Nardodipace: che fine hanno fatto i megaliti?

 Il prof. Giuseppe Roma dell’UNICAL riserva la sua attenzione a delle emergenze di granito in territorio di Catroregio, nel Cosentino, che ha scoperto essere avvolte da una certa sacralità tradizionale. Inquadra la problematica in una dotta storia del culto delle pietre dalla preistoria al Medioevo. Ottimo.

 Eh, come non ricordare la vicenda di Nardodipace? Come aggettivare? Buffa vicenda, direi; e finita come meritava, nel nulla eterno.

 Ormai molti anni fa, nei dintorni di Nardodipace, vennero “scoperti” dei megaliti… cioè per la prima volta si prestò loro attenzione. Gli inizi furono seri e promettenti, con il coinvolgimento della scienza geologica, la quale rispose che occorrevano dei sondaggi al fine di appurare se si trattasse di un fatto meramente naturale o un fatto in tutto o almeno in parte antropico.

 Chiamato a dire la sua, il modesto sottoscritto fece rilevare intanto il culto delle pietre, ricordando Malta, le mura megalitiche eccetera; e, con particolare riguardo, le molte pietre sacre (sacro è una parola ambivalente!) dell’area ionica: Pietra del diavolo a Badolato, Pietra di Sant’Antonino a Satriano, Pietra di Sant’Agnese a Chiaravalle, Madonna della pietra… Chiese che gli fornissero due preziose informazioni: la toponomastica e qualche genuina leggenda locale.

 Insomma, sembrava che iniziasse uno studio dignitoso. Non solo, ma la curiosità spinse a ciò che mai era accaduto nella storia di Nardodipace: il turismo culturale.

 E invece… e invece finì tutto in pesce, quando della cosa s’impadronirono due distinti signori che qui definisco davvero squisitamente calabresi, cioè dotati di fantasia sbrigliata e desolante carenza di metodo filologico; e che, proprio per questo, ottennero un immenso successo in Nardodipace e altrove. Uno spiegò che si trattava dei Pelasgi, e pubblicò dei dottissimi vocabolari italiano – pelasgico / pelasgico – italiano, leggendo dei ghirigori come fossero l’elenco telefonico; l’altro… - e poteva mancare? - tirò fuori Ulisse, e proclamò che quelle pietre erano i Lestrigoni. Come non bastassero bufale immani di sbarchi a Sant' Eufemia, Copanello, Crotone… e reimbarchi da Catanzaro! Mi stupisco solo che non abbiano parlato dei Templari!

 Giù libri, giù convegni, giù cene… e, ovviamente, tutto venne sepolto dal e nel ridicolo; e indagini geologiche, zero; e figuratevi se fornirono la toponomastica. Oggi tutto passò nel dimenticatoio non c’è un randagio che, passando, getti un’occhiata sui megaliti di Nardodipace.

 Si può fare ancora qualcosa, anche alla luce delle ricerche del Roma? Boh: certo, dati i precedenti, solo se si vieta l’ingresso a Nardodipace a tutti i pastori di bufale e venditori di fumo, e si lascia fare a chi è del mestiere.

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Nardodipace. Loielo: “Mai interessi del PD per le sorti della comunità”

Riceviamo e pubblichiamo:

Leggo la nota stampa di qualche giorno fa del Segretario PD di Nardodipace, Samuele Maiolo, in merito ad alcuni attacchi indirizzati all’attenzione dei Commissari Straordinari che attualmente guidano l’Ente, e non posso esimermi da alcune indispensabili considerazioni.

Non è un segreto che io, anche in tempi non sospetti, abbia sempre affermato che in nessuna circostanza è auspicabile la guida di un importante Ente locale come il Comune da parte di commissari, soprattutto per la peculiarità del rapporto che deve indiscutibilmente intercorrere tra amministratori e Comunità che giammai potrà essere surrogato da burocrati inviati a tempo determinato dallo Stato per gestire le sorti di un territorio, a volte provenienti anche da fuori regione, com’è, appunto, il caso che attualmente ci riguarda.

E non è nemmeno un segreto che i commissariamenti che riguardano il Comune di Nardodipace non siano stati altro che il frutto di una inedita quanto becera battaglia politica condotta nell’ombra da chi non ha mai voluto tenere in debita considerazione il dato elettorale, la volontà popolare, il risultato democraticamente offerto dalle urne. Solo un ingenuo, infatti, ovvero chi tale vuol apparire, può credere che il Consiglio Comunale di Nardodipace sia stato davvero sciolto per motivi legati alla infiltrazione mafiosa nell’Ente. 

