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Serra, il Comune pronto a reclutare disoccupati

“Rispondono alla duplice funzione di migliorare le prestazioni dei servizi e di dare una boccata d’ossigeno alle famiglie serresi. Insomma, sono uno strumento che è utile per la nostra comunità sia dal punto di vista della qualità della vita che da quello prettamente economico e sociale”. Il sindaco Bruno Rosi presenta così l’approvazione della delibera relativa all’ “approvazione dell’istituto del lavoro accessorio occasionale attraverso il meccanismo dei ‘Buoni Voucher’ – Art. 70 D.l.vo 276/2003 - a favore dei cittadini residenti in Serra San Bruno in stato di disoccupazione/inoccupazione”. Già, ma di cosa si tratta? Per prestazioni di lavoro accessorio, s’intendono “le attività di natura meramente occasionale che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare”. Mediante questo intervento il Comune “è messo non nelle condizioni di fronteggiare le esigenze contingibili che possono verificarsi sul territorio comunale, ma anche di ampliare le opportunità d’impiego e di integrazione del reddito dei soggetti più deboli”. Il pagamento di queste prestazioni avviene per mezzo del meccanismo dei “buoni”, il cui valore nominale è di 10 euro, comprensivo della contribuzione a favore dell’Inps, di quella in favore dell’Inail e di un compenso al concessionario Inps per la gestione del servizio. Al lavoratore – che sarà impiegato in “lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, pulizia, giardinaggio e viabilità, nonché qualsiasi altro intervento necessario a superare ulteriori criticità” - rimangono in tasca, quindi, 7,50 euro per buono (che corrisponde ad un’ora di lavoro prestata). Il limite di spesa complessivo è di 18.000 euro. Ogni lavoratore, che per partecipare deve trovarsi nello stato di disoccupazione/inoccupazione, potrà effettuare un massimo di 150 ore lavorative da eseguirsi nell’arco di 3 mesi e per un massimo di 50 ore mensili. La giunta ha impartito direttiva ai responsabili dell’area tecnico-manutentiva e del comando di polizia municipale per la selezione ed il reclutamento dei lavoratori, anche perché le emergenze da affrontare sono soprattutto quelle relative al mese di agosto.

 

 

La mossa di Rosi: 1.500.000 per viabilità e rete idrica

Un milione e mezzo di euro da destinare alla manutenzione straordinaria di viabilità, rete idrica e verde pubblico (anche con creazione di nuovi spazi verdi e di un’area di sosta per camper), la realizzazione di un ponte sul fiume Ancinale e di varie opere di urbanizzazione. L’amministrazione comunale di Serra San Bruno, giunta all’ultimo giro di boa, prova a lasciare il segno mettendo in campo azioni di rilancio in una cittadina che, anche per effetto di decisioni centrali e del particolare momento storico, si trova ad un bivio: lo sviluppo socio-economico o il definitivo spopolamento e, dunque, l’inizio (o, meglio, l’accelerazione) del processo di graduale scomparsa. Il progetto di “riqualificazione” e di “potenziamento dell’offerta turistica”, per come cristallizzato nella delibera n. 68/2015, dovrebbe essere concretizzato con l’utilizzo di “fondi propri attraverso la contrazione di un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti”. Si tratta di interventi che sono percepiti come necessari, che vanno ad incidere in settori delicati e che assumono rilievo per la vita quotidiana della popolazione. È una carta che il sindaco Bruno Rosi gioca anche per risollevare l’immagine di una squadra che, peraltro, deve recuperare smalto in vista della competizione elettorale del prossimo anno.

