Elezioni Comunali. Il Governo ha deciso: al voto solo il 5 giugno

Alle urne soltanto nella giornata di domenica 5 giugno. E' stata bocciata l'ipotesi, avanzata negli ultimi giorni, di estendere l'apertura dei seggi anche al lunedì successivo. "La spesa in più per votare anche di lunedì non sarebbe stata di centoventi milioni di euro - sono state le parole di Angelino Alfano, ministro dell'Interno - ma l'incremento sarebbe stato di circa cinque milioni di euro per le amministrative e di circa diciotto per il referendum". L'idea di permettere al corpo elettorale di votare il lunedì era stata messa in campo dallo stesso titolare del Viminale. Sarebbe stato, ha affermato oggi, "un modo - ha spiegato al Consiglio dei ministri - per andare incontro a una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne". "Esigenza che, tra l'altro - puntualizza Alfano - mi era stata rappresentata in prima battuta proprio da quei partiti di opposizione che, in questi giorni, ne hanno poi approfittato per attaccare il governo su presunte paure presenti e future. Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali, sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa - ha concluso il titolare del Viminale - abbiamo valuto opportuno lasciare le cose così come stanno".

Serra, elezioni comunali: quando al partito di "lu susu" si contrapponeva quello " di lu vasciu"

Alle prese con la campagna elettorale per il rinnovo degli organi amministrativi, Serra vive la classica situazione in cui le luci della ribalta vengono concentrate su facce vecchie e nuove. Da una parte, i neofiti che si affacciano per la prima volta alla finestra principale dalle quale si chiede il consenso; dall’altra rugosi volti che, seguendo un collaudato canovaccio, riaffiorano dopo il lustro trascorso sott’acqua. In ogni caso, vecchi e nuovi aspiranti battono palmo palmo ogni angolo del paese per chiedere, in taluni casi piatire, una preferenza. La pratica è tutt’altro che nuova se già, a fine Ottocento, Mastro Bruno Pelaggi verseggiava: “Pue quand’è l’ura di li votazioni,/ t’abbrazzanu e ti stringianu li mani,/ e si cu ttia non haannu relazioni,/ mentanu mezzi cu atri cristiani:/ vannu da chidhi chi ‘nci hai brigazziuoni,/ a cu’ dici «si!»: sinnò pierdi lu pani”. Non è l’unica analogia con quanto avviene oggi, tuttavia sarebbe fallace pensare che nulla sia cambiato. Se oggi si assiste ad una proliferazione di candidati, a cavallo tra Otto e Novecento, la situazione era diametralmente opposta, non solo perché l’accesso all’elettorato, sia passivo che attivo, era piuttosto limitato, ma anche per la composizione delle liste che si contendevano la guida dell’amministrazione cittadina. In assenza di partiti politici strutturati, l’aggregazione avveniva su base territoriale. Come ricorda Brunello De Stefano Manno nella “Fabbrica di cellulosa”, le liste in lizza erano due. Da una parte “il partito di lu suso”, dall’altra quello “di lu vasciu”, espressioni rispettivamente dei rioni Spinetto e Terravecchia. Le due fazioni davano luogo a “dispute […] complicate da una netta contrapposizione territoriale che vedeva il paese spaccato in due dal corso del fiume Ancinale”. Così, “le liste elettorali, esclusivamente civiche, riproducevano la situazione territoriale. Il fiume era il confine fisico e, spesso e volentieri, sul ponte dell’Ancinale si veniva alle mani”. Un altro elemento che contribuiva a creare una cesura netta tra le due fazioni, era l’appartenenza alle congreghe, “soprattutto tra quella dell’Addolorata di Terrevecchia e quella dell’Assunta di Spinetto”. La contesa elettorale si concludeva, il più delle volte, con la vittoria del partito di “lu suso”, “mentre l’opposizione, tra cui militava Mastro Bruno, s’identificava nei sostenitori del partito di Sotto”. A ben guardare, però, le analogie superano forse le differenze, dal momento che la “piccola” Serra vantava anche allora un proprio rappresentante alla Camera dei Deputati. Bruno Chimirri, era e rimane la personalità politica più in vista che la cittadina bruniana abbia mai avuto. Esponente della Destra storica, titolare di dicasteri importanti in numerosi governi, a lui Mastro Bruno ha dedicato alcuni versi nei quali ricordando: “E’ pi lu mundu è truoppu mintugatu/ di tutti li putenti di la terra…/”, definisce i suoi oppositori locali “suriciedhi di mulinu”. Non manca, infine, l’ammonimento con il quale, il poeta, rivolgendosi ai suoi concittadini, dice: “Facitivilu miégghiu pi d’amicu, c’avimu aiuti, riparu e cunzigghju”. Il suggerimento, che denota la calabra propensione ad assecondare il potere, rappresenta, forse, la più grande analogia tra le campagne elettorali di ieri e quelle di oggi.