E’ oramai arcinoto, e sempre più spesso contestato da illustri Sindaci mai sfiorati da tali provvedimenti, che la normativa riguardante la dissoluzione degli enti locali sia sempre più spesso utilizzata quale arma politica contro avversari scomodi, rendendosi perciò urgente una sua radicale revisione al fine di rendere meno agevole l’adozione di tali rigorose iniziative statali che arrecano alle Comunità interessate, tra l’altro, ancor più danni di quelli che si vorrebbero astrattamente evitare.

Di questo avrebbero dovuto tenere conto coloro i quali hanno sempre utilizzato ogni metodo, anche quello più scorretto e meno ortodosso, al fine di distruggere quella classe dirigente che la Comunità si era liberamente scelta già nel 2007. Avrebbero dovuto tenere certamente in debita considerazione, cioè, i gravi danni per la Comunità di Nardodipace che da tali provvedimenti sarebbero derivati, soprattutto in termini di disservizi e di scarso interessamento, com’è naturale, per le problematiche del territorio, per le quali oggi il Segretario cittadino del PD si straccia le vesti.

Tuttavia, io non credo sia giusto, né intellettualmente corretto, scaricare tutte le colpe ai Commissari che oggi guidato il Comune, soprattutto per quanto riguarda la questione delle tasse e, ancor più particolarmente, la materia riguardante il pagamento dei canoni di locazione per l’occupazione di alcuni alloggi comunali.

In materia di tasse, chi ha avuto ruoli di amministratore comunale, benché di minoranza, nonché fa parte di quella compagine politica che ha prima sostenuto e poi direttamente guidato i governi succedutisi dal 2011 sino ad oggi, dovrebbe certamente sapere che pochi sono rimasti gli strumenti decisionali in merito a livello locale e che esse sono, invece, esclusivo frutto di scelte centrali, sia per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, che per quanto concerne l’IMU, l’IRPEF, ecc. 

Chi ha rivestito il ruolo di amministratore comunale dal 2013 in poi, tra l’altro, non può non sapere, se ha condotto in pieno tale incarico, quanto impegno l’Amministrazione Comunale ha profuso in materia per rendere in tutti i modi possibili meno oneroso ai cittadini il pagamento dei tributi locali. Esprimere generiche lamentele al riguardo, invece, al solo scopo di accattivarsi qualche consenso, non è altro che il tentativo di fare pura demagogia, fine a se stessa e che alcun risultato concreto porterà mai al gruppo di Samuele Maiolo e compagni, i quali mai hanno dimostrato, invece, reali interessi per le sorti della Comunità, giorno per giorno, per tutti i mesi dell’anno, e per tutti gli anni sinora trascorsi, man mano che le varie problematiche per la cittadinanza si andavano manifestando, comparendo, invece, soltanto con qualche comunicato stampa quando spunta all’orizzonte una ipotesi elettorale! 

Non ho visto, ad esempio, un intervento da parte di Samuele Maiolo e compagni durante lo scorso commissariamento del 2012 teso a sostenere i 180 cittadini destinatari dell’assurda pretesa dell’Ente in ordine alle pratiche del condono edilizio del 1986/’87, assistiti in quella fase solamente da questo gruppo politico che ha poi definitivamente risolto la questione durante l’Amministrazione Comunale guidata dal sottoscritto nel 2014. Così come non ho visto Samuele Maiolo e compagni correre in difesa di quei 14 dipendenti comunali che lo scorso ottobre avevano rischiato di perdere il posto di lavoro, salvati solamente dall’intervento del sottoscritto e del sindacato UGL!

In merito alla questione lamentata da Samuele Maiolo relativa alla richiesta dell’Ente del pagamento di un canone di locazione per la occupazione, peraltro sine titulo, di alcuni alloggi popolari, infine, non posso certamente scagliarmi contro la decisione assunta dai Commissari, i quali oggi devono necessariamente perseguire l’obiettivo di tutelare gli interessi del Comune e scongiurare possibili responsabilità per danno erariale a loro carico, quando so benissimo che la responsabilità di tutto questo è, invece, proprio di quei cittadini destinatari del provvedimento in questione, tra i quali figurano proprio stretti congiunti di Samuele Maiolo e compagni.