 

Serra: il comune non paga la benzina, i mezzi rischiano lo stop

Serra con i serbatoi vuoti. Dopo quelli dell’acqua, ora, rischiano di rimanere a secco anche quelli degli automezzi comunali. Stando ad alcune indiscrezioni tempestivamente riscontrate, pare, infatti, che il fornitore abituale di carburante abbia deciso di sigillare i rubinetti delle pompe destinate all'approvvigionamento dell’autoparco del Comune. Una decisione senza precedenti, originata, da quanto è stato possibile apprendere, da alcune fatture non pagate. Si tratta di una vicenda grave, per certi versi, incredibile, che offre la misura di quanto sia, ormai, logoro il rapporto di fiducia tra l’ente guidato dal sindaco Rosi ed alcuni dei suoi fornitori. L’episodio potrebbe essere derubricato tra i fatti di colore se non fosse per le gravissime ripercussioni che potrebbero abbattersi sui cittadini. Non serve, infatti, una sfera di cristallo per immaginare che, con i serbatoi a secco, i mezzi del Comune saranno costretti a rimanere fermi ed inutilizzati. A tal riguardo, potrebbe essere quasi esilarante il destino della nuova automobile in dotazione ai vigili urbani, appena consegnata e già costretta a rimanere parcheggiata in garage. Ma, al di là delle facezie, a partire dai prossimi giorni, una serie di servizi legati all’impiego di veicoli a motore potrebbero essere interrotti o, nella migliore delle ipotesi, erogati a singhiozzo. Lo scenario che rischia di profilarsi potrebbe essere inimmaginabili, soprattutto, in alcuni ambiti, come, ad esempio, quello dei rifiuti. In un settore nel quale quotidianamente, vengono impiegati diversi automezzi destinati alla raccolta ed al trasferimento in discarica degli Rsu, la carenza di carburante potrebbe rivelarsi fatale. Tanto più che, nel bel mezzo della stagione estiva, la produzione d’immondizia subisce un’impennata direttamente proporzionale alla crescita della popolazione residente. Non c’è dubbio che, allo stato, congetturare l’imminente presenza di cumuli di spazzatura ammassata agli angoli delle strade, più che prematuro, è azzardato. Tuttavia, se la situazione non dovesse rientrare, l’unica soluzione ipotizzabile potrebbe essere l’individuazione di un nuovo fornitore disposto a far credito al Comune. Un’ipotesi auspicabile, ma tutt’altro che scontata.

Rosi bacchetta Papillo: “Sì alla difesa dell’ospedale, no all’adulazione dei potenti”

“Nella foga di prendere le difese d’ufficio del governatore Oliverio e del commissario Scura, il sindaco di Gerocarne si è dimenticato un particolare non irrilevante: quello della difesa della tutela della salute del proprio territorio, della salvaguardia della qualità della vita di una popolazione che, giorno dopo giorno, subisce chiusure e limitazioni, della necessità di battersi per dare una speranza a cittadini laboriosi ma che a causa di vicissitudini storiche, carenze infrastrutturali e scelte governative, devono convivere con mille difficoltà”. Ad affermarlo è il capo dell’esecutivo serrese Bruno Rosi che contesta il distinguo del primo cittadino del centro delle Preserre vibonesi rispetto ai colleghi dell’assemblea del distretto socio-sanitario n. 2. “Innanzitutto – sostiene Rosi - Papillo va informato del fatto che i 5 posti di Day Surgery chirurgico esistono già, come pure la Lungodegenza. Il sindaco di Gerocarne, che ha una sua personalissima visione su un immaginario incremento delle prestazioni ma che stranamente non si accorge della previsione del trasferimento dei posti letto a Vibo una volta ultimato il nuovo ospedale, si faccia spiegare dal suo presidente della Commissione Sanità l’esigenza di cambiare il decreto 9/2015, cosa che lo stesso Mirabello ha ribadito in tutte le salse e in più circostanze, si faccia chiarire perché con l’eventuale trasformazione del Laboratorio analisi in Punto prelievi si intaccherebbe la credibilità stessa del perfetto funzionamento del Pronto soccorso e dei reparti, si faccia dire perché tutti i sindaci, senza differenze di colore politico, hanno scelto di stilare un documento per cercare di far invertire la rotta. Si confronti, si presenti come gli altri alle assemblee distrettuali, si documenti e poi forse capirà”. Da questa analisi critica che prende spunto da rilievi tecnici, il sindaco di Serra San Bruno passa a considerazioni politiche: “i cittadini -  afferma - hanno bisogno di una classe dirigente che s’impegna per la risoluzione dei problemi e che non è assillata dalla volontà d’inseguire innocui pennacchi o evanescenti momenti di gloria mediatica. Ritengo – conclude Rosi - che l’importante sia la stima sincera dei cittadini e non la pacca sulle spalle del potente di turno da adulare ad ogni costo solo per farsi notare”.

