Calabria, arrestato latitante

I carabinieri della Stazione di San Ferdiando (RC) hanno catturato, ad Amantea (CS), il latitante Giovanni Priolo, di 61 anni.

L’uomo è stato individuato ed arrestato nel corso di un’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi.

Accusato del tentato omicidio di Giuseppe Bramante, avvenuto a Gioia Tauro il 14 dicembre 2017, Priolo era ricercato dal marzo scorso in seguito ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria.

Il 61enne è stato individuato dai carabinieri che, da qualche giorno, monitoravano  l’abitazione di una donna di San Ferdinando ritenuta sentimentalmente legata all’uomo.

L’operazione è scatta la notte scorsa, quando i militari hanno notato alcuni movimenti di autovetture e soggetti ritenuti sospetti. Così hanno deciso di  non abbandonare l’obiettivo ed, all’alba, hanno iniziato un lungo pedinamento attraverso le province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro. Dopo circa tre ore di osservazione a distanza, i militari hanno raggiunto il lungomare di Amantea e, fingendosi turisti, sono entrati in un bar al cui interno hanno riconosciuto la donna che si trovava in compagnia del latitante. Una volta verificata l’identità del ricercato, i carabinieri hanno proceduto all’arresto.

 Condotto presso gli uffici della Compagnia carabinieri di Gioia Tauro, al termine delle formalità di rito, Priolo è stato associato alla Casa Circondariale di Palmi (RC) a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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'Ndrangheta, catturato il super latitante Giuseppe Giorgi

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e gli uomini dello Squadrone Cacciatori di Calabria hanno arrestato il latitante di 'ndrangheta Giuseppe Giorgi, 56 anni, detto "u capra", ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo.

Ricercato dal 1994, Giorgi è stato scovato in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione, a San Luca.

Il blitz è scattato verso le 3,30 della notte scorsa, quando i militari hanno fatto irruzione nella casa del ricercato.

Giorgi è stato individuato dopo circa 5 ore di lavoro,  quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio. A quel punto, il latitante ha manifestato la sua presenza.

Prima di procedere alla cattura, i militari hanno dovuto sbloccare il congegno che apriva l'accesso al bunker. Una volta sistemato il dispositivo Giorgi è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.

Inserito nell'elenco dei cinque latitanti più pericolosi d'Italia, il 56enne deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna.

I carabinieri arrestano in Albania latitante internazionale (VIDEO)

I carabinieri del Gruppo di Locri ed in particolare del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Bianco, coadiuvati da personale del Servizio di cooperazione internazionale di Polizia e della Polizia Albanese, hanno tratto in arresto il latitante Leonard Mucllari, 28enne, originario del Paese selle aquile, ricercato dall’ottobre del 2011 dopo essere evaso dal regime di detenzione domiciliare cui era sottoposto presso l’abitazione di residenza dei genitori, a Palizzi Marina (RC).

Il latitante, considerato a seguito delle risultanze investigative, elemento dalla elevata caratura criminale, è stato condannato nel 2014 dal tribunale di Locri alla pena di oltre sette anni di reclusione.

Mucllari, il 26 ottobre del 2011, nel giorno del suo compleanno, dopo essere evaso dalla detenzione domiciliare, è riuscito ad organizzare nottetempo una complessa fuga verso l’Albania, dove, a soli 5 giorni di distanza, il 1 novembre successivo, ha ultimato le procedure per la modifica dei propri dati anagrafici in Hasan Mucollari, nella speranza di riuscire a sfuggire ai rigori della legge.

Il 13 agosto del 2012, ha, quindi, contratto matrimonio con una connazionale in Albania fissando la propria residenza a Pogradec, cittadina di circa 30mila abitanti situata nel sud-ovest del Paese, che si affaccia sul lago di Ocrida ai confini con la Macedonia, dove svolgeva saltuariamente l’attività di autotrasportatore.

Nonostante le prime attività di ricerca del latitante abbiano dato esiti negativi, gli investigatori sono sempre rimasti sulle sue tracce effettuando un attento e costante monitoraggio dei suoi parenti in Italia, ovvero dei genitori e della sorella minore, tutti residenti a Palizzi Marina. Le numerose accortezze utilizzate da tutti i componenti della famiglia, che nei primi anni hanno interrotto qualsiasi contatto con il latitante hanno complicato non poco le attività di ricerca.

La tenacia dei militari, tuttavia, a distanza di circa 5 anni dall’evasione, è stata ripagata.

Il tempo trascorso ha probabilmente indotto il latitante a ritenersi al sicuro, forte anche della sua nuova identità e residenza nel paese di origine. In seguito ad un semplice contatto telefonico, avvenuto nel mese di settembre del 2016 tra l’utenza di Mucllari e quella in uso al padre, sono state avviate complesse attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale, che hanno consentito di monitorare i contatti e gli spostamenti dell’intero nucleo familiare, nobché di ricostruirne la nuova composizione in Albania.