Come certamente il segretario cittadino del PD ricorderà, l’Amministrazione Comunale da me guidata già nel 2009 aveva individuato la idonea soluzione per consentire in maniera assolutamente indolore  agli  attuali  detentori  dei circa 270 alloggi comunali realizzati a seguito degli eventi alluvionali del 1951/’53 e mai trasferiti in proprietà agli aventi diritto dell’epoca di diventarne pieni proprietari, previo pagamento di una cifra simbolica di euro 500 per alloggio e delle spese per la stipula, registrazione e trascrizione del relativo atto notarile ammontante a circa euro 1.000. A seguito dell’avvio di quella procedura, infatti, una settantina di cittadini interessati, tra i quali anche il candidato a sindaco della lista avversaria Monteleone Cosmo e stretti congiunti di Samuele Maiolo e compagni, anziché aderire all’iniziativa comunale promossero ricorso al TAR, poi naturalmente vinto dal Comune. L’Amministrazione Comunale, tra l’altro, riaprì i termini del bando per ben tre volte, oltre a sanare sino al 2011 le domande tardivamente pervenute, ma una quarantina di quei cittadini, nonostante tutto, anziché aderire all’ultima chance offerta dall’ente con la ennesima riapertura dei termini del bando nel 2011, promossero un’ulteriore azione giudiziaria, questa volta tesa al riconoscimento della usucapione maturata sugli alloggi, al quale poi addirittura rinunciarono formalmente. 

Oggi la Commissione Straordinaria avvia una procedura volta a regolarizzare la posizione di quegli alloggi, certamente assai più rigorosa di quella attivata dalla mia Amministrazione, ed ancora una volta quei cittadini si oppongono, quando sarebbe giunto il momento di riconoscere, invece, che questa non è altro che la conseguenza delle proprie azioni, assumendosene adesso le dovute responsabilità. Tutto questo, tutti questi danni a scapito di una quarantina di cittadini, le cui conseguenze sono ancor più gravi di quelle sinora immaginate, si sarebbe potuto evitare aderendo all’iniziativa comunale anziché intavolare improbabili bracci di ferro. 

Ma ora si avvicina l’atmosfera elettorale e c’è chi pensa di uscire dal lungo e dannoso letargo...

 

                                                                                               Romano Loielo

                                                                                            Uniti per Nardodipace 

 

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Maiolo: “Nardodipace vive nell’abbandono delle Istituzioni”

Riceviamo e pubblichiamo 

È bastato qualche fiocco di neve per mandare in tilt la viabilità delle strade comunali e provinciali di accesso al paese e alle frazioni di Nardodipace e tutto nell’indifferenza delle istituzioni preposte. Ieri, dopo tre giorni di gelo, ci ha pensato il sole a sciogliere un po' di ghiaccio sulle strade visto che al comune di Nardodipace di sale non c’è nemmeno l’ombra; eppure fa tanto male vedere che in zone dove la neve e il ghiaccio non erano previste, perché zone marine, sono attrezzati anche a questa straordinarietà e Nardodipace e Provincia di Vibo che avrebbero dovuto preventivarla, si sono trovati impreparati. Ieri per finire in bellezza, nella frazione Cassari, siamo rimasti senza acqua tutta la giornata, visto che uno dei pozzi che alimenta il paese, ha la condotta ghiacciata.

Eppure sul fronte delle tasse non siamo impreparati anzi siamo all’avanguardia visto che tra rifiuti, Irpef comunale e provinciale, acqua e Imu ogni famiglia è costretta a sborsare oltre 1500 euro l’anno. Inoltre tanto per non farci mancare nulla, durante le feste natalizie, ad alcune famiglie che vivono da oltre 50 anni in un alloggio per alluvionati del 1951, si sono visti recapitare un regalo inaspettato: il canone di locazione di circa 200 euro mensile per continuare ad abitare nelle proprie abitazioni, che con tanta sofferenza e sacrificio ognuno ha reso vivibile e abitabile, infatti  la ristrutturazione e la manutenzione, che detti alloggi hanno avuto bisogno durante tutti questi anni, sono state sostenute,  a proprie spese, da chi li abita. 

Ieri doveva riaprire la scuola dopo la pausa natalizia,  per il ghiaccio è rimasta chiusa, i genitori attendono con ansia l’apertura perché dovrebbe coincidere con l’apertura del servizio mensa, che  per varie inadempienze ad oggi non è stato ancora attivato. 

Quando le istituzioni decidono di abbandonare un territorio dovrebbero farlo per intero, cioè tasse comprese.

Per stasera  è previsto un peggioramento del tempo, speriamo bene.

 

Samuele Maiolo

Segretario Circolo PD Nardodipace 

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Vecchia Calabria: Norman Douglas, le Serre e le "montagne che scappano"

E’ un viaggio lungo, attento, a tratti maniacale quello che, tra 1907 ed il 1911, Norman Douglas compie in Calabria. Un tour, al termine del quale, i fitti appunti vergati su decine di taccuini diventano un famoso libro, “Old Calabria”.