L’allarme dei sindaci: “La chiusura del Laboratorio analisi sarebbe l’anticamera di quella dell’ospedale ‘San Bruno’ ”

Una voce unica, senza distinguo, senza differenze di colore politico, perché l’ospedale ‘San Bruno’ è un patrimonio comune. È un baluardo vitale per la tutela della salute di un territorio, vittima di una serie di “privazioni” che lo stanno “depauperando”. E per i cittadini è sempre più difficile rimanere in un’area in cui i servizi scompaiono, uno dietro l’altro, inesorabilmente. L’assemblea dei sindaci del distretto socio-sanitario n. 2 ritiene “irricevibile” – termine usato soprattutto dal capo dell’esecutivo di Fabrizia, Antonio Minniti – il decreto n. 9/2015 e si appresta ad una nuova, determinata “battaglia”. “Come abbiamo bocciato l’Atto aziendale proposto dalla commissione straordinaria dell’Asp di Vibo ai tempi di Scopelliti – è il ragionamento ripetuto più volte durante l’incontro – rigetteremo questo decreto”. Il timore principale è quello di perdere il Laboratorio analisi perché, come sottolinea il presidente del consiglio di Soriano, Vincenzo Bellissimo, “senza Laboratorio non ha senso nessun reparto e l’impossibilità di effettuare diagnosi scoraggia l’arrivo dei pazienti nella struttura”. L’eventuale trasformazione in Punto prelievi sarebbe, ad avviso degli amministratori delle Serre, “l’anticamera della chiusura dell’ospedale”. L’esperienza vissuta nel paese del convento di San Domenico sembra aver fatto scuola e, dunque, i rappresentanti dei Comuni si attrezzano per scongiurare il peggio. È in elaborazione, infatti, un documento unitario che sarà inviato al commissario ad acta Massimo Scura contenente specifiche richieste tese ad impedire l’ulteriore depotenziamento del nosocomio. E al prossimo tavolo con i vertici regionali Bruno Rosi ribadirà le condizioni stabilite con i suoi omologhi, facendosi così portavoce delle istanze dell’intero territorio. C’è un asse compatto, dunque, anche se non è chiaro se esso sia sufficiente per salvare un presidio sempre più in bilico.

Alla riunione hanno preso parte: il sindaco di Serra Bruno Rosi, il sindaco di Brognaturo Giuseppe Iennarella, il sindaco di Capistrano Roberto Caputo, il vicesindaco di Dasà Raffaele Scaturchio, il vicesindaco di Dinami Nino Di Bella, il sindaco di Fabrizia Antonio Minniti, il sindaco di Mongiana Bruno Iorfida, il sindaco di Pizzoni Tiziana De Nardo, il vicesindaco di Simbario Raffaele Versace, il presidente del consiglio di Soriano Vincenzo Bellissimo, il sindaco di Spadola Giuseppe Barbara, l’assessore alle Politiche sociali di Vazzano Maria Rosa Moscato e il responsabile amministrativo del distretto sanitario n. 2 Maria Grazia Vavalà.