 

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Platì, la mafia e il PD

A Platì fallisce il Partito Democratico, non il mondo intero. A Platì sono state presentate due liste, quella Mittiga e quella Sergi. Come vi viene a mente che manchi la democrazia perché il PD non è riuscito a mettere assieme una lista sua con la bella statuina? Tre liste, del resto, erano troppe, per un paesino. Auguri a tutti i candidati. A Napoli, invece, i candidati sono diecimila (10.000). Gli opinionisti diranno che la camorra vuole tanti candidati, dopo aver detto che la mafia a Platì non ne vuole: mettessero il collegamento la testa con la penna! La Leonardi, una distinta signora evidentemente ignota ai cittadini di Platì, era stata indicata da Renzi, ma i suddetti cittadini non se la sono filata proprio, e con lei per la lista non si è offerto nessuno. Un’operazione banale, un normale fallimento della Leonardi e del PD: niente di epocale e catastrofico, non è caduto l’Impero Romano, non è l’Apocalisse; è un piccolo, insignificante fatto di un piccolo paese. Pigli pace, il cervellotico pezzo del Corsera di oggi su presunte "sindache" salvapatria. Una Lanzetta ci basta, sindaco men che mediocre, pessimo ministro, mancata assessore regionale; ottima farmacista. E non sta scritto da nessuna parte che se non c’è il PD non vale. Se questo partito, soprattutto in Calabria, è zeppo di beghe interne, lascia pur grattar dov’è la rogna, Paradiso XVII. A parte che il PD ultimamente è alle cronache per arresti e incriminazioni, e magari uno si guarda bene dal prendere la tessera e finire indagato! Renzi da dove aveva preso la Leonardi? Ma dallo stesso cappello a cilindro della Lanzetta, della Mogherini, della Guidi: facce pulite (beh, la Guidi… ), bell’aspetto… a! quanta species cerebrum non habet; sia detto in senso figurato e solo politicamente parlando. Bell’aspetto e nessuna sostanza politica. Di questo passo faremo presidente del Consiglio quell’attricetta già miss Italia che le fanno recitare la parte di Ecuba nelle Troiane o quella di Mirandolina o quella di Giovannona Coscialunga, ed ha sempre la stessa faccia se campa o se muore: però è bellina. Sarebbe ora che Renzi si disintossicasse dal passato di boy scout. Ma torniamo a Platì. Credo a Milano pensino Platì essere una metropoli tentacolare piena di industrie e porti e aeroporti e turismo, quindi con enormi interessi e tali da attirare le cupidigie di tutte le mafie del pianeta, inclusa la Jacuzia giapponese. Invece è un borgo aspromontano di 50 kmq tutto compreso, e ufficialmente 3.800 anime, di cui gran parte vivono altrove. Altro che turismo, non ha manco un metro di spiaggia dove piantare un ombrellone. Uno di quei tanti, di quel troppi, di quei 409 Comuni calabresi che andrebbero accorpati e tanti saluti; e per mille ragioni senza bisogno di mafia. Ammesso che un decimo dei 3.800 siano mafiosi, fa 380. Prima domanda: di che campano, chi rapinano, a chi impongono il pizzo e su che? Al negozietto dei tabacchi e verdura? Agli impiegati comunali? Sussistono attività industriali, commerciali, turistiche, culturali eccetera che facciano campare di pizzo i 380? Certo che no. Seconda domanda: se ci sono a spasso 380 mafiosi, perché non li arresta nessuno? Corollario finale. Io non mi candiderei mai a sindaco di Platì. Per paura della mafia? Macché: per paura di don Ciotti, don Mazzi, la Musella, e infiniti altri antimafia in servizio permanente effettivo… i quali verrebbero tutti i giorni a tenere un convegno, una marcia, una veglia, una cena, insomma una cosa antimafia; e io, invece di badare ai problemi del paese quali l’acqua e le fogne e le strade e il bilancio, dovrei trascorrere infelici mattinate a sentire predicozzi rifritti in risposta a domande preconfezionate di ragazzini sottratti alla scuola.  Mi viene un’ideona, e la suggerisco al futuro sindaco di Platì. Nomini un incaricato antimafia, ovviamente non per "combattere la mafia", che se ne frega di Platì, ma per fronteggiare l’arrivo di giornalisti, opinionisti e martiri vari; riceverli, tenere il discorsetto di circostanza, offrire un caffè a mezza mattinata. E quando chiederanno del sindaco, rispondere invariabilmente così: "Il sindaco vi saluta, ma ha molto da fare al Comune". Compito del sindaco non è fare lo sceriffo, ma badare a strade e marciapiedi e spazzatura e luci e altre pubbliche esigenze. Ah, un caffè, s’intende, e via: il Comune non ha fondi. Vitto e alloggio degli ospiti, a spese dei convenuti o di chi li vuole e invita: sarà un efficiente sistema di scrematura; e vedrete che verranno sempre di meno! Intanto, auguri a Platì.

