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Dasà, fiaccolata fra dolore e incredulità: “Basta morti sul lavoro”

Quelle fiammelle accese sembravano dare sostanza ad una speranza che adesso è flebile, oppressa dal dolore più cupo. Una speranza che, però, si alimenta con la partecipazione attiva di una comunità intera che non vuole più lacrime versate sul sudore di chi esce di casa per portare un tozzo di pane ai propri pargoli, ma poi non rientra perché la sua vita viene spezzata dalla mancata sicurezza sui luoghi di lavoro.

Una comunità affranta, quella che insieme a tanti amministratori delle Preserre ha voluto far sentire il suo assordante silenzio. Ma quei cartelloni, che sembravano scritti con il sangue, trasudavano sofferenza e indignazione: “Basta morti sul lavoro”, “La sicurezza sta alla base del lavoro”, “La vita è preziosa - Obbligatorio lavoro sicuro”.

Dopo la Santa Messa, per le vie di Dasà, c’erano diverse fasce tricolori poggiate sul petto di coloro che vogliono guidare i loro cittadini verso un domani meno angusto; c’era chi porta il suo piccolo contributo alla collettività con il quotidiano impegno in un’associazione culturale il cui ruolo è fondamentale, soprattutto in termini di capacità di aggregare, in un’area in ritardo di sviluppo; c’erano tanti giovani e tanti anziani che hanno capito che è il momento di ribellarsi ad uno stato di bisogno che deforma gli equilibri del vivere sociale e che talvolta uccide.

E a ribadirlo è stato il sindaco Raffaele Scaturchio che questa iniziativa l’ha pensata, promossa, fortemente voluta. Ha voluto che la sua comunità rimanesse unita, anche se ferita dalla perdita di Domenico Fatiga, lavoratore che ha abbandonato questo mondo su un cantiere a Maierato. Il suo destino non deve più toccare a nessuno: è una battaglia di civiltà da portare avanti senza indecisioni e senza tentennamenti.

Dasà è caduta, ma ha ancora voglia di rialzarsi.

Dasà. È morto l’operaio caduto da un ponteggio

Non ce l’ha fatta l’operaio di 52 anni, di Dasà, che è caduto da un ponteggio mentre lavorava in un cantiere edile a Maierato. Nell’immediatezza era stato trasportato in elisoccorso all’ospedale “Pugliese” di Catanzaro, dopo è poi avvenuto il decesso. I familiari hanno generosamente optato per l’espianto degli organi. Il tragico evento ha scosso l’intera comunità delle Preserre, che piange per la sorte del lavoratore.

Rischio terremoto: solo pochi comuni del vibonese hanno un piano d'emergenza, ecco quali

In Italia le sciagure legate alle calamità naturali non sono mai mancate. La fragilità del territorio, nel corso dei secoli, ha determinato catastrofi di tutti i tipi. Negli ultimi anni, poi, la regolarità con si sono succeduti alluvioni e terremoti è stata quasi imbarazzante. Al fine di cercare di prevenire e fronteggiare al meglio le emergenze, con la legge 100 del 2012, è stato “riordinato” l’intero settore della protezione civile. La nuova normativa ha coinvolto direttamente i comuni, obbligandoli a dotarsi di piani d’emergenza finalizzati a gestire la prevenzione dei rischi e le operazioni in caso di calamità. Come evidenziato dal sito della Protezione civile nazionale: “Il piano d’emergenza recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita  “civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici”. Si tratta, quindi, di un documento imprescindibile la cui importanza è ritornata di stretta attualità in seguito al recente terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Un documento che, molto probabilmente, superata la contingenza, tornerà a rappresentare una delle tante inadempienze italiche. A dispetto della norma che ne imponeva ai comuni l'approvazione entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, in molti casi, i piani d’emergenza non sono mai stati redatti. Tra le regioni più inadempienti, neppure a dirlo, figura la Calabria. A certificarlo in maniera inequivocabile, l’elenco pubblicato sul sito della Protezione civile nazionale dal quale si evince che, dei 409 comuni calabresi, soltanto 219, ovvero il 54% del totale, si sono dotati di un piano. L’elenco, aggiornato al 18 settembre 2015 sulla scorta dei dai forniti dalle Regioni, evidenzia la responsabile negligenza di molti amministratori locali che, incuranti del fatto che i loro territori siano classificati ad alto rischio, non hanno provveduto ad approvare alcun piano. Nel poco esaltante contesto generale, spicca la provincia di Vibo Valentia, il cui territorio è classificato in zona sismica 1, ovvero la più pericolosa. Qualora ci fosse una calamità, infatti, dei 50 comuni che compongono l’area vibonese, soltanto in 4 (5, ove si consideri che, pur non figurando nell’elenco redatto dalla protezione civile, il comune di Dasà ha proceduto all’approvazione del piano il 25 settembre 2012), sarebbero nelle condizioni di mettere in atto le misure contenute nel piano d’emergenza. Gli unici comuni virtuosi, sono Fabrizia, Polia, Serra San Bruno e Zambrone, gli altri, con tutta evidenza, più che ai piani d’emergenza, preferiscono  affidarsi al buon dio ed alla sorte.