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Ospedale ‘San Bruno’, l’assemblea distrettuale dei sindaci elabora le proposte

Il futuro del nosocomio serrese sembra essere giunto ad uno snodo decisivo. Ed è evidente la fase di fermento che coinvolge attori sociali ed istituzionali, pronti ad offrire un contributo per impedire la privazione di servizi essenziali. Bruno Rosi, in quanto primo cittadino del comune capofila, ha convocato l’assemblea dei sindaci del distretto socio-sanitario n. 2 per pomeriggio, alle 15.30, per approfondire le previsioni del decreto 9/2015 e formulare opportune proposte da sottoporre all’attenzione dei vertici regionali e del commissario ad acta Massimo Scura nell’incontro a cui prenderanno parte anche i sindaci dei paesi in cui vi sono gli altri ospedali di montagna. L’obiettivo è quello di produrre un documento condiviso da tutti i rappresentanti dei comuni ricadenti nell’area interessata (Serra San Bruno, Arena, Brognaturo, Capistrano, Dasà, Dinami, Fabrizia, Gerocarne, Mongiana, Nardodipace, Pizzoni, San Nicola da Crissa, Simbario, Sorianello, Soriano, Spadola, Vallelonga e Vazzano) al fine di dimostrare la precipua volontà dell’intero territorio di far valere il suo diritto alla tutela della salute. È probabile che i capi degli esecutivi di questa parte del Vibonese chiedano pure una sorte di parità di trattamento rispetto a quanto sarà stabilito per le strutture ospedaliere di San Giovanni in Fiore, Acri e Soveria Mannelli.

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Franzè e la minoranza disertano il consiglio: rendiconto ok con i voti dei salerniani

Seduta rapida, ma non priva di spunti quella del consiglio comunale. Il primo dato immediatamente rilevabile è l’assenza di Carmine Franzè che si va a sommare a quella della minoranza, che ha deciso di disertare i lavori in segno di protesta dopo le polemiche circa la veridicità del bilancio, già sorte in sede di approvazione del preventivo. Chiara ormai la scelta dell’esponente politico vicino al consigliere regionale Giuseppe Mangialavori, che conferma, con la sua strategia, l’allontanamento dagli inquilini del palazzo municipale di piazza Carmelo Tucci e l’approdo ad altri lidi. Dopo l’approvazione del verbale della seduta precedente, il sindaco Bruno Rosi ha spiegato che “abbiamo chiuso con un avanzo di 9.826 euro. La minoranza – ha sottolineato – non sa quello che fa poichè l’amministrazione comunale opera con oculatezza, trasparenza, onestà e nell’interesse dei cittadini. La legge e i fatti smentiscono le loro affermazioni”. Posizione ripresa dal capogruppo di Forza Italia Nazzareno Salerno che ha sostenuto di “non capire l’assenza dell’opposizione che rappresenta una parte dell’elettorato. In bilancio – ha rilevato – ci sono dati certi e non fittizi a differenza del passato e l’amministrazione agisce con alto senso del dovere nel gestire la cosa pubblica. La minoranza ha gettato la spugna e le armi democratiche e non so se potrà presentarsi davanti agli elettori dicendo di aver fatto fino in fondo il proprio dovere”. Salerno ha poi ricordato che all’atto dell’insediamento “il Comune si trovava in condizioni finanziarie difficili tanto che è stata valutata anche la possibilità di dichiarare il dissesto. Noi abbiamo avviato un’opera di risanamento e stiamo inviando dei segnali positivi sui tributi comunali che altrove sono alle stelle. Quella della minoranza – ha concluso – è una battaglia pretestuosa”. Il disco verde sul rendiconto 2014 è dunque arrivato con 8 voti favorevoli.

Serra, giovedì il consiglio comunale discute sul rendiconto 2014

È prevista per giovedì alle 9.30 la seduta di consiglio comunale convocata dal neo presidente Giuseppe De Raffele per discutere di due punti all’ordine del giorno: “Lettura e approvazione verbali seduta precedente” e “Approvazione rendiconto anno 2014 e relativi allegati”. Si tratta di uno dei passaggi chiave, dal punto di vista finanziario, per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Rosi. Sotto osservazione sarà la posizione che assumerà il consigliere Carmine Franzè dopo le vicende connesse al suo allontanamento dalla maggioranza.

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