Un’antica tradizione locale vuole, infatti, che la nuora chiami “mamma” la suocera, e ciò ha consentito in prima battuta di apprendere del matrimonio del latitante oltre che di individuarne con certezza la moglie. Importante elemento di innovazione, inoltre, è rappresentato nella circostanza dall’utilizzo da parte degli investigatori di un noto social network, grazie al quale è stato possibile identificare compiutamente amici e familiari del latitante in Albania, nonché ricostruire con minuzia i dettagli della sua nuova vita privata.

Infine, nel dicembre del 2016, un viaggio in Albania effettuato dai genitori del latitante, desiderosi di incontrare la propria nipote, ha consentito la localizzazione certa della sua nuova residenza e l’avvio delle procedure idonee ad internazionalizzare il Provvedimento esecutivo del tribunale di Locri, in forza del quale gli uomini dell’Arma hanno potuto catturare il latitante direttamente in Albania, grazie anche alla stretta sinergia con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia e alla collaborazione fornita in loco dalle Autorità albanesi.

È finita così la lunga latitanza di Mucllari, che, condotto presso il carcere di Pogradec, vi dovrà scontare la pena di 7 anni e 3 mesi di reclusione.

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'Ndrangheta, arrestato il latitante Giuseppe Facchineri

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato il latitante Giuseppe Facchineri di 47 anni. L’uomo, considerato di personaggio di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Cittanova (RC) è gravato da numerosi precedenti di polizia per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, rapina, porto abusivo di armi, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, furto aggravato, ricettazione. L’arresto è stato eseguito nell’ambito dell’operazione “Alcova” così denominata in quanto trae origine dal luogo dove è stato catturato Facchinari.

Le vicissitudini giudiziarie più recenti dell’arrestato risalgono al 2014, allorquando era stato tratto in arresto unitamente alla madre e al fratello, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palmi, con l’accusa di estorsione e rapina in concorso aggravate.

Le indagini, inizialmente coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi e successivamente proseguite dalla Direzione distrettuale antimafia, con il coordinamento del Procuratore Federico Cafiero De Raho, erano state avviate a seguito di una perquisizione di iniziativa effettuata nell’abitazione di un residente del luogo.

In quella circostanza, i militari avevano rinvenuto un’agenda e alcuni documenti contabili riferiti a rapporti economici non meglio precisati con componenti della famiglia Facchineri. I riscontri successivi hanno permesso di riscontrare richieste estorsive, derivanti dalla vendita di dieci bovini (per un importo di 10 mila euro) risalente al 2009 tra Caterina Facchineri, madre di Giuseppe e la vittima, la quale, pur avendo regolarmente pagato la cifra pattuita, era stata oggetto di continue richieste di danaro, avanzate a titolo di pretesi interessi sul pagamento del bestiame acquistato.

Pertanto, dopo alcuni mesi in carcere, Giuseppe Facchineri era stato ammesso a beneficiare degli arresti domiciliari presso l’abitazione di alcuni familiari in provincia di Arezzo.

Tuttavia, non appena ha avuto inizio il processo, le testimonianze che si sono susseguite ne hanno evidenziato una posizione sempre più grave, che lasciava presagire ad un’elevata probabilità di riportare una pesante condanna.

Nel corso dell’udienza del processo celebrata il 16 gennaio 2016, Facchineri aveva addirittura inveito e minacciato di morte la persona offesa.

A quel punto, i reati di cui era già chiamato a rispondere, uniti alla condotta assunta nel corso del processo e alla pericolosità evidenziata, avevano determinato il ripristino della custodia cautelare in carcere, che era rimasta ineseguita in quanto Facchineri non aveva più fatto rientro presso l’abitazione dove scontava gli arresti domiciliari.

Da quel momento sono iniziate le indagini dei carabinieri della Compagnia di Taurianova, che dopo quasi un anno e mezzo di attività incessanti sono così riusciti a risalire al covo dove il latitante continuava ad incontrarsi periodicamente con la moglie.

L’arresto è stato eseguito alla 3,45 circa di questa notte, nel corso di un blitz portato a termine dai Carabinieri di Taurianova, con l’ausilio dei militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.     

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Rastrellamenti in Aspromonte: scoperto un covo per latitanti

Continuano i servizi di controllo straordinario del territorio disposti dal Comando Gruppo carabinieri di Locri ed effettuati anche con il supporto dei colleghi dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori” di Vibo Valentia.

Negli ultimi giorni, i militari dell’Arma, sono stati impiegati in numerosi rastrellamenti, anche in orari serali e alle prime luci del giorno, nelle aree rurali dell’entroterra della Locride, alla ricerca di armi e materiale esplodente, nonché alla ricerca di latitanti. In tale ambito, i carabinieri hanno setacciato le zone aspromontane ricadenti nei comuni di Ciminà, San Luca e Platì, ispezionando ampie zone boschive, casolari abbandonati, pozzi ed anfratti naturali.