Prevenzione terremoti. Dasà, Scaturchio conferma: “Piano di emergenza già esistente, lavoriamo per aggiornarlo”

Gli ultimi eventi sismici hanno risvegliato l’attenzione su un rischio che la Calabria – e segnatamente il Vibonese – corre e che potrebbe avere effetti devastanti. Perdite gravissime in termini di vite umane, che rimangono nella memoria in maniera indelebile. “In 2.500 anni – specifica il Dipartimento nazionale Protezione Civile - l’Italia è stata interessata da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all’VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l’XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale”. Ecco allora che serve adottare tutte le precauzioni per cercare di limitare i pericoli. “La legge n. 100 del 12 luglio 2012 – viene spiegato sempre dal dipartimento - prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni approvino il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Il 12 ottobre 2012 il Dipartimento ha inviato una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale. Il Piano di emergenza rappresenta un indispensabile strumento per la prevenzione dei rischi e, quindi, il Dipartimento intende monitorare con attenzione, attraverso le Regioni e le Province Autonome, l’attività di realizzazione e di aggiornamento dei piani da parte dei Comuni”. Per quanto concerne la Provincia di Vibo Valentia, sul sito del Dipartimento figurano solo 4 Comuni adempienti: Serra San Bruno, Fabrizia, Polia e Zambrone. Ma, carte alla mano (delibera n. 25 del 25 settembre 2012),il Piano comunale di Emergenza di Dasà c’è ed è anche stato trasmesso in Prefettura. L’atto, come viene precisato nella stessa delibera, è stato approvato “per evitare gravi danni alla popolazione e alle strutture in occasione di eventi calamitosi” riconoscendo, dunque, che “occorre attuare una politica di previsione e prevenzione finalizzata alla riduzione della vulnerabilità del territorio”. Il sindaco Raffaele Scaturchio rivendica con orgoglio la lungimiranza di quella scelta e ricorda anche che, nel luglio 2013, “è stato inaugurato il Centro operativo comunale”. “Il nostro compito – aggiunge il primo cittadino – è quello di aggiornare ed integrare il Piano che abbiamo elaborato con puntualità e approvato senza perdere tempo. Tengo a puntualizzare la rilevanza di questo strumento che, in particolare, indica la via principale e la via alternativa per la macchina dei soccorsi, le zone più a rischio, le zone di raggruppamento persone, di stoccaggio materiali e individua i disabili e gli anziani che potrebbero maggiormente trovarsi in difficoltà. Inoltre, tutti i punti di interesse sono segnati su una mappa che integra il Piano. Vengono poi elencate tutte le ditte locali che potrebbero fornire mezzi meccanici e non per sgomberare le vie di comunicazione. Su temi di questa portata – conclude Scaturchio – posso quindi sostenere, senza timore di smentite, che Dasà si pone all’avanguardia e che l’amministrazione comunale che ho l’onore di guidare sarà sempre impegnata per tutelare la comunità”.

Elezioni Comunali. Ecco i candidati della lista "Dasà Insieme"

E' stata presentata ufficialmente la lista dei candidati di "Dasà Insieme", capeggiata da Raffaele Scaturchio. Questa la composizione della squadra che concorrerà alla vittoria in occasione delle elezioni comunali del prossimo 5 giugno: Giuseppe Arruzza, Anna Maria Barba, Vincenzo Cirillo, Bruno Alessandro Corso, Francesco De Pace, Claudio Gentile, Cristian Racina, Maria Domenica Gentile, Domenico Scarmozzino, Teresina Sorace. 

Dasà. Fucile a canne mozze trovato in una cantina

Erano nascoste in cantina una lupara e quattro munizioni scovate dai Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e della Stazione di Arena. Perquisendo alcuni edifici popolari di Dasà, in provincia di Vibo Valentia, i militari dell'Arma si sono imbattuti nel fucile a canne mozze, ottimamente conservato. Adesso stanno lavorando per risalire al titolare e verificare se dell'arma sia stato fatto uso per compiere delitti. 

 

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Scirocco devastante, danni significativi alle strutture di Arena e Dasà

Il tetto dell’asilo di Arena, su cui sono in corso dei lavori di ristrutturazione e che pertanto in questo periodo non è frequentato da bambini, è stato letteralmente spazzato via dal vento violento che sta sferzando il comprensorio serrese. Le eloquenti immagini testimoniano ingenti danni a cui dovrà ora essere posto rimedio. Anche l’ex asilo di Dasà, oggi centro giovanile polifunzionale, ha subito gli effetti nefasti del forte scirocco: è saltata la prima fila di tegole ed è stata danneggiata la grondaia. Il grande pino, posto nelle sue vicinanze, è stato sradicato: era stato piantato nel 1952 da Raffaele Scaturchio ed era quasi diventato il simbolo della comunità locale e della voglia di piantare le radici nella propria terra resistendo alle avversità. Un emblema che, come altri, si è arreso ai colpi dell’epoca moderna.

Commerciante di Acquaro vittima di una rapina a mano armata a Dasà

I Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno stanno indagando su un episodio verificatosi nel tardo pomeriggio di lunedì. Un commerciante ambulante di frutta e verdura, 55 anni, di Acquaro, è stato vittima di una rapina a mano armata mentre con il suo automezzo stava attraversando la Provinciale 536. Un uomo, entrato in azione a viso scoperto, lo ha costretto a fermarsi in località Marepotamo, a Dasà. Puntandogli contro la pistola, gli ha intimato di consegnare il denaro, una somma pari a 130 euro. Impossessatosi del bottino, è scappato servendosi di Fiat Punto di colore grigio. I militari dell'Arma sono ora impegnati nell'individuazione del responsabile. 

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