Pubblicato per la prima volta, nell’edizione inglese, nel 1915 ed in quella italiana nel 1962, il volume è ancora oggi considerato uno dei migliori e più avvincenti reportage di viaggio sulla Calabria.

Si tratta di una resoconto nel quale vengono meticolosamente riportate un’infinità di osservazioni raccolte, talvolta, in luoghi sperduti ed inaccessibili.

Animato dallo spirito del viandante, pur di saziare la sua curiosità, Douglas non si sottrae neppure alle imprese più dure. Il suo lento e paziente peregrinare lo porta anche sull’altipiano delle Serre.

Partito da Caulonia, il viaggiatore inglese, raggiunge Serra San Bruno, passando per Fabrizia. Lungo il tragitto, attraversando il “villaggio di Ragonà” e lasciando “quelli di San Nicola e Nardo di Pace sulla destra”, Douglas si lascia rapire dal “vigore gioioso” del paesaggio.

A colpirlo è la natura che circonda la “mulattiera [che] si snoda dentro e fuori tra le alture, attraverso prati fiorenti, brucati dal bestiame e pieni di insetti ronzanti e di farfalle”. Il percorso si “inerpica per le cime ricoperte d’erica e scende di nuovo attraverso radure fra castagni e lecci dai tronchi muscosi […] poi di nuovo fuori, nel sole del grano ondeggiante e dei papaveri.”

Il paesaggio descritto da Douglas, però, non è uniforme. Insieme all’elemento bucolico, richiama, infatti, il “lento e stretto” letto di un torrente, probabilmente l’Allaro, che attraversa una gola dove “nessuna brezza alita” e dove “il sole arde sopra il capo e le ore passano mentre si arranca attraverso quell’inferno infocato”.

Si tratta di “torridi deserti di ciottoli [che] fino a poco tempo fa erano le sole strade che portavano dalle piane alle zone montagnose”. Tuttavia, nonostante la fatica, a distanza di tempo, il paesaggio nel suo complesso suscita ancora“dolci” ricordi. Ricordi nei quali riaffiora dalla memoria “ la gloria degli oleandri tinteggianti di corallo, svettanti in solitari ciuffi di bellezza, o in aggruppamenti di fiamma, fuori della distesa pallida dei massi”.

Risalendo verso la vetta, Douglas nota il lavoro compiuto per “imbrigliare queste montagne che scappano”. Un lavoro “non semplice” fatto di “canaletti d’acqua [..] abilmente deviati dal loro corso naturale”, di piantumazione di “alberi e cespugli” che hanno il compito di “trattenere il suolo […] mediante le radici” e di “graticci” nei quali viene “raccolto il materiale che precipita verso il basso e permette ai semi delle piante, portati dall’aria, di radicarsi sulle mensole così formatesi”. Per quanto efficaci, le opere, frutto “dell’ingegnosità e della pazienza”, rischiano ogni giorno di essere “smantellate “ da un semplice “temporale”.

Il lungo tragitto culmina, dopo sei ore di viaggio, in una breve sosta a Fabrizia “il cui nome […] richiama associazioni non calabresi”. Nella cittadina che fu del principe Carafa, Douglas osserva la “nuova e pretenziosa chiesa” e le “stradine secondarie” caratterizzate “da un sudiciume indicibile”.

La visita, però, è piuttosto fugace, anche perché, per percorrere il tragitto che da Fabrizia conduce a Serra occorrono “ altre tre ore”. Un tragitto che si snoda attraverso “terre coltivate e pascoli e distese solitarie di felci, una volta coperti da boschi”.

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Trovata morta la guardia medica in servizio a Nardodipace

Stamattina, alle 8.30 circa, è deceduto a Nardodipace per cause naturali Domenico D’Agostino, 59enne residente a San Ferdinando, coniugato, medico in servizio notturno presso la locale guardia medica. L’uomo è stato rinvenuto dai carabinieri all’interno dello studio ambulatorio, accasciato al suolo.

Il personale medico del 118 di Serra San Bruno ha constatato il decesso per “arresto cardiocircolatorio legato a problemi di insufficienza cardiaca e vascopatia cerebrale”, avvenuto tra le 7:30 e le 8 circa. Su disposizione Pm di turno, dottoressa Callea, la salma è stata affidata ai familiari.