Durante i serrati controlli svolti è emerso che i carabinieri della Compagnia di Locri, e in particolare quelli della Stazione di Sant’Ilario dello Jonio, nella mattinata di ieri, hanno rinvenuto in un terreno demaniale dell’entroterra del comune di Ciminà, un caseggiato delle dimensioni di 4,5 X 3 metri ed altro circa 2,5 metri, completo di arredi in plastica, ambiente cucina, 4 letti con materassi di cui uno con catena ancorata alla rete da letto. Il modulo abitativo era completo di impianto elettrico, idrico e di areazione, con relativa caldaia, annessa al box doccia. L’accesso, abilmente occultato dalla fitta vegetazione, era consentito mediante una porta mimetizzata. All’interno del manufatto, probabilmente ancora in uso alle locali cosche di ‘ndrangheta come deposito di armi e munizioni, sono stati rinvenuti, in ottimo stato di conservazione:

oltre 900 cartucce di vario calibro e tipo;

2,5 Kg di polvere da sparo;

2 ottiche per fucile di precisione;

1 rastrelliera per fucili con relativo olio lubrificante per armi;

numerosi capi di abbigliamento maschile per ambiente montano;

creme di mascheramento, torce e lampade a batterie;

viveri di conforto, generi alimentari e farmaci vari.

Il rifugio ha tutte le caratteristiche per essere considerato un “covo” per latitanti alla macchia da anni ovvero per essere stato utilizzato, in anni passati, per la custodia dei sequestrati, atteso il rinvenimento di una catena ancorata al letto.

Tutta l’area è stata sottoposta a sequestro così come il materiale rinvenuto.

Sempre durante i serrati controlli, i Carabinieri del N.O.R.M. della Compagnia di Locri  hanno tratto in arresto un 24enne di origini rumene, in ottemperanza ad un mandato di arresto europeo emesso dall’Autorità giudiziaria rumena lo scorso mese di dicembre. Lo stesso, riconosciuto colpevole del reato di danneggiamento in quello stato, è stato tradotto presso la casa circondariale di Locri a disposizione dell’Autorità giudiziaria per la conseguente estradizione.

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'Ndrangheta: arrestato a Rosarno il boss latitante Marcello Pesce

Il boss della 'ndrangheta, Marcello Pesce è stato catturato dalla Polizia di Stato in una casa ubicata nel centro di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Ricercato per assciazione di stampo mafioso, Il 52enne Marcello Pesce, detto ''U Ballerinu'', è stato arrestato all'alba di oggi  dai poliziotti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria.

Considerato boss della 'ndrangheta tra i piu' pericolosi, Pesce al momento dell'arresto non era armato e non ha opposto alcuna resistenza.

'Ndrangheta: arrestato a Rosarno il boss latitante Marcello Pesce

Il boss della 'ndrangheta, Marcello Pesce è stato catturato dalla Polizia di Stato in una casa ubicata nel centro di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Ricercato per assciazione di stampo mafioso, Il 52enne Marcello Pesce, detto ''U Ballerinu'', è stato arrestato all'alba di oggi  dai poliziotti dello Sco e della squadra mobile di Reggio Calabria.

Considerato boss della 'ndrangheta tra i piu' pericolosi, Pesce al momento dell'arresto non era armato e non ha opposto alcuna resistenza.

'Ndrangheta, latitante calabrese arrestato a Siracusa

Nella notte appena trascorsa, i carabinieri dell’aliquota Operativa della Compagnia di Siracusa hanno arrestato, in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelari in carcere, Vincenzo Alvaro, classe 1972, originario di Sinopoli (RC), appartenente all’omonimo clan, pluripregiudicato per i reati di rapina, estorsione, armi e stupefacenti. Da alcuni mesi, per sottrarsi all’esecuzione delle due misure, l'uomo si era nascosto all’interno di un’abitazione di Belvedere, evitando il più possibile contatti con l’esterno. Grazie alla conoscenza del territorio, a seguito di una breve, ma intesa attività d’indagine,  i militari dell'Arma sono riusciti ad individuare l'abitazione in cui si nascondeva il 44enne. All’interno della casa sono stati rinvenuti più di 10 mila euro in banconote da 50 euro, che Alvaro utilizzava per le diverse spese che doveva affrontare nella clandestinità. Le due ordinanze di custodia cautelare in carcere rappresentano l’esito di due distinte indagini condotte, rispettivamente, dal GOA della Guardia di Finanza di Catanzaro che vedevano l'arrestato denunciato, insieme ad altri 34 soggetti, per associazione finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di cocaina proveniente dal Sud America e dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Genova, per detenzione e traffico di cocaina proveniente dal Perù e nascosta all’interno di container. Al momento della cattura, Alvaro non ha opposto alcuna resistenza. Dopo essere stato tradotto presso gli uffici dell’aliquota Operativa per l'espletamento delle incombenze di rito, è stato associato alla casa circondariale di Siracusa così come disposto dalle Autorità giudiziarie mandanti. Allo stato sono in corso ulteriori indagini finalizzate ad individuare le dinamiche, nonchè  la rete di persone che hanno favorito la lalatitanza dell'arrestato.

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