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Quella sinistra che “scopre” gli effetti degli avvisi di garanzia

“Se passa l’idea che basta un avviso di garanzia per estromettere qualcuno da un incarico, allora d’ora in poi tutti sono esposti” anche perchè “un avviso di garanzia di questi tempi non si nega a nessuno”. Lo avesse detto Silvio Berlusconi - o anche un Peppe Scopelliti qualunque – e apriti cielo. “La solita destra che pretende impunità” avrebbe avuto modo di affermare qualche commentatore dal giudizio facile. E invece sono parole, pronunciate nel bel mezzo di una conferenza stampa, dall’(ex) assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione, l’unico componente dell’esecutivo che non si è dimesso a seguito di ‘Rimborsopoli’ e che è stato sostituito senza nemmeno essere “chiamato” dal governatore Mario Oliverio. Sì, proprio lui, quel Guccione che fra il 2005 ed il 2007 ha ricoperto la carica di segretario regionale dei Ds, poi eletto nell’assemblea nazionale del Pd. La portata dello “scandalo” che ha travolto anche gli uomini della compagine renziana con precedenti esperienze a palazzo Campanella ha in pratica azzerato i vertici regionali, coinvolgendo pure il presidente del consiglio Antonio Scalzo. In un momento di crisi economica e sociale così acuta, nessun cittadino ha sopportato l’ipotesi che qualcuno possa aver utilizzato soldi pubblici per fini prettamente personali. Quindi dimissionari e dimissionati non hanno avuto scampo, perché questa legislatura ha perso credibilità. Se qualcuno ha effettivamente rubato, non può infatti fare nè l’assessore nè il presidente del consiglio. E nemmeno, ad avviso della redazione di questo giornale, il consigliere regionale. Ma che succede se, invece, non lo ha fatto? Gli viene stroncata la carriera e gli viene addossata un’etichetta di cui ben difficilmente si libererà? Ecco allora che serve l’equilibrio per stemperare il furore del momento. Il timore di Guccione è lo stesso di chi ha vissuto situazioni analoghe in tempi diversi. Solo che all’epoca, per i compagni di partito e di coalizione di Guccione, era un refrain sostenere che “c’è bisogno di legalità” e che “bisogna apparire oltre che essere onesti”. Il punto è allora che non ci si deve sbilanciare nei confronti di chi sta dall’altra parte della barricata: innanzitutto perchè è impossibile essere i possessori della verità rivelata e poi perchè un giorno, magari non troppo lontano, si potrebbe ricadere negli effetti di quelle “congetture” o di quei “complotti” che prima venivano denunciati dagli avversari. Sia chiaro: non è questo il caso dei “complotti” di cui sopra. Ma la morale è la stessa, e cioè che non occorre alzare la tensione con condanne mediatiche e dichiarazioni avventate. Con il passare del tempo, infatti, si potrebbe guardare alla realtà da un’altra angolazione.

 

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