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Serra, comunali: ecco il candidato a sindaco del centrosinistra

Nel nuovo centrosinistra il candidato a sindaco c’è. Con il tramonto delle speranze del consigliere comunale del Partito democratico, Rosanna Federico, e dalla professionista Michela De Francesco, sembrano tramontare anche quelle di chi vorrebbe che a guidare la compagine di centrosinistra ci sia una donna. Beninteso, secondo qualcuno sarebbe ancora possibile, ma la teoria deve scontrarsi con la pratica e i fatti dicono tutt’altro. Entrambe le figure femminili sarebbero vittime di veti incrociati da parte di altri politici. Rosanna Federico, che sarebbe stata la candidata naturale, sarebbe invisa all’ex sindaco Raffaele Lo Iacono che non vuole alcun candidato a sindaco che sia compromesso con la sua defenestrazione e a Vincenzo Damiani aspirante candidato a sindaco insieme all’ex assessore provinciale Domenico Dominelli che avrebbero fatto un passo indietro. Alla De Francesco verrebbe rimproverata la candidatura alle scorse comunali del marito, ex vicesindaco di Lo Iacono, Raffaele Masciari, nella lista “Al lavoro per il cambiamento” proprio contro la compagine censoriana. E allora? C’è che l’identikit che sarebbe stato tracciato dal deputato Pd, Bruno Censore, comunicato in primis ai fedelissimi e corrisponderebbe al segretario del circolo cittadino Paolo Reitano. Quest’ultimo, infatti, è un professionista, giovane, stimato, d’indiscussa fedeltà censoriana e, negli ultimi tempi, si è fatto notare in più di una occasione in manifestazioni pubbliche. Sulla lista Censore è stato esplicito: «Abbiamo diciotto candidati e qualcuno di loro dovrà fare un passo indietro ma sempre dando il proprio contributo al centrosinistra».

Elezioni comunali a Chiaravalle, De Leo: “C’è bisogno di una lista di armistizio politico”

“La situazione in cui versa la nostra comunità è disastrosa, peggio che in altre comunità, eppure avremmo le potenzialità per ritornare ad essere un moderno modello di sviluppo che torni ad essere da esempio per gli altri comuni”. Si rivolge direttamente ai cittadini di Chiaravalle Centrale il locale portavoce di Fratelli d’Italia Giuseppe De Leo che sottolinea come “purtroppo la situazione politica della nostra comunità, non ci permette di diventarlo, la situazione non è felice, non è serena, anzi direi che è molto difficile, quasi drammatica. Per questo motivo, in vista delle prossime elezioni amministrative, credo ci sia bisogno di una lista di armistizio politico che significa smetterla di litigare e cercare di fare il bene del paese. Mettere assieme le forze migliori – spiega l’esponente di destra - siano esse di destra di sinistra o di centro e pensare una volta tanto non solo alle prossime elezioni, ma ai futuri anni che aspettano la nostra comunità, poiché si rischia di andare a fondo se a fondo non ci siamo già. Una unione ribadisco delle migliori forze siano esse politiche o sociali con un programma che vuole parlare a coloro, e sono tantissimi nella nostra città,  che vogliono guardare al futuro delle proprie famiglie, dei loro figli con maggiore sicurezza. Alle poche imprese che vogliono tornare a crescere e scommettere sulla propria competitività e che in questi anni sono state lasciate sole. A quei giovani che hanno visto crescere i fattori di precarietà nella loro vita, così come a quelle persone anziane che guardano con maggiore preoccupazione ad uno stato sociale che è stato reso più insicuro e più incerto dalle politiche degli ultimi venti anni. Parlare ai nostri cittadini che vogliono tornare a sperare che il nostro paese era e sarà un grande paese. Che vogliono scommettere sulla propria capacità, sul loro talento, sulla propria professionalità. Che abbiano voglia di combattere. Un programma insomma per il bene di Chiaravalle. Un programma di governo di unione – precisa - che sarà una risposta alla richiesta di unità che proviene dai cittadini. La sollecitudine all’unità – è la conclusione - venga sancita appunto da un programma che abbia la capacità di parlare al paese con idee che servono al paese”.