Fabrizia: sequestrati 5 Kg di droga, in manette un 33enne di Nardodipace

Proseguono le attività di contrasto alla produzione ed al commercio illeciti di sostanze stupefacenti da parte della Compagnia carabinieri di Serra San Bruno, diretta dal Capitano Mattia Ivano Losciale.

Nella giornata di sabato, infatti, è stato inferto un altro duro colpo alla rete criminale che gestisce il traffico di droga nel serrese. I Carabinieri della Stazione di Fabrizia, guidati dal maresciallo Giuseppe Pelaia, col prezioso aiuto dei militari dello Squadrone eliportato “Cacciatori” di Calabria, hanno arrestato, in flagranza, Rocco Ilario Maiolo, di 33 anni, originario di Nardodipace, con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Nel corso di una mirata perquisizione scaturita da una accurata attività info-investigativa, gli uomini dell’Arma hanno trovato il 33enne in possesso di quasi 5 chilogrammi di marijuana, già pronta allo smercio ed abilmente occultata in due sacchi, nascosti in un casolare, ubicato in località Allaro del comune di Fabrizia, di proprietà ed in uso all'arrestato.

Una volta immessa sul mercato, la sostanza stupefacente avrebbe fruttato circa 45mila euro. Espletate le formalità di rito, l'arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità giudiziaria di Vibo Valentia, in attesa di disposizioni sulla convalida del provvedimento e sul giudizio.    

L'operazione appena compiuta rientra nel piano di contrasto alla produzione ed alla vendita di sostanze stupefacenti messo a punto dalla Compagnia carabinieri di Serra San Bruno. A partire dall'estate, i militari dell'Arma al comando del capitano Losciale hanno: arrestato una persona, segnalato al prefetto cinque assuntori, sequestrasto 5 chilogrammi di sostanza stupefacente ed oltre 450 piante di Cannabis Indica, per un valore, sul mercato illecito, di oltre 65mila euro.

IL CASO: "La patente all’Asp di Serra si rinnova solo per un’ora a settimana"

Il cartello sulla porta non lascia speranza. Presso gli uffici Asp di Serra è possibile rinnovare la patente soltanto per un’ora a settimana, negli altri orari lo si deve fare presso il servizio di medicina legale di Vibo Valentia. Ha dell’incredibile quanto accade in un territorio martoriato, dove i servizi sono conquiste e i disservizi vengono serviti a cadenza giornaliera. Un territorio costellato di paesini situati nell’entroterra i cui abitanti per raggiungere il comune capofila devono percorrere gomitoli di curve senza soluzione di continuità, dove l’incidente è dietro l’angolo e le buche sono dei crateri. E allora l’Asp ha pensato bene di rendere la vita ancora più difficile a chi, magari, deve partire da Nardodipace dopo una giornata trascorsa sui campi per trovarsi puntualmente all’Asp di Serra nel giovedì pomeriggio dalle 17 alle 18 senza poter sgarrare un minuto, altrimenti il cartello è categorico, bisogna andare a Vibo. Disservizi e inefficienze determinate dalla carenza di personale o da scaricabarile che si fanno i soliti uffici? Una cosa è certa a pagarne le conseguenze sono sempre gli stessi: gli utenti. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il Direttore Aziendale e quali provvedimenti intende prendere. Senza contare che, come nel caso di specie, il tutto provoca degli svantaggi economici all’Asp visto e considerato che gli utenti che dovranno rinnovare la patente saranno costretti a rivolgersi alle scuole guida, dove i costi, è normale, sono maggiori tanto quanto sono minori le entrale per l’azienda sanitaria vibonese. Ma non facciamone una questione economica bensì di dignità, ancora una volta i cittadini dell’entroterra sono trattati da subalterni, costretti a subire decisioni ingiuste senza possibilità di riscatto.

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Nardodipace. Frequentazioni pericolose, stop somministrazione alimenti e bevande per un’associazione culturale di volontariato

A seguito della proposta di revoca emessa dal prefetto di Vibo Valentia a carico dell’attività di somministrazione alimenti e bevande ubicata all’interno di un’associazione culturale di volontariato, il competente responsabile del servizio del Comune di Nardodipace ha emesso un’ordinanza per imporre la cessazione di tale attività. Fra le motivazioni alla base del documento si legge testualmente: “ che la costante presenza del ... (omissis) ... nonchè l’essere abituale ritrovo di persone con precedenti di polizia e/o pericolose fanno ritenere l’esercizio dell’attività di somministrazione in contrasto con le esigenze di ordine e sicurezza sociale”. Si tratta, in sostanza, dell’ennesimo provvedimento di revoca registrato nelle zone interne del Vibonese.

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