 

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Elezioni Comunali. Presentata la lista "Dasà Futura": ecco i candidati

E' stata ufficialmente depositata la lista denominata "Dasà Futura" che, guidata da Francesco Gallace, parteciperà alle elezioni comunali del prossimo 5 giugno. Questi i candidati alla carica di consigliere: Domenico Bruni, Paola Campagna, Gianluca Corrado, Concetta Cavallaro, Bruno Demasi, Francesca Francesi, Mariangela Luzza ed Angelo Raffaele Pagano. 

Elezioni Comunali. Ecco i candidati della lista "Dasà Insieme"

E' stata presentata ufficialmente la lista dei candidati di "Dasà Insieme", capeggiata da Raffaele Scaturchio. Questa la composizione della squadra che concorrerà alla vittoria in occasione delle elezioni comunali del prossimo 5 giugno: Giuseppe Arruzza, Anna Maria Barba, Vincenzo Cirillo, Bruno Alessandro Corso, Francesco De Pace, Claudio Gentile, Cristian Racina, Maria Domenica Gentile, Domenico Scarmozzino, Teresina Sorace. 

Comunali Chiaravalle. Neri (PD): "Nostra lista unica in Calabria con maggioranza di donne"

"La lista di centrosinistra del PD di Chiaravalle può vantarsi di essere l’unica in Calabria, forse, ad avere la maggioranza di donne in campo". A rivendicarlo è Emanuela Neri, Segretario del locale Circolo del Partito Democratico. "Il nostro partito, in tempi non sospetti, ha eletto in piena democrazia un segretario donna, prima che le contingenze relative alla parità di genere – sottolinea la componente della Segretaria provinciale del PD - rendessero necessario un numero minimo di rappresentanza, e ha lavorato in modo che il genere femminile, fino a poco tempo fa poco rappresentato, prendesse le redini del partito e ne decidesse il percorso. Con questo non voglio dire che la salvezza di Chiaravalle passa dalla scelta di consiglieri donna o di assessori donna. Avremmo potuto avere la maggioranza di candidati maschi e assicurare la stessa professionalità e lo stesso impegno.  E’ l’apertura mentale la cosa importante da non sottovalutare. In questo paese, finalmente, le donne assurgono al ruolo di protagoniste e scelgono, insieme agli altri rappresentanti, il candidato più autorevole e esperto alla carica di sindaco in un periodo di ristrettezze economiche e di difficoltà sociali. L’essere madri, l’essere mogli non presuppone un allontanamento dalla scena sociale, anzi, da la possibilità di vedere le cose da un diverso punto di vista e affrontare le problematiche con più risolutezza e accuratezza". "Politicamente - spiega la dirigente PD - abbiamo fatto una scelta, quella di proporre Pino Maida come candidato a sindaco, una persona di esperienza che attraverso le proposte di una classe dirigente giovane  e dinamica può assolvere al meglio il ruolo che la cittadinanza sicuramente gli conferirà. Chiaravalle è una cittadina che presenta