia Crea.

 

Attimi di follia nella sala scommesse: in carcere il giovane che ha sparato all'impazzata

Attimi di follia nel pomeriggio di ieri a Saline di Montebello Jonico. Erano da poco trascorse le 17:30 quando, come ricostruito da una nota ufficiale dei Carabinieri, all’interno di una sala scommesse gremita di gente nella centralissima Via Nazionale, è scoppiato un diverbio tra il gestore della stessa ed un giovane del luogo. Alla base del litigio ci sarebbe stato un debito di poche decine di euro che il giovane avrebbe contratto con il titolare del centro scommesse. Sono volate parole pesanti, un affronto, un’umiliazione subita davanti a numerosi avventori che Giovanni Giofrè, 28enne incensurato del luogo non può sopportare. Il giovane, allora, si è allontanato dalla sala scommesse a bordo della sua utilitaria, per far ritorno dopo pochi minuti. Alcune persone che si trovavano sull’uscio dell’esercizio commerciale, come testimoniano le immagini del sistema di video sorveglianza, sono rimaste attonite e paralizzate quando lo hanno visto ritornare a gran velocità a bordo della sua autovettura dalla quale è sceso imbracciando un fucile". Il giovane, riferiscono i militari dell'Arma,  si è avvicinato alla sala scommesse con passo deciso ed ha armato e fatto fuoco all’indirizzo della telecamera esterna del circuito di videosorveglianza del locale che si è polverizzato. Entrato all’interno del locale, ha iniziato a sparare all’impazzata verso i computer, le slot machine ed il bancone mandando tutto in frantumi. Giofrè ha fatto fuoco almeno 6 volte. L’arma utilizzata è stata un micidiale fucile beretta calibro 20 caricato a pallettoni. Oltre una decina le persone presenti all’interno del locale, tutti usciti miracolosamente illesi. Dopo aver distrutto tutto, Giofrè si è allontanato a bordo della sua autovettura facendo perdere le proprie tracce. Non appena ricevuta la segnalazione pervenuta  sul numero di emergenza 112, una decina di pattuglie dei Carabinieri della Compagnia di Melito di Porto Salvo, guidati dal Capitano Gianluca Piccione, hanno cominciato a presidiare l’intera zona con posti di blocco e di controllo dislocati su tutte le vie principali e secondarie. Nel giro di pochissimi minuti i Carabinieri hanno rintracciato, nei pressi dell’abitazione, l’autovettura del Giofrè, che, dunque, non aveva più alcun mezzo e si aggirava, molto probabilmente a piedi, per le campagne circostanti.  Il giovane, senza ormai possibilità di scampo, difatti, sentendosi braccato dai militari dell’Arma ha deciso, dopo qualche ora, di costituirsi presso il Comando Stazione Carabinieri di Saline di Montebello Jonico. Per lui si spalancheranno le porte del carcere di Arghillà. Dovrà rispondere, tra gli altri, dei reati di tentato omicidio, danneggiamento, porto abusivo di armi e ricettazione.  Recuperata infine, anche l’arma utilizzata unitamente a 13 cartucce a pallettoni che Giofrè aveva nascosto nel greto di una fiumara in località "Molaro".        

 

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