Serra e il crocevia elezioni comunali: ecco perché i migliori si devono fare avanti

Solo da un paio di giorni Serra San Bruno è entrata con tutti e due i piedi nell'anno delle elezioni comunali. Un appuntamento apparentemente simile ai tanti che lo hanno preceduto nel passato, ma è indubbio che, alla luce del contesto storico locale e globale in cui esso sarà celebrato, riveste un'importanza capitale, se non decisiva. Non s'intravede esagerazione nel considerarlo, a tutti gli effetti, un incontro con il destino e sarà il modo in cui l'opinione pubblica, nelle sue mille sfaccettature di consapevolezza sociale, lo approccerà, a determinarne l'esito reale: non quello meramente numerico che darà un vincitore ed uno o più sconfitti, ma quello, ben più rilevante, della rotta da seguire verso il futuro, prossimo e remoto. Serra San Bruno è alla sua ultima chiamata, c'è poco da scherzare: il mix tra un'Amministrazione Comunale troppo pigra ed assente e gli oggettivi salti mortali che, in epoca di vacche magrissime, sono costretti a fare gli enti locali, ha determinato una lenta deriva verso il baratro. Con uno sforzo, neanche troppo faticoso, si fa spazio, ogni giorno sempre di più, l'idea che l'epilogo di questo declino, tuttavia, non sia ancora scontato. E' possibile, infatti, oltre che moralmente dovuto, fare di tutto per invertire il recente trend e risalire la china con orgoglio, con decisione, con la forza della tradizione e della pragmatica intelligenza. Perché queste non restino parole buone a rimpolpare il calderone degli auspici senza possibilità di tradursi in realtà serve, prima di tutto, una presa di coscienza da parte di tutti coloro che, per i motivi più diversi, hanno, anche senza saperlo, il peso della responsabilità derivante dalle loro stesse capacità, professionali ed umane. Il riferimento, chiaro, è agli uomini e alle donne di buona volontà che, se animati da un sincero amore nei confronti della loro "Patria", non possono più nascondersi, non sono più nelle condizioni di disertare. Hanno l'obbligo, di fronte al bivio della storia, di fare non un ulteriore passo indietro, ma dieci in avanti. E' il momento delle scelte decisive ed in questi frangenti le menti più brillanti, i lavoratori più instancabili devono avvertire la necessità di abbandonare indolenze e paure e lanciarsi nel mare aperto della sfida: costi quel che costi, bisogna metterci la faccia, rifiutandosi di attribuire deleghe in bianco. Opporre, dunque, un rifiuto secco all'offerta apparentemente protettiva di trovare rifugio sotto l'ombrello che, con interesse, viene aperto, salvo essere richiuso subito dopo la pioggia di voti, da questo o quell'esponente politico "di grido", da questo o quel partito. Con espressione abusata si potrebbe dire che "le chiacchiere stanno a zero" e le tipiche promesse precedenti le elezioni sono ormai uno scrigno vuoto. La "cassa" piange e nessuno ha più l'opportunità e la forza, se non quella millantata, di lasciare intravedere all'orizzonte la luce di un lavoro, di un'agevolazione qualsiasi, di un beneficio, sia pur minimo, a vantaggio della vasta platea di potenziali illusi. Il popolo è semplice nelle sue valutazioni utilitaristiche, ma quei patti, taciti o espliciti, sui quali si fondava gran parte del consenso, non reggono più per evidente assenza di materia prima: la moneta di scambio del favore in cambio della preferenza non viene neanche più coniata. Del resto, dall'osservatorio privilegiato di un giornale è facile cogliere il "sentiment" della gente, oggi segnato come mai in passato da delusione, rabbia, disincanto. Nessuno fra i big che pensano di stringere le redini del consenso immagini di detenere, nella stessa misura del passato, quei consistenti pacchetti di voti sui quali per troppo tempo hanno dormito sonni tranquilli. La festa è finita: per tutti. Quella della prossima tornata amministrativa a Serra San Bruno sarà una gara a perdere. Troppo remissiva la Giunta comunale uscente per poter sperare, in caso di discesa in campo con la stessa compagine, di riuscire a strappare una proroga ai tanti errori (amministrativi, politici e psicologici) commessi nel corso degli anni. Bruno Rosi e compagni pagherebbero, più che le azioni compiute, il disimpegno e la mancanza di dedizione alla causa. Limiti oggettivi che nel 2010 furono colpevolmente ignorati dal leader Nazzareno Salerno al momento della