molte difficoltà. La responsabilità che la contraddistingue, però, è quella di dover rappresentare  la spinta nei confronti del territorio delle Preserre, il dover essere di esempio per i paesi che ne formano quotidianamente il bacino di utenza. Dobbiamo dare risposte ai cittadini. E possiamo darle, solo nel momento in cui ci vengono affidate delle responsabilità. Per questo invito  tutti i cittadini di Chiaravalle  a fare un attenta riflessione e sostenere quella che può essere l’unica possibilità che questa cittadina ha, quella di scegliere la sola compagine politica che si occupa della gente 365 giorni all’anno e non solo durante i periodi di campagna elettorale. Noi siamo tra la gente tutti i giorni e ci mettiamo la faccia sempre. L’ossatura del nostro gruppo è ben riconoscibile al contrario di chi si propone come alternativa ma alla fine alternativa non è". "Questi fuochi di paglia – conclude Emanuela Neri - si spegneranno il 6 giugno e casomai si riaccenderanno tra 5 anni quando finiremo il nostro mandato e avremo cambiato in meglio Chiaravalle".   

Elezioni comunali, Alfano firma il decreto: al voto il 5 giugno

È stato un decreto del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a stabilire ufficialmente la data di svolgimento del turno annuale ordinario delle elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario per domenica 5 giugno. L’eventuale turno di ballottaggio, nei Comuni in cui è previsto, avrà luogo domenica 19 giugno.

 

Comunali di Chiaravalle, Pino Maida candidato a sindaco per il centrosinistra

Alla fine di una riunione fiume il PD di Chiaravalle Centrale ha scelto la figura che dovrà concorrere per la carica di Primo Cittadino alle prossime elezioni amministrative, che dovrebbero svolgersi, con molta probabilità, il prossimo 5 giugno. Giuseppe Maida, ex sindaco e vicesindaco nella passata gestione Bruno, sarà il candidato che andrà a sfidare Domenico Donato, candidato della lista civica nata dall’alleanza tra il movimento Anno Zero e Santo Sestito, esponente di NCD, e la compagine di centrodestra che alla fine dovrebbe trovare la quadra intorno al nome del sindaco uscente Gregorio Tino. Niente rinnovamento, quindi, almeno per quanto riguarda la figura del candidato a sindaco. "Chi sperava comunque in un cambio di rotta - fanno sapere dal PD di Chiaravalle - non resterà deluso, dato che le figure che andranno a comporre la lista sono tutte rappresentate da esponenti del partito e della società civile che per la prima volta si cimentano in una competizione elettorale. Professionisti di diversi settori che hanno deciso di scendere in campo e far parte della lista, che quasi sicuramente sarà lista di partito, targata Partito Democratico". Massimo riserbo sui nomi dei candidati alla carica di consigliere.

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