Calabria, Alarico è già passato di moda

 Un paio di mesi fa pareva che l’argomento principalissimo della Calabria fosse il defunto re dei Goti e la sua eterna dimora.

I cercatori di cose sapute non solo erano certi di dove reperire tale regia inumazione, ma precisavano che le “fonti”, secondo loro plurale, indicavano la bellezza di 30 tonnellate d’oro e 150 d’argento più un candelabro: roba da arricchirci tutti, in questa Calabria sempre sitibonda di soldi!

Dove avessero trovato questo inventario, lo sapevano solo loro, visto che la “fonte”, singolare e unica e sola, Jordanes, non segnala manco un centesimo.

Gli avversari della ricerca affacciavano argomenti contrari, e della stessa consistenza: nessuna; e mostravano palesemente di avercela non con Alarico ma con Occhiuto.

Sia il detto Occhiuto con Sgarbi, sia il loro critico Sangineto, sia tutti gli altri mostravano con ogni evidenza il più netto disinteresse per Alarico, e figuratevi per Stilicone e Galla Placidia e Ataulfo! Ataulfo, chi era costui? Furono interviste e sorrisi e sguardi accigliati, poi sulla Buonanima cadde un silenzio… tombale.

 E sono due esempi: Alarico dopo Nardodipace. E qui s’impongono alcune riflessioni:

-          I Calabresi perseguono sempre un qualche scopo trasversale: Alarico per far dispetto al sindaco o per tenerlo su.

-          I Calabresi sono quasi tutti genialoidi, con eccesso d’intelligenza e difetto di ordine mentale e di metodo.

-          I Calabresi vivono in un eterno presente, perciò si scordano presto di tutto. I megaliti di Nardodipace o la tomba di Alarico? Tutta roba che dura da Natale a santo Stefano.

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