composizione delle liste. Se Atene piange, però, Sparta non rida con troppo anticipo: l'imbarazzante corsa iniziata dai tanti aspiranti di centrosinistra alla poltrona di Primo Cittadino ha fatto perdere di vista, come sempre, la visione a lungo raggio. Al momento, per le strade e sui social network, è tutto un indistinguibile vociare sul "prescelto" dal "Capo", nella fattispecie il deputato PD Bruno Censore, ma, escludendo roboanti recriminazioni contro l'attuale Amministrazione, non si intravede, nemmeno in lontananza, lo straccio di un'idea. Qualcuno potrebbe obiettare che per la proposizione di un programma alla cittadinanza c'è tempo e che le belle intenzioni, messe nere su bianco in "libro dei sogni" costituiscono un abuso della credulità popolare. In fondo, manca ancora qualche mese all'apertura dei seggi elettorali: nulla di più sbagliato. Se ci fosse stata una sincera aspirazione a sovvertire il pessimo andazzo di questi cinque anni, se questo desiderio fosse stato animato da un gratuito spirito di servizio al bene della comunità, non si sarebbe assistito, come accaduto in questi mesi, al balletto di posizionamenti di singoli personaggi "in cerca d'autore". Come se per loro il tempo si fosse fermato, le ambizioni personali hanno primeggiato sui drammi patiti da singoli e famiglie costretti ad una dura battaglia per la sopravvivenza in un contesto socio-economico depresso, depredato, piegato su sé stesso, salvo alcune lodevoli eccezioni rappresentate da chi, proprio no, non accetta l'ineluttabilità del declino. Serra San Bruno è un tesoro che, gestito con illuminazione e saggezza, saprebbe come risplendere di luce propria. Un'oasi di bellezza, di storia, di cultura, di benessere spirituale: gemme preziose, a maggior ragione, in un'epoca deturpata dalla globalizzazione uniformante e volgare. E' questa la ragione di fondo che induce ad abbattere egoismi e recinti ideologici, questi ultimi già abbondantemente ridotti in macerie dalla Storia. D'altra parte, quale valore aggiunto potrebbe mai dare il pensiero di destra o di sinistra nel ricercare soluzione degna di tal nome alla tragicommedia dei rifiuti, all'inaccettabile inquinamento dell'acqua, alla sempre maggiore percezione di insicurezza vissuta sulla pelle dai cittadini? Ed ancora, è davvero così qualificante essere di destra o di sinistra se la priorità è quella di arginare la sequenza di saracinesche che si abbassano per sempre, eventi che non sono da considerare, pur nella loro tristezza, semplici chiusure di esercizi commerciali, ma simboli portatori di un messaggio devastante alle generazioni future: Serra San Bruno sta per morire, il virus della rassegnazione da cui è affetta è contagioso. Sebbene non sia una questione anagrafica, perché il vento del "nuovismo" ha già arrecato tanti danni in altre parti della Calabria e dell'Italia intera, è fin troppo evidente che la "chiamata alle armi" vale, prima  di tutto, per quella generazione a cavallo dei 40 anni che, pur avendo accumulato un sufficiente bagaglio di esperienze, ha davanti a sé un pezzo di strada ancora lungo prima di cadere sotto la grandinata dei rimpianti. E non è neppure una questione politica in senso stretto: si discute, con vigore parolaio, di fantomatiche "terze liste", ma anche in questo caso qual è il progetto? Dov'è il disinteressato desiderio di chinarsi, deferenti, ai piedi di un disegno più grande, che altro non è se non quello di riprendere in mano la vita di una cittadina da troppo tempo, per un'imperdonabile irresponsabilità da parte della sua "classe dirigente" e con la complicità dei tanti che hanno subito passivamente in inutile attesa dell'osso lanciato dal "padrone", priva di punti di riferimento in grado di indicare la via? E' ora, è adesso, che ci si deve spogliare dagli alibi di comodo. E' ora, è adesso, che devono essere spalancate le porte al coraggio dei migliori. E' l'ultimo appello per costruire, con pazienza ed entusiasmo, un muro solido, da edificare facendo un uso corretto di buona prassi amministrativa. Mettano a disposizione, in una metaforica "chiamata alle armi", le ricche capacità di cui hanno dato prova nei loro rispettivi ambiti, le confezionino servendosi del legame indissolubile alla nobile culla bruniana e le offrano in dote alla causa da cui dipende la vita o la morte di un dono divino chiamato Serra San Bruno. Nessuno si senta escluso. 

