Amministrative di Vibo, per Costa è l’ora di decidere

Ad un certo punto, sembrava l’unico concorrente. Quello che vince lasciando dietro di sé il vuoto. E invece da qualche tempo le cose non girano più per il verso giusto per Elio Costa. Da una parte si ritrova un avversario giovane e lanciato come Antonio Lo Schiavo, consacrato da primarie che per quanto discusse lo hanno visto prevalere su un ex consigliere regionale (senza considerare che c’è anche Antonio D’Agostino), dall’altro le grane interne si moltiplicano. Avviata la fase pre-elettorale con l’impostazione di un’aggregazione completamente civica, Costa dà oggi l’idea di aver timore di cedere terreno sulla concezione originaria. Il punto è che deve fare i conti con i partiti. Non è una riedizione del passato: stavolta non dipende dalle logiche di Franco Bevilacqua e Michele Ranieli, ma non può ignorare la voce del centrodestra. Se, infatti, vuole avere a sostegno un numero adeguato di liste non può non trattare (verbo che Costa certamente non usa, preferendo “dialogare”) con i partiti. E trattare significa chiedere ed ottenere, ma anche ascoltare e concedere. Che poi consentire a Forza Italia, che è sempre stato uno dei principali partiti italiani di utilizzare il proprio simbolo, una concessione in senso stretto proprio non lo è. La paura è degli effetti a cascata perché a quel punto bisognerebbe offrire parità di trattamento a Ncd e Udc. Questi ultimi due, in realtà, potrebbero correre sotto le insegne di Area popolare. La soluzione, in teoria, non sarebbe troppo complicata, se non fosse che Costa pare vittima della sua ostentata intenzione di ‘sentirsi diverso’ rispetto ai partiti o almeno della volontà di apparire predominante rispetto ad essi: forse per scacciare i vecchi fantasmi che sacrificarono la sua amministrazione sull’altare delle spartizioni (spirito di rivalsa?), forse per dare prova di discontinuità, forse perché ritiene queste organizzazioni politiche come degli ostacoli all’immagine di chi vuole rilanciare la città capoluogo di provincia in un frangente temporale in cui la fiducia nei partiti è ai minimi storici. Non basta dire alla Gazzetta del Sud che “Quello dei simboli è un problema loro”. Non è così, è un qualcosa che riguarda tutta la coalizione, a partire da chi la guida. Le aspirazioni del candidato a sindaco e i suoi ragionamenti sono legittimi, come lo sono però anche quelli di chi vuole contribuire al governo della propria città ed ha una precisa ideologia o una storia politica alle spalle.

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