Il centrosinistra vince le elezioni comunali a Taurianova: Fabio Scionti nuovo sindaco

Sono stati i 233 voti di scarto fra i due contendenti arrivati al ballottaggio a consegnare la vittoria delle elezioni comunali di Taurianova a Fabio Scionti, candidato della coalizione di centrosinistra. Il neo sindaco ha conquistato 4.042 preferenze, pari al 51%. Il rivale, Roy Biasi, che capeggiava un fronte di liste civiche vicine al centrodestra, ha raggranellato 3809 consensi, fermandosi al 49%. Già guida della Consulta delle Associazioni ed in passato presidente dell'Azione Cattolica in una parrocchia del popoloso centro della Piana, Scionti presta servizio per la Regione ed è laureato in ingegneri civile.  

   

   

Elezioni comunali, quel “potere” che logora chi ce l’ha

La tradizione politica dei paesi calabresi ha visto nei decenni passati la strenua lotta di sindaci condotta per conservare una postazione che, talvolta, faceva confondere i meno pratici con le dinamiche elettorali la persona fisica con il ruolo rivestito. Sono diversi gli esempi di capi di amministrazioni comunali che riuscivano a rimanere in sella per diversi lustri: non c’era ancora la regola dei due mandati e chi diventava primo cittadino, se sapeva scoprire e usare i “trucchi” del mestiere, manteneva l’incarico per più lustri. C’era una sorta di sete del potere che si autorigenerava: la stanchezza, se c’era, veniva ben mascherata, anche a se stessi. Gli avversari erano destinati a capitolare, perchè i pacchetti di voti venivano mantenuti con relativa facilità. Dare risposte concrete alla gente era, peraltro, una missione non impossibile e questo consentiva l’allungamento della “carriera”. Nel nuovo millennio le cose sono cambiate, perché dopo un certo numero (sempre minore) di anni si preferisce passare il testimone. È successo a Vibo Valentia con Nicola D’Agostino (centrodestra) che non si è riproposto, a Serra San Bruno con Raffaele Lo Iacono (centrosinistra) che, ancor prima dello scioglimento del consiglio comunale per effetto delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, aveva annunciato che non avrebbe ripetuto l’esperienza, e succederà ancora in qualche piccolo centro delle zone interne del Vibonese. Quello del sindaco di Torre Ruggiero Giuseppe Pitaro, per più aspetti, sembra un caso a parte: gli interrogativi su una scelta adottata a sorpresa quando ormai il secondo mandato volgeva al termine si moltiplicano e le stesse spiegazioni del diretto interessato fanno pensare. In generale, si percepisce una certa insoddisfazione circa l’operato amministrativo: spesso chi non si ricandida sa già come andrà a finire. Soprattutto è cosciente del quoziente di difficoltà dei problemi, dei vincoli legislativi, delle ridotte disponibilità finanziarie, dell’incompatibilità e dell’irrealizzabilità delle pretese dei consiglieri, delle abitudini di chi lavora nella Pubblica amministrazione, delle richieste (in qualche occasione grottesche) dei cittadini. Ma anche dei pericoli a cui si va incontro: gli errori oggi si pagano cari e rischiano di compromettere il futuro proprio e della comunità amministrata. Senza contare i sacrifici compiuti che penalizzano la propria famiglia: il tempo per rimanere a casa si riduce fino a scomparire del tutto e i rapporti possono allentarsi. Quel potere prima tanto desiderato si trasforma così in un fardello da cui liberarsi. Ma questo non sempre è spiegabile a chi è assuefatto a quel conformismo che porta a chiedere senza poi esprimere gratitudine e a criticare a prescindere. Sono insomma mutati i tempi: c’è poco rispetto per le Istituzioni (che in verità non fanno molto per meritarselo) e per le persone in quanto tali, c’è molta arroganza e superficialità nel giudizio. Ma questa, forse, è anche una questione di carattere educativo.

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Taurianova va al ballottaggio: sfida all’ultimo voto fra Biasi e Scionti

Testa a testa a Taurianova fra Rocco Biasi e Fabio Scionti nella sfida per la carica di primo cittadino. Il primo, sostenuto da liste civiche ma vicine al centrodestra, ha ricevuto 3.621 preferenze (39,82%), il secondo, appoggiato dal centrosinistra, ha ottenuto 3.528 voti (38,79%). Sarà dunque il ballottaggio a decidere chi sarà il prossimo sindaco del centro sciolto, per la terza volta, per infiltrazioni mafiose.

 

 

Risultati delle Comunali di Lamezia a rischio: verifiche in 16 sezioni

Saranno compiute le verifiche dei dati elettorali di sedici sezioni di Lamezia Terme in relazione alla consultazione celebratasi nella scorsa primavera per rinnovare il Consiglio Comunale. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Calabria accogliendo l'istanza avanzata da tre candidati, assistiti legalmente dall'avvocato Francesco Pitaro. Il Prefetto avrà due mesi di tempo, come disposto dai magistrati, per gli accertamenti del caso. Paolo Mascaro, emerso vincitore dalle urne capeggiando una coalizione di centrodestra, ostenta tranquillità: "Attendiamo l'esito della verifica".

D'Ascola: "Alternativa Popolare determinante per vittorie a Gioia e Lamezia"

“Esprimo le mie congratulazioni per i risultati conseguiti a Gioia Tauro e Lamezia Terme e l’elezione a sindaco di Giuseppe Pedà e Paolo Mascaro”. Queste le parole del senatore Nico D’Ascola, dopo il turno di ballottaggio per le elezioni amministrative. “Il contributo determinante portato dal nostro partito in entrambi i contesti elettorali, denota il grande impegno dato a supporto dei candidati e l’interesse dei cittadini nel voler premiare la buona politica, rispetto a chi la strumentalizza per i propri scopi. Da una parte le amministrazioni devono gestire la cosa pubblica in maniera efficiente e nell’ esclusivo interesse dei cittadini, dall’ altro gli stessi devono essere parte attiva, con valutazioni utili al miglioramento dell’agire politico. Siamo in un momento politico delicato – prosegue D’ Ascola - ed è necessaria una riflessione su come raggiungere determinati obiettivi per il bene del Paese. Noi siamo gli unici rappresentanti dei moderati, che si riconoscono in determinati principi. Dobbiamo costruire una casa dei moderati e prima ancora, condividere un programma politico. Ci sono soggetti delusi che vanno recuperati e questo compito spetta alla politica. Bisogna ricostruire il mondo dei moderati, ma partendo da basi intellettuali. La riunificazione del centrodestra - conclude il senatore - va fatta se si crea una cultura dei moderati e se ci sono dei soggetti politici in grado di interpretarne i principi”.

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